471 giorni ad Expo

 

171431613-ddfb5a94-fbae-45d0-b634-e969fc5479c9400 e più giorni all’avvio di Expo 2015, 141 paesi coinvolti, 2.500 poliziotti in arrivo per tutelare la sicurezza dell’evento, 11 miliardi di euro di infrastrutture di cemento come unico lascito alla città (con debito e precarietà) e una mascotte creata da Disney che è un mix di 11 frutti, mascotte dal dubbio gusto estetico e senza ancora un nome, ma Sfruttolo sembra piacere.

A Gennaio il Ministro Lupi recandosi ai cantieri di Expo S.p.a. si è lasciato scappare un paio di cose molto interessanti: il lascito di Expo alla metropoli è quantificabile in 11,5 miliardi di euro e corrisponde agli investimenti per la realizzazione di Bre.Be.Mi., Rho-Monza, T.E.M. e Metro5. Insomma un mare di cemento inutile usato per la realizzazione di nuove autostrade (a pedaggio) che probabilmente non miglioreranno la viabilità locale ma sicuramente andranno a trasformare le relazioni sociali e le attività produttive di diverse zone della Lombardia. Da notare come una buona parte degli 11 miliardi di euro dovrebbe essere finanziato da privati, con il metodo del project financing.

Il commissario unico Sala, elemento di sperimentazione e discontinuità nel campo dei grandi eventi, invece ha dichiarato che occorre superare tre criticità:
-il completamento delle Vie dell’Acqua, il cui progetto non è escluso possa subire delle modifiche.
-la viabilità della Cascina Merlata dove sorgerà il villaggio Expo.
-la realizzazione della Rho-Monza, una direttrice fondamentale per convogliare il traffico da Nord.

Del piano Expo approvato dal BIE a Parigi oramai 5 anni fa non resta più niente e a dire il vero la maggior parte dei progetti e dei cantieri del grande evento non stanno procedendo a grandissima velocità. Lo stop ai lavori per la realizzazione delle Vie d’Acqua, opera sicuramente minore ma in questo momento centrale e simbolica sia per Expo sia per chi si oppone allo stesso, i problemi a cascina Merlata, la quasi certezza dell’impossibilità di realizzare la Bre.Be.Mi., la T.E.M. e la Pedemontana, il grande ridimensionamento dell’aspettativa di pubblico (per questo basti pensare come non si stiano edificando nuovi alberghi), l’incapacità per ora di modificare i rapporti lavorativi (il “decreto del fare” e lo “svuota carceri” ancora non sono stati approvati), la carenza di contenuti e la pura e continuativa operazione di promozione delle opportunità offerte dall’evento stanno pian piano smascherando l’operazione nel suo insieme e consegnando alla storia le peculiarità del “paradigma grande evento”.

Sul sito di Expo leggiamo “Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, in collaborazione con Expo 2015 e con il Comitato Olimpico di Rio 2016, ha organizzato, il prossimo 17 e 18 Dicembre a Milano il “Workshop internazionale sulla gestione sostenibile dei grandi eventi – EXPO MILANO 2015 e RIO 2016”. L’iniziativa fa seguito a due Protocolli d’Intesa firmati dal Ministero dell’Ambiente rispettivamente con Expo 2015 S.p.a., il 21 Febbraio, sull’“International Center Food and Environment Security”, e con il Comitato Olimpico Rio 2016, il 29 Marzo, nell’ambito della cooperazione italo-brasiliana per la protezione dell’ambiente. I grandi eventi dialogano, così da diventare un format riproducibile ma con la necessità di costruirsi legittimità per evitare proteste e rallentamenti.

Il comitato No Canal che si oppone alla realizzazione delle Vie d’Acqua è riuscito a bloccare il cantiere, prima con i proprio corpi e con i propri presidi poi con le pressioni sulla Giunta comunale che si è vista costretta ad aprire un tavolo di confronto (che per ora ha avuto 2 appuntamenti). Il tavolo sta rendendo esplicito il poco coraggio di Pisapia & company oltre che i loro pochi millesimi decisionali nei confronti di EXPO S.p.a.

Expo è un opportunità per pochissimi, sicuramente è un potente strumento nelle mani del capitale per sfruttare un territorio e amplificare elementi di ricatto collettivo aumentando a dismisura il debito pubblico e sperimento nuove forme di precarietà lavorativa nel nome dell’alto valore sociale e culturale dell’evento. Il dado è tratto ed il solco scavato, ma tra la goffaggine delle istituzioni titolari delle opere, la mancanza di finanziatori privati, le forme di resistenza e di smascheramento di affari leciti (ed illeciti…ricordiamoci del sequestro per mafia del primo cantiere aperto) il gioco rischia di essere meno semplice del previsto. E forse anche per questo che l’ultima novità legata al Primo Maggio 2015 è la notizia dell’arrivo di 2.500 unità di polizia aggiuntive per garantire la sicurezza (o forse la possibilità che esso venga realizzato?) del grande evento milanese. Questa sembra essere una vera e propria forma di debolezza pubblica. Sarà che una volta svelati i trucchi i giochi sono più difficili?

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