Braccia armate incrociate: uno sciopero senza senso

 

FotoForconi-634x396Non si sarà ancora quando sarà, ma sarà verso fine Settembre. Non si ancora bene né come, né tantomeno perché, ma si sa che ci sarà. È lo sciopero più assurdo del mondo. Lo sciopero della criminalità. I sindacati di picchiatori, impugnatori di manganelli al contrario, sparatori accidentali, retromarcisti col Discovery, ovinelli di varie specie, intrepidi uccisori di indifesi pescatori indiani ed equiparati hanno proclamato il loro primo sciopero. A loro piace chiamarlo sciopero delle forze dell’ordine, certo, ma a ben guardare potrebbe essere esattamente l’opposto.

Potrebbe essere, incredibilmente, il giorno con meno criminalità in Italia. Non ci saranno, infatti, manganellamenti inconsulti fuori dalle fabbriche dove gli operai in sciopero difendono il proprio lavoro. Non ci saranno sparatorie ai posti di blocco ai danni di ragazzini in motorino. Non ci saranno colpi “accidentali” che guarda caso colpiscono sempre il bersaglio (magari rimbalzando su un sasso). Non ci saranno morti in caserma, pestaggi in carcere, sgomberi violenti di centri sociali e abitazioni occupate per necessità. Si potrà addirittura andare in autostrada senza dover temere un colpo di pistola sparato da 6 corsie di distanza, dall’altra parte della carreggiata. Si potrà tornare a casa a tarda notte senza essere uccisi. Si potranno fare tafferugli fuori dagli stadi senza finire accusati in maniera assurda di un omicidio non commesso. Si potranno fare salubri passeggiate intorno alle recinzioni del cantiere del TAV (e magari rimuoverle, visto che sono illegali), respirando a pieni polmoni l’aria pura, invece di gas lacrimogeni vietati dalla convenzione di Ginevra. Magari, si potrà anche tornare a scioperare per cose che hanno senso.

Già. Il senso. Si sciopera perché si perde il lavoro. Si sciopera perché il padrone decide di chiudere e trasferire l’azienda, anche se è redditizia. Si sciopera perché si riduce il salario. Si sciopera perché si riducono le ore di lavoro. Si sciopera in solidarietà a chi è licenziato in maniera ingiusta. Si sciopera perché il proprio contratto nazionale è scaduto da anni e mai rinnovato. Ma uno sciopero contro un piano che non prevede chiusure, o licenziamenti, o riduzioni di alcun tipo, ma solo un provvisorio blocco degli aumenti, è merce rara. Eppure è contro questo che scioperano le nostre intrepide 5 (ripeto, 5) forze di polizia.

Sarebbe troppo facile celebrare questa improvvisa festa della legalità, passamontagna in testa, bevendo nei caveau sfondati delle migliori banche champagne rubato nei vicini indifesi supermercati. Sarebbe troppo facile approfittare di questa soppressione della repressione per occupare le decine di migliaia di appartamenti sfitti e vuoti. Sarebbe troppo facile approfittare dell’assenza di manganelli per riaprire le fabbriche chiuse e restituire il lavoro a chi l’ha perso. Sarebbe troppo facile (ma molto divertente) andare in piazza a manganellare selvaggiamente i cortei degli scioperanti in divisa, giusto per il gusto dantesco del contrappasso. Sarebbe troppo facile anche sperare che i cortei di due diverse forze si picchino a vicenda per non perdere l’allenamento (ma nel caso si accetterebbero scommesse, birre e pop corn).

Noi, perciò, risolviamo di non fare nulla di tutto ciò. No, nel giorno in cui le forze dell’ordine scioperano, noi giovani scapestrati dei centri sociali, noi migranti picchiati nei CIE, noi operai manganellati, risolviamo di mantenere e anzi migliorare l’ordine. Andremo noi a ripristinare la legalità in Val Susa, oppressa da un cantiere tossico e illegale. Andremo noi a controllare le carceri italiane, sovraffollate, luoghi di pestaggi e soprusi, regno del suicidio. Andremo noi a gestire i fermi nelle caserme, e nessuno tornerà a casa con un graffio o un livido. Andremo noi a controllare che le manifestazioni dei coraggiosi sindacati dell’ordine si svolgano nella più totale legalità, e che l’assurdità di questo sciopero venga diffusa ai quattro venti. Saremo noi a rendere chiaro, una volta per tutte, che la vera sicurezza non sono i militari in giro per le strade, ma il combattere il crimine endemico nei livelli alti dell’economia, della finanza e della società. Saremo noi, qualora necessario, a far rispettare la dodicesima disposizione transitoria, se riusciremo a distinguere fascisti e poliziotti.

E quando, il giorno dopo lo sciopero, cercheranno di rientrare nelle loro caserme…

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