In direzione ostinata e contraria alla crisi – cronaca e foto in diretta#OCCUPY CHRISTMAS!

18.40

Si conclude per ora la campagna “sconti contro la crisi”. La giornata di oggi è servita a lanciare pubblicamente  questa iniziativa che proseguirà nei prossimi giorni in tutti i negozi del centro della città. Fnac, Feltrinelli, Ricordi Media Store e Decathlon oggi hanno “inconsapevolmente ” aderito alla campagna, nei prossimi giorni a chi toccherà?

Zam – Zona autonoma Milano

Rete Studenti Milano

Collettivo Lambretta

LabOut Milano

Milano in Movimento

VOLANTINO CONTRO LA CRISI

18.22

La Feltrinelli è contro la crisi fino in fondo! Sarà il nome che porta, sarà il non voler essere da meno della concorrenza, fatto sta che alla catena di distribuzione di Galleria Vittorio Emanuele gli sconti sono dappertutto! I calendari, i libri, i giochi, le guide…ma per la gioia di tutti i volantini e gli adesivi di sconto sono direttamente a disposizione sul banco all’ingresso che promuove le offerte in corso! Numerosi bambini hanno così aderito alla lotta contro la crisi rifornendosi di adesivi sconto e disseminandosi in tutto lo store! Alle casse diversi clienti chiedono quindi lo sconto (un anziano signore ne ha approfittato per acquistare una Wii col 70% di risparmio: quale occasione  migliore per affrontare il taglio delle pensioni rimettendosi in forma a prezzi super-scontati?).

18.16

La campagna “sconti contro la crisi” arriva anche nel cuore della città: in Galleria Vittorio Emanuele anche la Feltrinelli e Ricordi Media Store hanno aderito per venire incontro alle esigenze della clientela!

18.00

La campagna “sconti contro la crisi” si concretizza anche con “nessuno sconto a chi ci vuol far pagare la crisi”! Nei pressi di Piazza Cairoli un banchetto di propaganda della Lega Lombarda, partito responsabile di anni di governo in cui tutto è stato fatto tranne che intervenire per evitare la crisi economica in atto, s’è improvvisamente ritrovato sparso ai mille venti! Cori contro la lega partiti dai promotori della campagna “sconti contro la crisi” sono stati ripresi e applauditi dai passanti sotto lo sguardo sbigottito dei leghisti che speravano, almeno in centro città, d’avere ancora un pò di seguito…

17.49

Sembra che il personale della sicurezza Fnac non fosse stato avvertito della campagna “sconti contro la crisi” e al momento è in corso una discussione stile “scemo più scemo” tra gli addetti alla security e la Questura di Milano. Chissà che alla fine non capiscano anche loro i vantaggi di questa campagna e ne approfittino acquistando merci a loro solitamente probite…tipo cervello e buonsenso!

17.42

Alle Decathlon la campagna “sconti contro la crisi” è veramente ovunque! Al reparto bambini, tra le calzature per arrivare sino alle giacche invernali più costose gli sconti sono centinaia e altissimi!

17.31

Anche la Decathlon di Piazza Cairoli aderisce alla campagna “sconti contro la crisi”!

17.11

Accorrete alla Fnac! Telecamere e macchine fotografiche digitali ultimi modelli scontati dal 40% al 70%!

Al primo piano Playstation 3 scontata del 70%, all’ultimo piano libri scontati su tutti gli scaffali.

Se volete una borsa per mettere i regali acquistate la borsa Fnac scontata del 60% le troverete di fianco alle casse!

16.48

Sembra che la prima catena che s’è dimostrata sensibile alla crisi sia la Fnac di Via Torino; ci riferiscono che decine di prodotti sono al momento fortemente scontati e permettono anche in un periodo di difficoltà come questo di risparmiare un pò a lavoratori, precari e studenti!

16.00

Inizia il giro contro la crisi per  il centro di Milano!

 

 

Il dopo Berlusconi si chiama Mario Monti. Un banchiere, figlio di quel sistema di valori economici e politici che prima hanno generato questa situazione e ora sono incapaci di trovare soluzioni. Un governo di tecnocrati non è la soluzione e chiederà sacrifici immani ai soliti per salvare chi non ha mai pagato e non pagherà nemmeno ora. Il governo ha scelto la BCE e ha voltato le spalle a chi non riesce ad arrivare alla fine del mese.

Noi pensiamo che la soluzione stia nella redistribuzione delle ricchezze e nel rifiuto del pagamento del debito. Le misure sono pesantissime: dall’aumento dell’IVA, prolungamento dell’età pensionabile per non parlare delle privatizzazioni di servizi e beni comuni.

