Processo al gruppo terroristico neonazista tedesco NSU

anti-terror-march-in-munich-ahead-of-nsu-tria-269391_o(1)Il 6 maggio è cominciato a Monaco di Baviera il processo nei confronti del gruppo terrorista neonazista NSU (Nationalsozialistischer Untergrund, “Clandestinità/Sottolivello Nazional Socialista”), accusato di aver compiuto, dal 2000 al 2011, dieci omicidi, due attentati con utilizzo di bombe e più di una decina di rapine di autofinanziamento.

La nascita del gruppo risale al 1997 in Turingia, quando i tre aderenti, dopo un fallito attentato dinamitardo multiplo, decisero di entrare in clandestinità.

Dal 2000 al 2007 l’NSU ha compiuto dieci omicidi con armi da fuoco in diverse città (da Norimberga a Rostock) di cui nove a sfondo razziale: le vittime erano,infatti, migranti di origine turca, uccise, spesso in pieno giorno, di fronte ai loro esercizi commerciali; da qui l’infelice definizione giornalistica di “omicidi del kebab”.

Nel 2004 invece a Colonia una bomba, piazzata dai neonazisti in un quartiere a forte presenza di migranti, causò la distruzione di due negozi e ventidue feriti, di cui quattro molto gravi.

Le indagini della polizia, per tutte queste vicende, esclusero subito con forza ogni possibile matrice terroristica o xenofoba, puntando il dito sulla criminalità organizzata turca o su faide tra comunità migranti.

Da quanto ricostruito successivamente parrebbe che, dal 2007, l’NSU abbia poi deciso di sospendere temporaneamente la sua attività dopo uno scontro a fuoco con alcuni agenti, durante una rapina di autofinanziamento, nel quale morì una poliziotta; continuando solo a compiere azioni di autofinanziamento per sostenere la clandestinità.

Infine, nel novembre del 2011, vennero ritrovati i corpi carbonizzati di due dei tre membri del NSU, apperentemente suicidatisi prima di aver appiccato il fuoco alla loro roulotte; nell’incendio vennero ritrovate le armi utilizzate nello scontro a fuoco del 2007 con la polizia. La terza aderente, Beate Zschäpe, vistasi scoperta si consegnò poco dopo alle autorità, non prima di aver fatto esplodere l’appartamento che usavano, in quel momento, come covo.

Nei giorni successivi vennero poi arrestati alcune persone che avevano aiutato il gruppo affittando a loro nome alcuni appartamenti, procurando dei silenziatori per le armi e girando un video propagandistico di rivendicazione degli omicidi.

Ma l’aspetto più inquietante di tutta la vicenda è l’assoluta passività degli organi di intelligence interna tedesca (la Bundesamt fùr Verfassungsschutz) che, pur avendo individuato fin dai suoi esordi il gruppo terroristico, non ritennero di dover fermare l’NSU.

Nelle inchieste svolte sia da una parte dei media sia dalla controinformazione dei gruppi autonomi antifascisti, risultò poi che l’esistenza della cellula armata neonazista venne coperta e che, addirittura, alcune prove determinanti, come molte intercettazioni telefoniche e ambientali, vennero distrutte senza motivo.

Mentre invece per anni l’intelligence interna aveva puntato il dito, nei suoi rapporti semestrali, sulla pericolosità dei gruppi autonomi dell’estrema sinistra, a cui venivano attribuiti semplicemente dei disordini, descrivendo il mondo dell’estrema destra tedesca, invece, come molto attivo ma non ugualmente pericoloso.

La controinfromazione sul caso NSU provocò quindi le dimisssioni del direttore federale della Bundesamt fùr Verfassungsschutz (Heinz Fromm) e di altri importanti funzionari.

Resta da capire se il processo di Monaco riuscirà a svelare nuovi restroscena di questa vicenda che presenta ancora molti lati oscuri, come per esempio lo strano suicidio dei due membri principali del gruppo terroristico e che cosa esattamente l’NSU abbia fatto dal 2007 al 2011.

 

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