EUROMAYDAYS – THE NED

 

flat_logo2Dodici mesi esatti ci separano dall’apertura dei cancelli di Expo2015: il grande evento che soprattutto nell’ultimo anno ha concentrato su di sé aspettative, roboanti promesse di progresso e sviluppo, ma anche tutto il peggio di una ricetta di ripresa economica centrata su precarietà lavorativa, speculazione finanziaria, cemento, stato d’eccezione e poteri speciali.

A un anno da Expo 2015 e in prossimità del semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea, stiamo pensando in grande: l’appuntamento dell’Euromayday 2014 non si esaurirà nella Parade del 1 Maggio ma aprirà una tre giorni di dibattiti, proposte e azioni: The NED, i NoExpoDAys.

Ci dicono che sta per cominciare la ripresa economica, ma non ci dicono chi ne usufruirà. Non sicuramente le precarie e i precari, le inoccupate e i disoccupati, i lavoratori autonomi eterodiretti o le lavoratrici stabili precarizzate; non sicuramente gli studenti con le loro scuole disastrate né i migranti, che vedono i loro diritti calpestati dalla legge Bossi-Fini e da un discorso razzista diffuso e serpeggiante, quando non ostentato; non sicuramente le migliaia di famiglie sfrattate e senza tetto che vedono Governo, Regione e Comune dirottare le risorse pubbliche dall’emergenza sociale della Casa a grandi eventi e grandi opere senza alcuna utilità collettiva. Non sicuramente gli abitanti dei quartieri cittadini e dei territori sventrati da grandi e piccole opere, come le periferie ovest milanesi che da settembre resistono contro il progetto devastante della Via d’acqua di Expo o le città dell’hinterland che vedono antiche aree agricole trasformate in pascoli di cemento per la speculazione.

Ma è vero, la ripresa c’è. E’ la ripresa delle rendite finanziarie. E’ la ripresa dei profitti, sempre più trainati dalla finanza e diretta conseguenza della riduzione del costo del lavoro. E’ la ripresa della speculazione sul territorio: da Expo2015 al Tav, la rendita territoriale ha maturato ampi guadagni, lucrando sulla commistione mafiosa che sta dietro le grandi opere. E chi si oppone finisce in carcere, come è successo a Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia, a cui va la nostra solidarietà.

Quasi a mo’ di sberleffo la grande regia di Expo 2015 ha deciso di inaugurare la grande fiera della precarietà e della devastazione territoriale proprio il Primo maggio 2015. Dal 2008 ad oggi la questione dell’Expo milanese è salita ai massimi livelli del governo nazionale e, parallelamente, anche l’opposizione sociale al grande evento è cresciuta: come testimoniano la mobilitazione NoCanal nei quartieri di Gallaratese, San Siro e Baggio e l’opposizione di numerosi comitati cittadini contro le opere connesse ad Expo. Mobilitazioni capaci di superare il recinto del localismo e che si sono aperte alle istanze portate avanti dai movimenti.

I timori già espressi durante la Mayday dell’anno scorso sono stati superati, e in peggio. Alle nostre proposte in tema di reddito incondizionato, salario minimo, gestione comune del territorio, Diritto alla Città, si è risposto con la politica dello stato d’eccezione che può, via via, assumere il volto della militarizzazione dei cantieri come in Val di Susa, dei doppi turni da 10 ore come nei cantieri di Expo, fino ad arrivare alla deregolamentazione selvaggia di contratti a temine e apprendistato del Jobs Act. Senza dimenticare l’accordo sindacale del Luglio scorso che per Expo 2015 prevede l’utilizzo gratuito delle capacità lavorative di più di 18.000 volontari.

Tuttavia, durante il 2013 – un anno in cui la crisi economica ha fatto sentire i propri morsi in modo sempre più insopportabile, riducendo il tempo per il conflitto – la capacità di risposta dei movimenti è stata superiore alle aspettative. La lotta per la casa è stata spesso al centro dell’azione politica, il diritto all’abitare ha conquistato centralità nel dibattito pubblico e nelle principali vertenze sociali del paese. Esperienze come la Rimaflow a Milano, Officine Zero a Roma, le molte occupazioni di teatri in tutta Italia, sono riuscite in un lavoro concreto di riqualificazione del territorio e di riconversione positiva di luoghi chiusi dalla crisi economica. Queste sfide vanno a sommarsi alle lotte per il superamento della precarietà e condizioni di lavoro rispettose dei desideri umani, per un reddito di base incondizionato, per il riconoscimento dei diritti di cittadinanza, per l’abolizione della legge Bossi-Fini, per nuove relazioni fra generi diversi e uguali, per un nuovo sistema di welfare adeguato a quella che oggi è la reale situazione del mercato del lavoro.

La Mayday 2014 è ancor più che negli anni passati Euromayday, perché siamo consapevoli che è a livello europeo che si gioca la partita dell’austerity, del lavoro, del reddito e dei nostri territori. Non dimentichiamoci che a luglio l’Italia ospiterà l’11 Luglio a Torino il Summit Europeo sulla disoccupazione giovanile, occasione per sancire ancora una volta la validità della “politica dei due tempi” – ovvero la necessità di sacrifici e rigore unitamente alla rinuncia a diritti e stabilità, in nome di un futuro e non meglio precisato miglioramento sociale.

Così come il Primo maggio diventa ancora di più occasione per fare il punto e organizzare la volata finale di opposizione ad Expo 2015, questione sempre più di interesse generale: 12 mesi all’apertura dei cancelli, 12 mesi in cui continuare ad inceppare il meccanismo del grande evento su tutti e tre i suoi livelli di debito, cemento e precarietà. 12 mesi in cui soprattutto prepararsi a quello che ci aspetterà nel dopo-Expo, a Milano e non solo.

Invitiamo quindi chi di questi temi ha fatto la propria bandiera di lotta e conflitto a partecipare attivamente alla costruzione della Mayday 2014 convinti che sia centrale costruire tra i movimenti metro-lombardi un percorso plurale di avvicinamento al mega-evento Expo2015. Invitiamo quindi tutti coloro che lottano nei propri territori contro il paradigma del debito, cemento e precarietà alla costruzione di The NED: una tre giorni di incontri, confronto e azione per dichiarare alla Città e al Paese che questo è solo l’inizio.

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