Crediamo che la politica e la gestione dei beni comuni e del benessere sociale del singolo debbano ritornare al centro e non essere determinati dai dettami della finanza. Crediamo che si debba rimettere al centro la democrazia, la vera democrazia come espressione diretta delle volontà delle persone. Crediamo che in Italia si debba investire per migliorare lo stato sociale e non per tutelare gli interessi di banche e finanzieri.

Le sicurezze devono essere per quel 99% della popolazione che oggi subisce la crisi!

OCCUPY CHRISTMAS per le vie del centro di Milano. La redistribuzione incomincia qui!

Occupiamo il Natale per riprenderci ciò che è nostro e che ci spetta….che si chiami acqua, cibo, cultura, diritto, territorio o futuro!

Domenica 18 dicembre dalle 15.30 in Piazza Fontana

VOLANTINO CONTRO LA CRISI

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14 risposte a “In direzione ostinata e contraria alla crisi – cronaca e foto in diretta#OCCUPY CHRISTMAS!”

  1. flemma ha detto:

    ottimi scont(r)i contro la crisi..
    bravi ragazzi..

  2. Mark ha detto:

    Hahaha ragazzi, assolutamente geniale…

    Ho letto che un anziano signore ha comprato una Wii al 70%…
    Quindi qualche acquisto scontato l’hanno permesso lo stesso?

    • Franz_MiM ha detto:

      Mark sarò sincero: non siamo sicuri il nonnetto sia riuscito ad acquistare la Wii…siamo dovuti andar via in fretta perchè la sicurezza stava dando fuori di matto…però speriamo ce l’abbia fatta!!!!!

  3. Giovanni ha detto:

    Bella iniziativa !!! continuate cosììììì!!!!

  4. Maximme ha detto:

    interessante che si possa elogiare un azione che danneggia un negozio…..magari pure il negozio non di una catena e che magari il titolare debba far i conti a fine mese pur mantenendo il posto di lavoro dei dipendenti…..
    visto tanto entusiasmo nell’operato di costoro, speriamo che domani anche gli stipendi vengano rivisti in base a quante volte si va a pisciare, fumare e spettegolare durante le ore di lavoro
    cari amici, se si vuol fare un azione vera e rinformante, perche non si va a Roma davanti palazzo Chigi e ci si pianta tende e si urla per 24 ore di fila????? mi sembra piu corretto prendersela con chi sta’ riducendo il Paese alla fame nonostante si mantenga lo stile di vita da nababbi eh…..il resto e’ danno per chi lavora…..

  5. Tury ha detto:

    Secondo me gli unici a pagare queste iniziative sono gli addetti dei punti vendita: già si fanno un culo così sotto Natale, lavorando anche la domenica per servire gli ebeti che nei festivi non hanno di meglio da fare che andare in giro per negozi! Ora devono pure fronteggiare il sabotaggio di un gruppo di benpensati.. Le uniche vere vittime sono loro, gente che prende al massimo 1000-1200 euro al mese.

    • Joecool ha detto:

      Anche meno di 1000 al mese.

      Bisogna davvero essere dei cretini per cacciare nei guai i poveri cristi lavoratori di quei negozi con tutto il disagio a loro creato.

      Bravissimi, continuate così, complimenti!

  6. Valentina ha detto:

    Sì comunque almeno l’italiano, dico io, vogliamo salvare l’Italia? Cominciamo dalla lingua: si scrive DAPPERTUTTO, e non D’APPERTUTTO!!!

  7. […] cliente, arriva “Un mare di sconti contro la crisi”, la campagna a cui stanno a cuore le persone e non la finanza! Abbiamo deciso di aderirvi per […]

  8. Franz_MiM ha detto:

    https://milanoinmovimento.com/finestre/sconti-contro-la-crisi-riflessioni-alle-critiche

    in questo articolo buona parte delle risposte alla critiche intelligenti mosse all’azione…
    per le critiche stupide non ci perdiamo manco un secondo!

