Te lo do io il lavoro! Lavoratori, è ora di parlare.

pinkRiportiamo una prima analisi del lavoro fatto dal sito Bastards and Poors, interessante progetto di rating (sul web) delle aziende da parte dei lavoratori.

Per una volta sono i lavoratori, gli stagisti, i precari a parlare, a raccontare le loro storie e le loro condizioni di lavoro, esprimendo un vero e proprio giudizio delle aziende. Emerge un quadro inquietante per chi non si fosse ancora accorto della perversione del mondo del lavoro in Italia.

 

“Forte dei numeri da capogiro al suo debutto (oltre 24.500 visitatori unici e 128.500 pagine visualizzate sul sito web, portata stabilmente sopra le 15.000 persone raggiunte tramite Facebook, con picchi di 30.000, 1.300 like alla pagina dedicata, decine di proposte di collaborazione, oltre 200 report già inviati, circolazione in tutta Italia e altri paesi Europei, in particolare Grecia e Cipro), Bastard and Poor’$, la prima agenzia di rating di lavoratori e lavoratrici, inaugura una serie di report sulla condizione del lavoro in Italia: il nostro sapere è precario, di parte e perciò oggettivo, perché fondato sull’esperienza quotidiana di chi lavora. Un bagaglio di esperienze e di conoscenze per opporre al linguaggio sobrio e neutro dei mercati il punto di vista dei lavoratori.

Gli analisti dell’agenzia sono tutti quei lavoratori e quelle lavoratrici che oltre a visitare il sito stanno inviando i loro rating: abbiamo chiesto «Il tuo lavoro ti fa schifo? Racconta la tua storia», e abbiamo ricevuto oltre 200 rating nei primi giorni di diffusione dell’agenzia. Oltre 80 sono già stati pubblicati grazie al lavoro della redazione. I rating inviati coinvolgono decine di aziende e enti di varie dimensioni, pubbliche e private. Tra i nomi: Ikea, Ryan Air, Intesa San Paolo, Technogym, Esselunga, Telecom, Maserati, Unitec, NTT data, Unipol, Coop, Sky, IBM, IVECO, Istituto italiano in Messico, Decathlon, Vodafone, Enel, Scuola pubblica, Fnac, Poste Italiane, De Cecco, Italialavoro, Jabil Circuit, Regione Sicilia, AUSL Reggio Emilia, Alitalia, Consorzio Agrario Fvg, Polizia di Stato, Idea Servizi Integrati, Sicuritalia, Conad, Gruppo Cremonini, Caritas, Adecco, Agronomia, Fondazione Politecnico di Milano. Questo spettro di esperienze rappresenta uno spaccato altamente significativo e non trascurabile. In primo luogo indica una condizione di insoddisfazione e di sfruttamento trasversali ad aziende grandi e piccole, pubbliche e private e a tutte le mansioni lavorative.

L’agenzia analizza questi rating ed estrae il suo giudizio, che si rivolge in primo luogo a chi ha deciso di usarla. Sulla base delle vostre storie abbiamo elaborato alcune analisi, un outlook (previsione per il futuro) e un piano di intervento. Bastard and Poor’$ non propone “riforme strutturali”, come fanno le agenzie di rating tradizionali, ma qualche indicazione bastarda per cominciare a dire come possono cambiare le cose secondo il nostro punto di vista e i nostri interessi. I bastardi siamo noi e tutti quei lavoratori e quelle lavoratrici che hanno deciso di farsi sentire per smettere di essere poveri mentre altri continuano ad arricchirsi, come confermano tutti i dati ufficiali, OCSE incluso. Da ultimo, Bastard and Poor’$ rivolge alcune domande che emergono dall’analisi svolta per rendere più incisivi i prossimi report.

Analisi: I rating giunti sono un misto di rassegnazione e di rabbia. Denunce solitarie che restituiscono un impietoso e lucido ritratto della realtà quotidiana del lavoro. Il primo punto della nostra analisi va perciò sotto la voce solitudine. Per molti essere precari è una conseguenza dell’isolamento, che costringe alla più controproducente e crudele competitività a esclusivo favore dei padroni. I rating non parlano del rapporto con i colleghi di lavoro, oppure trasmettono l’idea di un diffuso sentimento d’impotenza e l’assenza di ogni solidarietà. Chi sia il nemico non è sempre chiaro, anche se il manager, il capoufficio o il “caro vecchio padrone” sono ricorrenti protagonisti dei racconti.

Da molti report emerge l’idea che la singola situazione sia “un’anomalia”, come se le proprie disgrazie fossero colpa della particolare crudeltà o immoralità del capo. Eppure, basta guardare i rating nel loro complesso per accorgersi che si tratta della normalità (comportamento medio) del rapporto tra capo e dipendente. Qualcuno sostiene che manager e capi sono pagati per comportarsi in una maniera solo apparentemente schizofrenica, ma che, in realtà, si tratti di una chiara strategia per dividere, scoraggiare, impaurire i lavoratori. Si può dedurre che i capi siano più organizzati dei lavoratori. Il secondo punto della nostra analisi riguarda dunque l’organizzazione, che è forte per i capi e debole per i lavoratori e le lavoratrici.

Molti parlano di mobbing quando denunciano l’anomalia della loro condizione. Ma se è vero che quella condizione è normale e molti precari sono soli, allora per Bastard & Poor’$ questa parola è un inganno. Dire mobbing trasforma quanto succede ogni giorno per tanti e tante in un fatto individuale da risolvere di fronte a un giudice del lavoro. Piuttosto che parlare di mobbing parliamo allora di pratiche di degradazione diffuse: in questo modo i precari entrano in una spirale dalla quale possono uscire solo lavorando a testa bassa e senza (ri)fiatare, magari nell’illusione di essere premiati, poi, per i loro meriti. I rating parlano chiaro: la meritocrazia è l’altra faccia della degradazione. Il merito è la quinta parola chiave.

