[DallaRete] Il sogno del Black Panthers FC: da via Aldini al torneo di Olinda

13522037_1172385569480900_5055342647868154894_nLe pantere nere di Milano, le Black Panthers di via Aldini, hanno vinto la diciannovesima edizione del torneo di calcio delle associazioni, dei centri sociali e delle comunità straniere c/o ex Ospedale Psichiatrico P. Pini ma più che altro organizzato dall’associazione Olinda. 

Mentre l’Europa alza muri con filo spinato il football popolare abbatte distanze e pregiudizi con tacchetti e palla da calcio.

La finale è stata al CSOA Boccaccio di Monza. La notizia è questa e qui ci si potrebbe fermare.

Ma la cavalcata degli undici in maglia scura ci dice di più.

Ci dice quanto lo sport sia un modo per unire biografie e calendari differenti. Ci dice come si possa fare attività sociale giocando sport. I Black Panthers non sono l’unica squadra, tra le 16, ad essere composta per la maggior parte da richiedenti asilo. Così la Multietnica Naga Har ha pubblicamente espresso congratulazioni ai vincitori. Sottolineando come le condizioni di vita tra centro d’accoglienza e Ramadam non fossero le migliori per esprimere le migliori prestazioni sportive.

La squadra ha diramato un testo post vittoria, che qui pubblichiamo integralmente:

Black Panthers: la squadra di calcio di richiedenti asilo vince il suo primo torneo cittadino.

Oggi dopo un torneo combattutissimo durato più di due mesi siamo riusciti a vincere la finale contro la squadra di calcio A.S. Salah. Fino ad ora abbiamo sempre giocato amichevoli o tornei che non duravano più di un giorno, quello concluso oggi era il primo che si può considerare di un certo livello.

La vittoria di oggi, nonostante il ramadan, è il risultato di mesi di duro allenamento, di determinazione e soprattutto di gioco di squadra.

La vittoria di oggi la dobbiamo soprattutto al nostro Coach, Mamadi Camara, che ha permesso di tenere insieme tutti i pezzi, di farci migliorare in campo e soprattutto di dare fiducia a ognuno di noi.

Ci piacerebbe però, partendo dalla partita di oggi, ricostruire quello che è stato il nostro progetto sportivo fin dall’inizio, perchè la nostra squadra di calcio non è una squadra qualunque. Condividiamo determinati valori e crediamo e lottiamo per costruire un futuro migliore per i migranti, non solo sul campo da calcio ma anche quotidianamente per strada e in piazza, manifestando e chiedendo a gran voce una vita dignitosa per tutti e tutte.

Era il dicembre 2015 quando un gruppo di attivisti dei centri sociali Lambretta e Zam hanno incontrato per la prima volta gli atleti di quella che è diventata una della squadre di calcio popolare più temute in città, le Black Panthers. Da allora tra allenamenti, amichevoli, cene di gruppo, feste e manifestazioni abbiamo tessuto relazioni umane che sono andare ben oltre la semplice squadra, includendo non solo gli atleti ma anche tutti coloro che vivono nello stesso centro, tifoseria incallita e compagni di lotta. A partire dalla squadra siamo riusciti a tirare un calcio all’isolamento e allo stato semidententivo che vivono i richiedenti asilo nei centri di accoglienza, posti che per certi versi non consideriamo troppo differenti da una prigione.

Quando le barriere linguistiche limitano i modi di comunicare, lo sport diventa un ottimo mezzo per costruire legami e imparare a conoscersi. A volte sono gli strumenti più impensabili a gettare le basi di progetti che con il tempo riescono a dimostrarsi vincenti, questa volta è stato il calcio. Perchè se ora, qiuando si parla di calcio, si pensa ai miliardi di euro utilizzati per le squadre ufficiali, agli sponsor, ai calciatori strapagati, alla trasformazione di uno sport in puro business e alla conseguente mercificazione di una cultura sportiva che da oltre un secolo riveste un ruolo non secondario nella nostra società, esiste ancora un modo di intendere il calcio che rimane ancorato alle sue origini, il calcio popolare giocato per strada, nei quartieri, nei campetti di zona e nei tornei cittadini.

Giocare a calcio per superare le barriere etniche o linguistiche, giocare e tifare assieme per creare aggregazione e socialità in una società che ci isola e dà sempre meno spazio a iniziative non basate sul lucro, giocare a calcio per valorizzare le differenze senza creare diseguaglianze e dare un calcio allo stigma che vivono coloro che sono considerati cittadini di serie B.

Per questo la vittoria di oggi la dedichiamo a tutti coloro che pur avendo giocato contro di noi rimangono dei fratelli, delle sorelle e dei compagni e delle compagne di lotta che assieme a noi si impegnano quotidianamente per costruire un mondo migliore.

La vittoria di oggi per noi è stata molto importante ma la vittoria per i nostri diritti è una partita in cui giochiamo tutti assieme e dove ognuno di noi riveste un ruolo fondamentale. Per questo vi invitiamo alla No Border Cup il 12 luglio nel campo in via Aldini, per giocare a calcio ma allo stesso tempo continuare a portare avanti la partita per le nostre vite, i nostri diritti e la nostra dignità!

MilanoX fa i complimenti agli 11 campioni 2016

http://www.milanox.eu/il-sogno-del-black-panthers-fc-da-via-aldini-al-torneo-di-olinda/

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