Palestina – Il futuro è giovane: Ahed libera!

Ahed Tamimi ha 16 anni. Come ogni sedicenne si dovrebbe occupare della scuola, degli amici, dei suoi sogni…mentre  dal 19 Dicembre è detenuta nel carcere militare israeliano di Ofer.

Sì, perché Ahed è nata in un villaggio della Cisgiordania e quotidianamente deve lottare per la sua dignità, quella della sua famiglia e del suo popolo. Una famiglia decisamente unita da un grande obiettivo: impedire la costruzione del muro che altrimenti renderebbe ancora più complessa, se ancora ce ne fosse bisogno, la loro vita. La costruzione del muro oltre a comportare un ulteriore impedimento per la libertà di movimento,  aumenterebbe le criticità per l’afflusso dell’acqua potabile al villaggio.

Oramai sono dieci anni che la famiglia Tamimi, col resto del villaggio, protesta ogni venerdì. La repressione è fortissima, i manifestanti vengono attaccati da bombe assordanti, lacrimogeni e caricati dai carri armati, fino ad essere arrestati e fatti sparire nelle prigioni israeliane.

Ahed è finita alla ribalta dei media internazionali poiché fin da piccola si è sempre esposta durante le manifestazioni politiche. Tutto iniziò quando nel 2012 morse la mano di un soldato per impedire l’arresto del fratellino e il video fece il giro del mondo. Una famiglia di combattenti, la sua. Infatti anche la madre e la cugina sono state arrestate pochi giorni dopo di lei, accusate di essere delle “provocatrici di professione”.

Al momento non esistono accuse precise nei loro riguardi. La loro unica colpa è stata quella di allontanare dei soldati spintonandoli, poiché si stavano avvicinando alla loro casa dopo che un loro cugino di quindici anni era stato colpito al volto ed era stato in coma per 72 ore. Sono indagate anche per altri fatti non collegati al video.

Ahed è detenuta presso l’area di massima sicurezza dei bambini… In Israele è infatti normale che esistano interi reparti carcerari destinati ai bambini e alle bambine. Si stima che circa 500 minori palestinesi all’anno vengono arrestati. Le altre due donne sono attualmente nella terza sezione, una parte interamente dedicata alle donne. Nonostante sia vietato dalle convenzioni internazionali, gli arrestati palestinesi vengono sistematicamente trasferiti dai Territori occupati a quello israeliano. Circa il 60% dei bambini subisce questo trattamento, aggiungendo la deprivazione del sonno, testimonianze ottenute con la coercizione, minacce, oltre chiaramente l’allontanamento dalle loro famiglie.

Durante la seconda udienza di convalida dell’arresto che si è tenuta il 25 Dicembre sono stati chiesti ulteriori quattro giorni per decidere. Mentre l’udienza era in corso Bassem Tamimi è stato più volte intimidito e nonostante gli fosse concesso partecipare alla seduta i soldati si sono messi di modo che non potesse vedere la figlia, constatare il suo stato di salute, darle forza anche solo con uno sguardo.

É evidente che Ahed e tutte le ragazze e i ragazzi palestinesi non sono un problema di per sè, perché una spinta contro un uomo con un mitra non è un problema, è una questione di logica…

Essi continuano a mostrare al mondo intero che quello che sta succedendo in tutta la Palestina è un ingiustizia. Non abbassano la testa. Non gli importa di essere Davide contro Golia. Sanno che la loro determinazione non permetterà che il loro popolo muoia soffocato dall’occupazione.

Dovremmo prendere esempio da tutte le Ahed che, nonostante tutto non ha mai perso la voglia di lottare, perché bisogna ribellarsi e resistere contro ogni forma di oppressione.

Dall’altra parte oggi, su un quotidiano israeliano, è stata pubblicata una lettera firmata coraggiosamente da 63 ragazzi e ragazze che si rifiutano di prestare servizio militare per non andare a legittimare la politica occupazionale che oramai da cinquant’anni sta strozzando il popolo palestinese.

Eccone uno stralcio:

“l’esercito implementa la politica razzista del governo che viola i diritti umani fondamentali e applica nello stesso territorio una legge per gli israeliani e un’altra per i palestinesi”.

“Pertanto – scrivono i firmatariabbiamo deciso che non prenderemo parte all’occupazione e alla repressione del popolo palestinese che separa gli esseri umani in due campi ostili. Da 50 anni la situazione ‘temporanea’ va avanti e non ne saremo complici”. “Un popolo intero ai due lati della Linea Verde è sotto una istigazione istituzionalizzata – si legge ancora nel testo – Noi giovani in età di arruolamento provenienti da zone diverse del Paese e da background sociali differenti rifiutiamo di credere al sistema d’incitamento e di partecipare al braccio della repressione e dell’occupazione del governo”.

Alcuni di questi ragazze e ragazze, poco più che ventenni sono già in carcere.

Oggi sono degli adolescenti che ci sta insegnando che cosa significa ancora resistere.

Questo è una video-intervista alla famiglia Tamimi:

https://www.facebook.com/Invictapalestina/videos/1571506922896516/

 

Questo è quanto successo quest’oggi durante un presidio in solidarietà:

https://www.facebook.com/nena.newsagency/videos/1715416998520374/

 

“Possiamo vedere l’oceano da qui, è solo a mezz’ora da qui, ma non ci possiamo andare”.

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