Questo ci spinge a mettere in questione l’importanza del contratto, il sesto punto della nostra analisi. I rating dimostrano che la distinzione tra lavoratori stabili e dunque “garantiti” e lavoratori precari è usata in modo strumentale. Esistono diverse tipologie di inquadramento, ma le diverse categorie usate nei rating rivelano che dove il contratto è più sicuro esistono altri modi per ricattare e rendere pessime le condizioni di lavoro e i salari. Questo accade anche nel settore pubblico, dove anche il lavoro più garantito convive con le forme più estreme di precarietà. Chi esprime un giudizio sul proprio posto di lavoro non fa mai riferimento alle famigerate sacche di garantiti, supponiamo per la scarsa rilevanza di queste ai fini della valutazione. L’agenzia prende in considerazione l’ipotesi che la distinzione contrattuale venga sottolineata proprio da chi vuole cancellare quel poco che è rimasto dei diritti una volta riconosciuti a certe categorie di lavoratori. Il nuovo governo lo sta già facendo, parlando della necessità di rendere il lavoro ancora più flessibile. Di fronte al divario tra poveri e ricchi sempre più ampio e l’accumulo di profitti dell’1% più ricco nonostante la crisi, la risposta dei governi e dei mercati è quella di peggiorare ancora di più le nostre condizioni di lavoro. La precarietà fatta di orari di lavoro infiniti o indefiniti, di salari da fame e di prestazioni non retribuite è penetrata ormai ovunque. Ciò che emerge chiaramente è che il contratto non mette al riparo ed è spesso un problema per via dei mancati rinnovi, dei rinnovi al ribasso e del taglio dei servizi, che rendono a volte più conveniente per gli stessi lavoratori il lavoro in nero.

Sindacato è l’ultima parola chiave di questa nostra analisi bastarda, perché tutti ne parlano quando si parla di lavoro, ma i nostri analisti ci dicono che non c’è. Si rileva una sua clamorosa e quasi totale assenza. Nei rating in cui è nominato, sempre che non sieda nei consigli di amministrazione dell’azienda, appare o colluso o scarsamente efficace. Colpisce soprattutto l’assenza nei rating dei precari della scuola e del welfare, un tempo presidi dell’azione organizzativa dei sindacati. Sembra cioè che le organizzazioni sindacali, grandi confederazioni e sindacati di base, siano incapaci di confrontarsi con la frammentarietà del precariato e l’isolamento delle nuove condizioni di lavoro e siano rimaste legate a una vecchia organizzazione del lavoro. L’impressione è che questo abbia alimentato lo scontro strumentale tra i presunti garantiti e i precari.

Nel complesso dai rating emerge che è difficile parlare di “far valere i propri diritti”, perché i diritti sul lavoro si stanno rapidamente sgretolando e perché nella giungla della precarietà tutto è lasciato al rapporto di forza tra il singolo lavoratore e il precarizzatore di turno. Una fotografia che illustra una situazione diffusa, pur non tenendo conto delle tante esperienza di lotta e organizzazione esistenti.

Outlook: Stabilità apparente con tendenza all’esplosione isolata di rabbia. Il tempo è brutto, ma la situazione incerta non preclude la possibilità di momenti d’insubordinazione e connessione più organizzati tra le diverse situazioni e condizioni.

Indicazioni bastarde: Sfuggire all’isolamento è il primo imperativo e si può fare. Le condizioni descritte dai rating sono infatti diffuse e non individuali. La nostra prima indicazione per uscire dall’apparente solitudine è dunque valorizzare la capacità di comunicazione con i colleghi di lavoro, per iniziare a spostare a nostro favore la forza dell’organizzazione. Se i capi sono organizzati e tra colleghi ognuno pensa per se, si perde sempre da soli e in silenzio. Parlare con i colleghi di ciò che ci serve è il primo passo per ottenere qualsiasi risultato. Le aziende chiedono, persino piangendo, dei sacrifici che noi accettiamo con comprensiva responsabilità. Non ci comprendono perché esprimono un punto di vista di parte, il loro. Tale posizione viene condivisa da Bastard and Poor’$ che ambisce a costruire un uguale ma opposto punto di vista, quello dei lavoratori. La costruzione del punto di vista è ancora allo studio, l’agenzia chiede ai propri lettori l’utilizzo di un’eguale costernazione collettiva che arrivi sino alle lacrime per imporre le nostre ragioni. I mercati che impongono l’austerity dicendo che tutti devono fare la loro parte, Bastard and Poor’$ li prende alla lettera e vuole fare la sua parte: la parte dei lavoratori e delle lavoratrici. Abbiamo bisogno di voi.

Domande senza risposta: Quali sono i rapporti con i tuoi colleghi e le tue colleghe di lavoro? Siete nella stessa condizione, oppure mansioni e posizioni contrattuali vi separano? Hai mai avuto esperienza di una lotta o di qualche tipo di insubordinazione sul posto di lavoro? Se qualcuno sul tuo posto di lavoro lo ha fatto, quale è stata la reazione degli altri? Sei iscritto a un sindacato? Quale? Hai mai interpellato il sindacato per risolvere un problema di lavoro? Ha funzionato?”

Qui potete leggere tutte le storie dei lavoratori e i loro rating.

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