    f

    Molti hanno “condiviso” l’azione di domenica 18 esprimendosi entusiasticamente in rete, su facebook, nelle chiacchierate informali. Siamo felici di questo successo e speriamo possa essere utile per riproporre iniziative sempre più efficaci e diffuse contro la crisi. Qualcuno invece l’ha criticata, spesso con una superficialità intrisa di luoghi comuni che non merita risposta (il solito “andate a lavorare”…come se non lavorassimo già troppo, malpagati e senza diritti! – e come se tutto ciò non fosse la causa principale di ciò che facciamo…), a volte invece argomentando con educazione e tesi che riteniamo utili affrontare.
    L’azione “sconti contro la crisi” ha indubbiamente avuto un risalto mediatico molto forte e questo è sicuramente un primo dato su cui ragionare. Questo era l’obbiettivo principale dell’azione ed è per questo che la riteniamo essenzialmente riuscita.
    A volte capita di dar vita ad azioni e iniziative politiche che hanno (o provano ad avere) un effetto diretto, materiale e tangibile sulla realtà. Un esempio? Un lavoratore metalmeccanico che picchetta una fabbrica in sciopero mira a far si che la fabbrica quel giorno rimanga deserta, la produzione quindi ferma e di conseguenza il messaggio che manda è semplice quanto concreto “se volete che la fabbrica riprenda a lavorare dovete fare…”.
    Ma per tutti quelli come noi che normalmente, pur lavorando, non hanno un contratto, o se ce l’hanno è di quelle tipologie precarie che non permettono le forme classiche dello sciopero, come si fa? Qual’è la nostra fabbrica, il nostro ufficio da bloccare?
    Queste domande fanno parte di un dibattito complesso, sia dal punto di vista dell’analisi politica sia per ciò che concerne “la pratica”, dibattito che non inventiamo ne abbiamo la pretesa di risolvere noi. Ci limitiamo, al momento, a mettere semplicemente in discussione alcune critiche che ci sembrano più che altro fondate su luoghi comuni e fraintendimenti.
    1-”avete solo creato casino e fatica in più per chi ha lavorato alle casse” dicono alcuni. Beh sicuramente è vero! Lo sappiamo bene che i ragazzi e le ragazze che lavorano in cassa si saranno trovati di fronte a situazioni imbarazzanti e faticose, e sapete perchè lo sappiamo? Perchè anche tra di noi c’è chi ha fatto o fa quel lavoro!
    Sappiamo cosa significa fare lavori faticosi, per niente stimolanti, con paghe infime e orari del cazzo, senza garanzie ne certezze. Non siamo certo felici d’aver reso più faticosa la giornata di quei lavoratori (quasi sempre precari come noi) ma sappiamo anche che da sempre ogni iniziativa di sciopero ha degli “effetti collaterali”: quando scioperano i dipendenti del trasporto pubblico c’è un disagio ed una difficoltà che ricade su tanti altri viaggiatori, quando incrociano le braccia i dipendenti degli uffici pubblici ci sono certamente tantissime persone che avrebbero bisogno d’usufruirne e in quell’occasione non possono. Non per questo è bene rinunciare alla possibilità di rivendicare i propri diritti o di protestare contro ciò che non si ritiene giusto. Certo ci piacerebbe in futuro riuscire a fare iniziative che coinvolgano anche i lavoratori precari e sfruttati di questi luoghi, c’è capitato di farlo in passato, ci sono gruppi simili e vicini ai nostri che lo fanno già e speriamo che anche grazie all’enorme risonanza mediatica di quest’azione tutto ciò diventi ancor più possibile prossimamente.
    2-”ma la gente è riuscita poi ad acquistare i prodotti con lo sconto?” Non lo sappiamo con certezza ma in linea di massima crediamo che se qualcuno c’è riuscito si tratta per lo più di casi isolati. Non vogliamo fare “gli sboroni”, ci piacerebbe raccontare mirabolanti imprese di centinaia di acquisti con super sconti ma saremo sinceri e diciamo tranquillamente che non è stato così e del resto non era nelle intenzioni. L’obbiettivo era far parlare dell’azione, far parlare della crisi, delle difficoltà a tirare a fine mese o comunque a vivere in modo dignitoso, far pensare le persone, soprattutto quelle magari assai “lontane” abitualmente da noi e che non sono solite porsi domande, magari anche attraverso un po’ di delusione di fronte ad uno sconto che sembrava miracoloso e che invece si scopriva non esistere.
