Una prima veloce considerazione sul 14 Novembre in Italia
Il primo sciopero europeo della storia è andato in scena oggi. Doveva essere una giornata di lotta contro la crisi e tutto quello che gli sta attorno, dalla Troika all’austerità. E’ stata una grande giornata di mobilitazione in tutta Europa, anche in Italia.
Spagna, Grecia, Portogallo e Italia, i PIIGS scendono in piazza, ma non solo, infatti a Londra e Parigi ci sono stati grandi cortei. Un intero continente in mobilitazione.
Concentriamoci sul nostro Paese.
Se qualche giorno fa ci avessero raccontato di piazze strabordanti di studenti in tutta la penisola non so chi ci avrebbe scommesso un euro. La dottrina Monti e il tentativo d’annacquamento della giornata tentato dalla CGIL sembravano non dare molte speranze oltre quella di una giornata militante e di militanti.
Invece è successo qualcosa di molto forte, e molto bello: in tantissime città diverse migliaia di persone hanno deciso di dare nuova dignità al concetto di sciopero e sono state nelle strade per diverse ore, sfidando blocchi e divieti. I grandi protagonisti di questo 14 N italiano sono stati gli studenti medi.
Cortei che non si sono limitati a portare una sterile testimonianza di avversità al modello-Europa (sociale, politico ed economico) che ci vogliono imporre, ma che hanno praticato obiettivi e agitato conflitto.
A Roma un corteo di 50mila persone è stato brutalmente caricato dalla polizia che oltre a utilizzare il manganello e i lacrimogeni ha fermato e arrestato diversi manifestanti (5 che saranno processati per direttissima domani mattina).
Cariche, fermi e arresti sono stati la risposta diffusa di fronte alle richieste di un cambio di rotta.
E’ iniziato tutto a Brescia dove già di prima mattina 3 persone sono state fermate, messe agli arresti domiciliari e domani saranno processate per direttissima per aver fatto un blocco stradale.
A Torino sono stati messi in campo gli idranti.
A Milano lanciati lacrimogeni in centro città.
A Modena, Trento, Padova oltre che a Roma, Brescia, Milano e Torino ci sono stati tafferugli tra polizia e manifestanti.
Una giornata meravigliosa si è snodata dalle prime ore del giorno praticamente in tutta la penisola (importanti iniziative si sono svolte a Napoli e Palermo, ma anche a Perugia, Firenze,Bergamo, Vicenza ed Empoli) provando a dar nuovamente dignità e senso alla parola sciopero.
Le città sono state bloccate, le banche chiuse o occupate, le sedi di Equitalia sanzionate, le stazioni occupate e bloccate, ci si è riappropriati di reddito tramite la riappropriazione di spazi inutilizzati, si è provato a bloccare i flussi economici che sempre più governano le nostre vite.
Da un lato gli studenti, la loro degna, giusta e necessaria rabbia. Dall’altra lo sciopericchio CGIL che non solo non ha lasciato segno nella giornata di oggi, ma anzi ha provato a più riprese a contenere il disagio generazionale di chi non ha futuro. Prima la convocazione fuori tempo della giornata del 14 Novembre, poi la scelta di fare solo 4 ore di sciopero, poi le dichiarazioni contro la violenza.
Il più grande sindacato italiano dovrebbe finalmente decidere se vuole essere soggetto di difesa e rilancio dei diritti del lavoro, e quindi diventare soggetto di lotta come sta accadendo con altri sindacati in giro per l’Europa, o continuare a essere triste soggetto politico schiacciato tra le posizioni riformiste del centro sinistra e i poteri finanziari e padronali.
Oggi abbiamo, forse, visto nascere una nuova e scomposta soggettività politica giovane e rabbiosa.
Forse non si deve correre con le aspettative, ma il movimento degli studenti medi sta pian piano crescendo, numeri come quelli visti al terzo corteo annuale non si vedevano da un paio d’anni. La forza, il coraggio e la rabbia che hanno attraversato i cortei del 5 e del 12 ottobre e oggi 14 novembre sono una novità con la quale bisogna fare i conti, tutti.
Non so se il termine soggettività sia corretto. Non so nemmeno se è quello che immagino. Intuisco che nel vuoto di certezze, leader, e risposte esiste una generazione che trova nello spaccare gli schemi (e non solo) e nel caos le sue rivincite, si fa corpo comune, e si muove contro quello che non gli va.
Quest’anno al primo corteo studentesco le forze dell’ordine hanno cercato di dare un segnale duro, cariche pesanti e fermi in città. Questa cosa non ha fermato la crescita e la radicalità degli studenti.
Non saranno certo i tentavi elettoralistici delle realtà politiche istituzionali o le manganellate a fermare un fervore sociale come quello che sta esplodendo nel nostro Paese. La rabbia strisciante si sta sempre più manifestando.
E’ il tempo delle risposte e dei cambi radicali.
Piacerebbe a tutti che sia così come hai scritto andrea ma scusami, restando a Milano, lo sciopero è completamente fallito. La quantità di lavoratori che ha partecipato ai cortei era meno di 1/20 rispetto agli studenti, escludendo i prof in piazza meno di 1/50. Nonostante nel pubblico impiego e nel commercio la Cgil avesse proclamato 8 ore di sciopero nessun servizio è stato interrotto. Nella più grande azienda di Milano, Il Comune, l’adesione alla sciopero è stata inferiore al 5% e il corteo non è riuscito a riempire p.zza del duomo nemmeno per 1/5. Nessuna catena commerciale chiusa. Nessun ufficio comunale bloccato, nemmeno un preisdio o un picchetto alla entrate è stato effettuato in tutta Milano, per non parlare dell’adesione in super, iper e negozi. La partecipazione studentesca c’è stata, ma i lavoratori, tranne che per il San Raffaele, lo hanno completamente ignorato. Dura veritas sed veritas. Stefo