Generi di Resistenza

480830_335036343284317_34589612_nCi hanno insegnato che la donna è “un’entità” da festeggiare.

Abbiamo visto le nostre madri sorridere davanti alle mimose, abbiamo noi stesse ricevuto le mimose da bravi compagnetti di scuola consigliati dai loro padri. Abbiamo sentito parlare di diritti della donna solo in alcune occasioni e di quote rosa per tutto il resto dell’anno. Ci fanno gli auguri, l’8marzo, perché è la NOSTRA festa.

Ebbene, GENERI DI RESISTENZA, l’iniziativa tenutasi grazie al Collettivo Lambretta ed Ambrosia Milano nello spazio Pubblico Lambretta, è tutta un’altra storia.

L’8 marzo non è la data di una festa..e poi..quale festa? Cosa serve..il contentino?

L’8 marzo per noi è l’occasione per parlare d’altro.

E questo 8 marzo abbiamo deciso di parlare di donne di tempi, luoghi e generi diversi. La donna come guida di un itinerario attraverso lo spazio ed il tempo, attraverso Resistenze attuali e passate, la donna come faro per guardare le lotte nel loro caratterizzarsi in contesti ed epoche differenti.

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Con Ipazia abbiamo rivissuto la Resistenza che si affronta all’interno della propria società. Lei, valorosa donna dell’antica Grecia, sceglie la cultura per essere libera, sceglie la libertà a scapito delle denigrazioni, delle violenze fisiche e psicologiche ed infine dell’assassinio. Ipazia, un simbolo tanto controverso che in Italia, la Chiesa cattolica ne ha censurato la diffusione ostacolando la proiezione del film “Agorà” per anni.

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La vicenda di Ipazia ci ha condotti per mano alla fine della Guerra Civile spagnola, ci ha portato da Teresa, poi Pastora ed infine Florencio. Teresa, Pastora o Florencio sono la stessa persona, una donna che non si sente donna e forse nemmeno uomo, una donna che portava avanti la sua battaglia, quella per uscire dalla dicotomia uomo – donna, insieme alla lotta per l’affermazione della libertà nella difficile Spagna del ’36. Con Pastora ci siamo addentrati in una doppia Resistenza: l’affermazione di sé e l’affermazione del proprio popolo. Florencio ci insegna che la Resistenza e la lotta non hanno genere.

 

La Resistenza non è un blocco monolitico di uomini che sentono, agiscono e pensano allo stesso modo. E questo l’ha ribadito gran voce Antonietta Romano in Bramo, Partigiana combattente dell’Alfa Romeo. 88 anni, è entrata nello Spazio Lambretta comantoniettamossa ed emozionata … anche se i veri e le vere emozionate eravamo noi. Antonietta ci ha riportato in Italia, alla lotta partigiana, al momento in cui, tanta era l’oppressione, che lei, come altre compagne, ha scelto la clandestinità, e non si è mai pentita. Tra un aneddoto e l’altro abbiamo rivissuto le contraddizioni di un tempo, tra donne che non potevano portare i pantaloni, e chiese che offrivano i propri spazi alla resistenza armata. “Ero la più veloce con la rivoltella”, ha ammesso Antonietta, non nascondendo un certo orgoglio.

L’abbraccio di Antonietta, i suoi occhi lucidi, il suo essere fiera della battaglia intrapresa, sono la testimonianza dal passato più ricca per il cuore e per la mente, e sono tesoro prezioso per le compagne afghane di Rawa (Revolutionary Association of the Women of Afghanistan), ultima tappa nel nostro percorso, ma non per questo la meno importante. Grazie a Cisda Onlus abbiamo conosciuto la battaglia delle donne in un Afghanistan addirittura peggiorato dall’invasione americana. Un paese che aveva buone premesse di riscatto prima dell’invasione dell’Unione Sovietica, azione che ha portato gli americani ad appoggiare il dominio di personaggi come Bin Laden, un ex agente della CIA ai tempi della Guerra Fredda, quando il nemico da fermare era l’U.R.S.S. Rawa ci ha mostrato la duplice lotta che le rivoluzionarie affrontano: Resistenti ai talebani e ad i loro oppositori, signori della guerra, resistenti agli invasori americani, mentre combattono per un Afghanistan libero che si autodetermini, combattono per la propria autodeterminazione, quella delle donne che non possono essere istruite, che non possono uscire da sole, che affrontano il peso del fondamentalismo da una parte e quello della democrazia guerrafondaia dall’altra. Per loro l’8 marzo era un’occasione per accorrere da tutte le parti del paese ed incontrarsi in un abbraccio corale, perché non si è da sole. Rawa ci ha insegnato che la lotta è tale se tutte o tutti lottano, senza compromessi, senza distinzioni di genere, etnia, credo.

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L’8 marzo al Lambretta è stato così… Non c’è Resistenza fatta da uomini o da donne. Non c’è Resistenza se manca la cultura. Non c’è Resistenza se non sono libera o libero di scegliere chi essere. Non c’è Resistenza che non porti gioia. Non c’è Resistenza senza cuore e istinto.

… Ci sono Generi di Resistenza…

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