Un tavolo traballante

imagesDopo un’estate turbolenta, di dibattiti sui centri sociali, mischiati a tre sgomberi e almeno una rioccupazione, il Comune ha indetto il terzo appuntamento del tavolo sugli spazi, che si è svolto martedì 22 alle 19 alla Casa dei Diritti.

Un incontro presentato subito da Paolo Limonta come un appuntamento molto più pratico e operativo che di ragionamento o di sperimentazione politica in senso più ampio. Un appuntamento, tanto per capirci, forse utile a una fetta di città, ma sicuramente diverso, limitato rispetto al coinvolgimento dei soggetti che di spazi in città si occupano da sempre. Diverso, dicevamo, per non dire sottotono, rispetto all’attenzione, alle polemiche e alle aspettative di cui è stato investito da più parti fin dalla sua nascita.

Complice, forse, anche la mancanza di una comunicazione chiara: l’indizione di questo incontro, preannunciata a luglio, è infatti passata più da Facebook che da altri canali.

La partecipazione è stata decisamente meno varia rispetto a quella dei primi appuntamenti, a cui diversi spazi occupati si erano affacciati: se in prima battuta questo gruppo di lavoro sembrava nato per parlare (anche) di centri sociali, all’incontro l’unico spazio occupato era Macao, insieme a social street, associazioni, Arci e gruppi informali dei più vari.

Paolo Limonta ha ricordato che il tavolo si è dato un scadenza di 6 mesi per presentare una proposta alla giunta: nei prossimi mesi, quindi, continueranno le riunioni e i lavori potranno andare avanti anche su un blog che raccoglierà i materiali di volta in volta prodotti (http://milanospaziocomune.tumblr.com/).

Due i gruppi di lavoro che porteranno avanti questo percorso: il primo, dedicato all’individuazione di forme che facilitino e rendano più snelle e fruibili da parte di tutti le modalità di partecipazione ai bandi pubblici di assegnazione; il secondo, finalizzato all’individuazione di percorsi alternativi agli stessi bandi, che tengano conto della varietà di soggetti interessati all’utilizzo degli spazi per attività sociali sul territorio. Questi due gruppi lavoreranno in parallelo e saranno coordinati da Anna Scavuzzo (ai bandi) e Mirko Mazzali (ai percorsi alternativi).

Al tavolo sui percorsi alternativi il Comune si è presentato senza proposte, pronto a raccogliere stimoli e suggerimenti, anche studiando le esperienze di altre città. Martedì, ad esempio, era presente una rappresentante di Labsus (http://www.labsus.org/), il laboratorio che ha partecipato, a Bologna, alla stesura del regolamento sugli spazi per offrire la propria esperienza e le proprie competenze.

Insomma, questo tavolo è stato dipinto come un momento dirompente, sia per la sua forza sovversiva che normalizzante, ma i discorsi sentiti martedì sembravano molto ridimensionati rispetto alle polemiche e allo scenario apocalittico descritto in estate.

Difficile raccontare di più. Quello che emerge con più forza è la confusione: il Comune apre il dialogo ma senza degli obiettivi chiari, se non quello di ascoltare e di tirare dritto (senza dare più di tanto importanza alle ragioni che hanno portato all’assenza dei soggetti che più avrebbero potuto contribuire all’arricchimento di questo percorso), i partecipanti “superstiti” provengono da esperienze eterogenee, che sembrano avere poco in comune e l’opinione pubblica non sembra offrire strumenti di riflessione, né essere invogliata alla partecipazione.

Per questo la strada più sensata sembra essere quella proposta da Macao: mappiamo i desideri e ripartiamo da lì per immaginare gli spazi che vorremmo. Anche se questa mappatura, il Comune ne è ben consapevole, allo stato attuale non potrà che essere fortemente parziale, cosa che finirà per portare a soluzioni altrettanto parziali. Perché, perdonate se i termini di paragone stridono, parlare di spazi senza parlare di centri sociali è come parlare di sgomberi senza parlare di forze dell’ordine…
E allora, nell’interesse della città e di chi la abita, è indispensabile che chi oggi ha la responsabilità di amministrare Milano si adoperi per mettere in campo iniziative politiche chiare e prese di posizione nette per fare sì che chi al tavolo si è affacciato e oggi non c’è più, trovi i margini e le ragioni per tornarci. Perché i desideri, i bisogni e le competenze di tutti possano essere messi sul piatto. Anzi, sul tavolo.

La redazione di MilanoInMovimento

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