[DallaRete] Ferguson, come mai è tanto facile essere uccisi se neri?

 

Outrage In Missouri Town After Police Shooting Of 18-Yr-Old ManTroppi poliziotti bianchi in quartieri neri, molti pregiudizi e grande frustrazione nella comunità nera. E, come nella città del Missouri dove è stato ucciso Michael Brown, la povertà che aumenta e fa crescere il tasso di violenza e microcriminalità.

Di cosa ci parla Ferguson, dove da stanotte è stata schierata la Guardia Nazionale per tenere sotto controllo una situazione sfuggita di mano alla polizia locale? Le ultime notizie sono semplici da riassumere: ogni notte le manifestazioni che chiedono giustizia per la morte di Mike Brown, ucciso da un poliziotto, Darren Wilson, in circostanze ancora tutte da chiarire, degenerano in violenza. E’ capitato di nuovo ieri e nonostante il coprifuoco. E per questo viene schierata la Guardia Nazionale: non si tratta di polizia locale – quindi non è implicata nella morte del giovane ucciso – ed è una specie di forza di occupazione, soldati armati a ogni angolo di strada.

A chi giova la violenza? Anche il poliziotto che in questi giorni è stato messo a capo del controllo delle strade, Ron Johnson, un capitano del luogo e afroamericano, ha detto che certe violenze non aiutano la possibilità che si faccia giustizia. Johnson è noto nella comunità, si è guadagnato fama nazionale perché è il personaggio che ha raccontato di suo figlio: anche lui col cappuccio, i jeans calati e i tatuaggi, “mio figlio è come tutti gli altri di questo suburb”. Insomma una figura adatta a mediare. Il problema è che è difficile far calare la tensione se fin dal primo giorno e per numeri che sono comunque risibili in termini di ordine pubblico, la polizia si presenta armata fino ai denti e atteggiamento da forza di occupazione – bianca in un quartiere nero. Tra l’altro due mesi fa la Camera ha votato a grande maggioranza contro un emendamento al bilancio del Pentagono che avrebbe impedito alla Difesa di trasferire alla polizia locale armi speciali in casi come questo. Con meno mezzi corazzati in giro forse la situazione sarebbe più tranquilla. Una follia, come ha scritto Charles Blow nel suo commento sui fatti di Ferguson sul New York Times. Blow afferma un tema più generale, quello delle frustrazioni della comunità nera e del perché così spesso le cose finiscono in esplosioni di violenza.

La seconda notizia è che c’è una autopsia condotta dal medico legale di New York e commissionata dalla famiglia di Brown che ci dice che il ragazzo è stato colpito sei volte, due delle quali alla testa. Una pessima notizia per il poliziotto che ha sparato: qualsiasi sia la causa per la quale un poliziotto apre il fuoco contro una persona disarmata – la versione fornita dallo sparante è che questi si stesse impossessando della sua pistola – sei colpi sono troppi.

Le notizie sono finite qui, ma c’è da chiedersi come mai sia così facile che un poliziotto spari a un afroamericano e come, di contro, siano così facili esplosioni di violenza nei quartieri afroamericani. Citando questi dati del Pew research Centre, Blow parla di frustrazione. I dati sono semplici: il 70% dei neri ritiene di essere trattato diversamente dagli altri quando ha a che vedere con la polizia – e un nero ha più frequentemente a che fare con la polizia, non fosse altro perché i luoghi dove vive sono più pericolosi e poveri. Un sondaggio Gallup di qualche tempo fa ci dice poi che un quarto degli under30 neri riferisce di essere stato fermato e non trattato adeguatamente dalla polizia nell’ultimo mese. Dati che fotografano una situazione che, per quanto possa essere frutto di un sentimento di persecuzione esagerato, sono incontrovertibili. Del resto la questione è diventata oggetto tra i due o tre più importanti dell’ultima campagna elettorale per il sindaco di New York. E Bill De Blasio ha vinto anche perché ha promesso novità ed equità nei comportamenti della polizia. A Ferguson, per fare l’esempio in questione il 92% delle perquisizioni e l’86% delle auto fermate ai posti di blocco erano di neri. Stesso si dica per gli arresti. Se guardate questo elenco di arresti e incidenti privi di senso ai danni di afroamericani prodotto da Mother Jones, scoprirete che la frustrazione ha delle radici reali: dai casi di Trayvon Martin e Jordan Davis, ucciso da un bianco mentre aspettava la ragazza fermo alla pompa di benzina. Che un nero fermato da un poliziotto diventi nervoso e dia in escandescenze è facile anche per questo. E un poliziotto che fa bene il suo mestiere dovrebbe saperlo.

Ma come mai è così facile finire ammazzati per strada se si è neri? Diversi studi condotti da psicologi e neuroscienziati hanno messo in luce come nella società americana gli afroamericani vengano percepiti come pericolosi e minacciosi a prescindere. Uno studio dell’università del Colorado del 2005 ha rilevato come mettendo 40 studenti a giocare a un videogioco nel quale il protagonista affrontava persone armate di pistole o di cellulare, i morti neri, che portassero telefono o arma da fuoco, tendevano a essere molti di più. Così è morto Trayvon Martin e forse così è morto Michael Brown: in una città dove il 60% della popolazione è nera, solo 3 poliziotti su 53 lo sono. Questo implica, tra l’altro, che la maggior parte dei poliziotti non siano nemmeno del luogo, non lo conoscano. E abbiano pregiudizi. Viene in mente una classica pubblicità capolavoro del Guardian nota come “punti di vista”. Guardate il video e scoprirete perché. 

Da ultimo c’è da prendere in considerazione un tema più generale, che è quello messo in luce da Brooking’s Institution. A partire dagli anni ’90 e con una forte accelerazione durante la crisi, molti suburbs americani si vanno impoverendo e segregando. Da luoghi di villette unifamiliari per bianchi middle class, sono in parte divenuti ghetti. Separati, tra l’altro, dalle città. Ferguson nel 1980 era biancha all’85%. Trent’anni dopo siamo al 67% di neri. La crisi ha prodotto un drammatico aumento della povertà: se nel 2000 la disoccupazione era al 5%, nell’ultimo biennio è al 13%. Nello stesso periodo i redditi di chi lavora sono diminuiti di un terzo e i poveri sono raddoppiati e oggi sono circa un quarto della popolazione. Che in un posto così ci sia anche violenza non c’è da stupirsi. 

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