[DallaRete] Ancora morti: la Palestina esplode di rabbia e dolore

paleSale a 25 il bilancio delle vittime palestinesi. Scontri ovunque: le città palestinesi in Israele stanno esplodendo contro le discriminazioni quotidiane e la distruzione della loro identità.

AGGIORNAMENTI

ore 13.45 – UN CASO DI ACCOLTELLAMENTO A GERUSALEMME, UNA PALESTINESE FERITA

Secondo notizie riportate dai social network ci sarebbe un altro caso di accoltellamento a Gerusalemme. A Sheikh Jarrah una ragazza palestinese di 16 anni avrebbe cercato di accoltellare due poliziotti prima di essere colpita dalle pallottole. E’ ferita. Sta anche però girando una seconda versione: un colono avrebbe sparato alla ragazza, ma per ora nessuna conferma.

ore 12.45 – NETANYAHU RICHIAMA RISERVISTI 

Il premier israeliano Netanyahu ha richiamato 13 unità di riservisti per porre fine alla sollevazione palestinese a Gerusalemme e nelle città israeliane: “Ho ordinato la chiamata dei riservisti per ristabilire l’ordine a Gerusalemme e in altre parti del paese”.

ore 11.30 – UNIONE DEGLI AVVOCATI SCENDE IN PIAZZA A RAMALLAH

L’Unione degli Avvocati ha organizzato stamattina una marcia pacifica di protesta contro le violenze israeliane, da Ramallah verso la colonia di Beit El, luogo in questi giorni di numerosi scontri e teatro della morte di giovani manifestanti palestinese. Il video

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della redazione

Roma, 12 ottobre 2015, Nena News – Sono trascorse quasi due settimane dal primo ottobre, il giovedì che ha riacceso le tensioni concrete tra palestinesi e israeliani. Tensioni latenti di cui oggi il mondo si accorge perché si mostrano sotto forma di coltelli e di omicidi sommari. In prima linea ci sono gli adolescenti: dei 25 morti palestinesi in 12 giorni la stragrande maggioranza è minorenne, tutti hanno meno di 30 anni. Un massacro a cui si aggiungono i 4 morti israeliani, uccisi proprio giovedì primo ottobre.

Stamattina la stampa ha riportato della 25esima vittima palestinese: un ragazzo di 18 anni, Mustafa al Khatib, è stato ucciso dalla polizia israeliana vicino alla Porta dei Leoni, uno degli ingressi in Città Vecchia. Secondo Micky Rosenfeld, portavoce della polizia, voleva accoltellare degli agenti, versione diversa da quella data da alcuni testimoni all’agenzia Ma’an News secondo i quali il giovane non aveva armi in mano.

Il conflitto si gioca anche sui media, tra accuse e smentite. A parlare sono però i numeri: alle 25 vittime palestinesi, si aggiungono centinaia di feriti. Secondo il Ministero della Salute dell’Autorità Palestinese, dall’inizio del mese sono oltre 1.300 i palestinesi feriti con proiettili veri e proiettili di gomma, di cui 75 solo ieri, tra Nablus e Tulkarem. Ma di scontri se ne registrano ovunque: in tutta la Cisgiordania da Jenin a Hebron, in tutta Gerusalemme Est, a Gaza al confine con Israele (con la Striscia che di nuovo ha pagato un tributo di sangue maggiore, con 9 morti in due giorni), ma soprattutto nello Stato di Israele.

Come non si vedeva da anni, le città palestinesi in territorio israeliano stanno esplodendo: le tv mostrano scene che di solito caratterizzano la Cisgiordania. Nazareth, Umm al-Fahem, Akka, Haifa, Wadi Ara sono teatro di scontri tra polizia israeliana e giovani palestinesi con il volto coperto dalle kefieh e le pietre in mano. Rivendicano diritti e uguaglianza. E identità: cittadini israeliani di serie B, le autorità israeliane gli ricordano sempre – con oltre 50 leggi che discriminano tra chi ha nazionalità ebrea e chi no – che israeliani al 100% non saranno mai. Dall’altra parte, condannati dalla debolezza dell’Olp, non sono rappresentati più da nessun gruppo o fazione o istituzione palestinese. Sono nel limbo e sono stanchi.

Clicca qui per la diretta di ieri, domenica 11 ottobre

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