    3-”non credete che i clienti una volta scoperto il trucco ci possano esser rimasti male o magari anche incazzati?” Certo, possibilissimo, anche probabile. La gente ha talmente disimparato a indirizzare la propria rabbia e il proprio malcontento verso la giusta direzione che è assai probabile che ci sia stato chi se l’è presa con l’azione e “l’illusione” da essa creata. Però magari ci sarà anche chi ha capito e ha sorriso, o chi è stato al gioco e ci ha “assecondato” rinunciando ad un acquisto inutile e costoso o scambiando due parole col cassiere o col vicino di turno. E ci sono i tanti che magari non sono stati coinvolti ma che, venendo a sapere dell’iniziativa, hanno avuto uno stimolo a farsi qualche domanda, magari addirittura a darsi da fare su questi temi.
    4-”in questo modo alimentate la logica del consumo e dello spreco” Mah, a dire il vero l’iniziativa ha coinvolto persone che non sono andate appositamente a fare acquisti per il “miraggio” dei nostri sconti bensì clienti che erano già dentro i luoghi del consumo di propria iniziativa. Ci piacciono molto i ragionamenti sulla decrescita, sul consumo critico, sull’opportunità di mettere in discussione i nostri criteri e le nostre abitudini consumistiche e ci sono diverse occasioni in cui proviamo a farlo. Diciamo che in quest’occasione sicuramente non c’era questo obbiettivo ma non crediamo assolutamente di aver passato un messaggio d’incentivazione al consumo indiscriminato.
    5-”create solo un danno economico alle aziende che si ritorcerà sui lavoratori” Avete letto i luoghi in cui siamo andati? Non s’è trattato del negozio a conduzione familiare ne dell’esercizio commerciale di un singolo privato. Siamo andati nelle grosse catene commerciali, nelle cattedrali del consumo in cui le proprietà sono grandi gruppi, spesso multinazionali, i cui profitti non vengono messi in crisi da ciò che abbiamo fatto (e ovviamente men che meno redistribuiti tra i lavoratori). Anche in questo caso saremo sinceri: ci piacerebbe assai creare un danno economico alle proprietà di queste catene! Non confondiamo gli interessi di chi si arricchisce sul lavoro precario altrui come se fossero i nostri interessi e non crediamo assolutamente che i loro enormi guadagni siano la condizione necessaria per elemosinare le briciole di ciò che ci spetterebbe. Ma anche in questo caso, al di là dei ragionamenti più generali, resta il fatto che questi luoghi con la nostra azione non hanno subito alcun danno. E men che meno le persone che vi lavorano all’interno.
    6-”siete figli di papà, andate a lavorare” (è la più bella e ce la siamo tenuta per ultima!).
    Siamo figli di papà e anche figli di mamma. A volte potremmo essere figli della provetta, o figli di nessuno. Sicuramente siamo figli del nostro tempo. Siamo figli della precarietà di vita, nessuna certezza per il presente e ancor meno speranze per il futuro. Siamo figli di una realtà che ci ha tolto progressivamente ogni conquista sociale del passato senza sostituirla con nulla. Siamo figli dei centri sociali, bistrattati e attaccati ogni giorno, dei collettivi studenteschi e universitari, delle esperienze d’autorganizzazione sociale tra precari, certo siamo quindi figli di una presa di parte, di posizione, di uno schierarsi di cui siamo fieri ed orgogliosi.
    Lavoriamo, come già detto, anche troppo per come siamo trattati sui posti di lavoro che questo sistema ci offre. Lavoreremmo volentieri meno, a volte meglio, sicuramente in altro modo, per altri scopi e finalità diverse dal solo accumulare ricchezza per pochi. Certamente, tra le nostre tante diversità v’è comunque una certezza: non vogliamo passare la vita a lavorare per sopravvivere. Per questo, quando possiamo, prendiamo la parola. E, badate bene, con quello che facciamo, ogni giorno, si tratti dell’azione “sconti contro la crisi” piuttosto che nelle mille altre occasioni in cui ci mettiamo in movimento, facciamo parlare anche voi. Anche voi critici, anche chi tra voi ci vomita addosso insulti stupidi e banali senza essersi interrogato nemmeno un secondo, anche chi inconsapevolmente ha spento il cervello e sta vivendo passivamente senza porsi mai una domanda su che senso abbia questo sistema e se subirne supinamente ogni atto sia l’unica vita possibile.
    Ci sporchiamo le mani cercando di cambiare le cose che ci circondano, di lanciare messaggi ad altri perchè la partecipazione, l’attivarsi comune per gli interessi, i diritti, i bisogni e i desideri di tutti sia un processo sempre più ampio e collettivo. Facendolo a volte si rischia di fare degli errori, altre volte di non fare esattamente al meglio ciò che si mette in moto, altre ancora di non essere capiti. Ma a volte si tratta anche di scegliere se stare dalla parte ci chi ci prova o di chi s’è arreso (o non ci ha mai provato). Una canzone a noi molto cara diceva “o ti batti o ti fai battere”.
    Noi non abbiamo dubbi sul da farsi.

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