FIAT: Licenziare per assumere precari malpagati. #JobsAct per #ImprenditoriStraccioni

renzi-marchionne-615x330La Fiat a Melfi assume oltre 1000 nuovi dipendenti e mette fine alla cassa integrazione, così tuonano i giornali di tutta Italia.

Quindi è davvero finita la recessione? Il Jobs Act di Renzi funziona veramente?
Fermiamo l’entusiasmo e ricominciamo da capo, o quasi.
Dal oltre 4 anni in FIAT c’è una spietata corsa al “contenimento dei costi” che si esprime solo ed esclusivamente tramite i licenziamenti collettivi che mirano a decimare la forza lavoro presente, o a chiudere un polo produttivo. Tutti ricordiamo la storia di Termini Imerese: 3200 addetti negli anni ’80, 1900 a fine anni ’90 e il 26 novembre 2011 viene ufficializzata la chiusura della trattativa con i sindacati che dismette definitivamente lo stabilimento a fine anno 2011.
A questi continui licenziamenti sono seguite altre soluzioni per la riduzione dei costi, come lo spostamento della sede legale in Olanda e del domicilio fiscale in Gran Bretagna: non proprio un segnale della difesa del Made in Italy.
Inoltre il signor Marchionne è da tempo cittadino svizzero e nel 2014 ha guadagnato nel nostro paese circa 38 milioni di euro, più di quanto guadagnano in un mese i 15mila lavoratori effettivamente in produzione, mentre il resto dei lavoratori non viene pagato da FIAT, ma è in cassa integrazione, cioè viene pagato dallo Stato tramite le nostre tasse.
Come mai la FIAT ha annunciato tutte queste nuove assunzioni? Perché licenziare per poi riassumere? Quale convenienza può esserci?
E’ chiaramente una strategia: FIAT ha deciso di licenziare i “privilegiati”, cioè chi prendeva poco di più di 1000 € al mese con un contratto a tempo indeterminato da decenni, per far posto a nuovi lavoratori precari assunti tramite agenzie interinali con contratti spazzatura e stipendi più bassi.
In più FIAT decide di assumere a Melfi, in una delle zone considerate svantaggiate e per questo motivo caratterizzate da sgravi fiscali per chi decide di investirvi.
Questo quadro che si sta delineando ci fa capire quanto la FIAT (ma non solo) scarichi sui lavoratori sia il rischio di impresa che quello di insolvenza e di come, a causa della “flessibilità” e dell’abbattimento quasi totale di diritti, l’imprenditore possa avere il potere di decidere quando erogare reddito e quando invece metterti da parte.
Queste conquiste di Marchionne sono parte integrante del Jobs Act, fortemente voluto da Renzi , che va in una sola direzione: quella di abbassare i salari e abbattere i diritti sindacali a beneficio dei grossi imprenditori.
Infine un’ultima domanda la voglio lasciare ai lettori: per risanare la FIAT non era meglio licenziare solo una persona, risparmiando così 38 milioni di euro? Grazie a un solo licenziamento, ci sarebbero state più persone in grado di comprare le auto FIAT e di certo si sarebbero evitati tanti inutili licenziamenti che hanno contribuito al pesante impoverimento nazionale.

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