The Day After Tomorrow, una riflessione post elettorale
Il Movimento 5 Stelle è il primo partito alla Camera, il PDL è il partito con più senatori, il PD ha la maggioranza alla Camera grazie al premio di maggioranza per le coalizioni. In questo momento sembra abbastanza chiaro che Maroni e il centro destra continueranno a governare in Lombardia mentre il Centro Sinistra dovrebbe andare al governo in Lazio e Molise. I risultati elettorali ci dicono questo e solo questo? Cioè un freddo dato statistico che ci consegna un paese in cui il bipolarismo è stato spazzato e che un po’ grazie alla crescita di Grillo un po’ grazie ad una folle legge elettorale sembrerebbe andare verso l’ingovernabilità? Ma soprattutto a noi che stiamo in basso e a sinistra e che amiamo definirci movimenti cosa interessa del dato elettorale? Per mesi abbiamo detto o sentito dire che nessuno ci rappresenta e infatti credo che molti di noi non abbiano nemmeno votato alla politiche, mentre altri, per esempio io, hanno deciso che alle regionali era giusto votare e magari provare ad appoggiare un candidato. Una contraddizione apparente o reale che non cambia l’oggetto del contendere ovvero il senso della politica da palazzo nel 2013 in Italia o in generale nel 2013. Quindi cosa interessa ai movimenti? Non so cosa interessi agli altri ma per aprire una discussione a volte bisogna partire da se stessi e dalle proprie valutazioni. Così farò. Parto da un dato sensibile ed oggettivo : la “sinistra” istituzionale non esiste più. Con sinistra istituzionale intendo quello che sta a sinistra del PD. Tra SEL (e la sua tragica corsa alla governabilità), Rivoluzione Civile (meglio non esprimere giudizi), ed il resto, si fa fatica ad arrivare al 5% dei consensi. Un male? Si o No non bastano come risposte. Ed il si ed il no dipendono dalla lettura che uno fa. Una lettura possibile potrebbe essere quella per cui questi partiti avrebbero dovuto prendere i voti dalle persone che giornalmente lottano contro la cancellazione dei propri diritti e contro la cancellazione dei propri futuri.
Se questi soggetti dovevano intercettare il popolo della lotta per i Beni Comuni (dall’acqua alla cultura),se costoro avrebbero dovuto portarsi in dote le parole d’ordine dei mille movimenti che percorrono l’Italia da Sud a Nord e da Ovest ad Est, allora la risposta dovrebbe essere “Si, è un male” perchè significa che le lotte ed il popolo diffuso della sinistra è meno del 5% in Italia. Se la lettura che facciamo è che i soggetti istituzionali che pensano di intercettare il popolo diffuso della sinistra che lotta e si mobilita tutti i giorni sono totalmente incapaci, vecchi e lontani da queste persone allora la risposta è No non è male. Se le letture sono una somma non algebrica tra tutto ciò a cui si possono aggiungere svariate virgole, punti e post scriptum la risposta è che non è un male che questi soggetti oramai troppo lontani dalle lotte reali e dai problemi delle persone siano stati, nuovamente, massacrati a livello elettorale ma potrebbe essere un male il fatto che le migliaia di persone che tutti i giorni portano avanti lotte dal basso abbiano preferito votare per Grillo, invece di non votare.
Anche il voto regionale mostra il fallimento degli esperimenti della sinistra come Etico a Sinistra in Lombardia e da un segno di continuità con le politiche. Se osserviamo i dati della Val di Susa o dell’Emilia post terremoto o della Sardegna possiamo con grande evidenza osservare come il Movimento 5 Stelle sia o il primissimo partito in quei territori o male che vada il secondo staccato di uno sputo dal PD. La grande batosta di Sel e Etico a Sinistra nelle elezioni regionali lombarde però apre degli squarci ancora più profondi nella crisi della sinistra istituzionale in quanto è difficile “dare colpe al movimento 5 stelle” per la scarsità di consensi raggiunti poiché Grillo e soci in Lombardia sono attorno al 13% non oltre il 20% come tra camera e senato. Prima di provare a parlare del M5S, non del suo successo elettorale, ma dal significato sociale e politico che penso possa avere, provo a chiedermi dal giorno dopo domani cosa devono fare i movimenti per tornare ad essere un qualcosa di influente all’interno della vita politica e sociale di questo paese con un’ambizione maggioritaria. Dobbiamo anche capire cosa vuole dire essere influenti e maggioritari. Sia chiaro non credo che il lato elettorale dia un chiaro raffronto allo stato di forza dei movimenti, ma contemporaneamente da uno spaccato della società in cui viviamo e con cui ci confrontiamo, spaccato che non sembra sorridere particolarmente al movimento. E’ in mezzo a questi punti aperti che credo stia l’interesse da parte dei movimenti nel leggere il dato elettorale del 24 e 25 febbraio, nella necessità di aprire una riflessione nei modi di fare politica, nella capacità comunicativa che si ha, nell’incapacità di usare la rete come strumento di propaganda e nella necessità di leggere il reale e quello che è il nostro paese fuori dalle isole felici dell’autorganizzazione. La necessità di diventare maggioritari o la forza di costruire un conflitto sociale capace di trasformare il reale sono in una contraddizione apparente ma entrambi sono lontani dall’essere raggiunti.
Aggiungiamo argomenti per provare a finire il ragionamento a cui però non so dare una risposta, ma immagino che la risposta possa stare all’interno di un dibattito franco e collettivo. In questi giorni è uscito un interessante articolo sul boom elettorale del M5S di Wu Ming (http://www.internazionale.it/news/italia/2013/02/26/il-movimento-5-stelle-ha-difeso-il-sistema-2/) articolo che con semplicità descrive come la forza guidata da Grillo non si pone come elemento di rottura ma di stabilità. Allo stesso tempo racconta velocemente ma in maniera diretta la tecnica del “noi e voi” usata dal comico genovese e che è diventata verbo per i suoi adepti.
Milioni di persone hanno votato 5 Stelle per provare a cambiare e 5 Stelle ha giocato una partita quasi solitaria all’interno di un panorama politico squallido ed incapace non solo di dare risposte allo stomaco dei cittadini ma nemmeno di provare a farlo. Grillo usa slogan presi dalle lotte degli ultimi 30 anni, dal No Tav al Reddito di Cittadinanza, passando dalla democrazia diretta alla critica alle banche e porta a casa il risultato. Usa gli slogan senza sviluppare il discorso e così queste parole possono andare bene per destra e sinistra, così da poter strizzare l’occhio ai No Tav in Valle e parlare con Casa Pound a Roma. Ecco qui c’è un grosso errore Grillo e i 5 stelle non sono fascisti: il comico è sicuramente autoritario, ma sono un qualcosa in cui i fascisti potrebbero entrare senza problemi condividendo solo un programma ampio e vacuo. I Wu Ming parlano giustamente del M5S come forza normalizzante : io aggiungo un pezzettino non solo è una forza normalizzante ma è una forza politica stabilizzante, che in un certo verso asseconda le volontà dei mercati finanziaria che vorrebbe contestare (forse).
Perchè dico questo? Perchè l’instabilità al senato e la conseguente ingovernabilità del paese hanno permesso ai mercati già di dare i primi segnali di preoccupazione tanto da obbligare Berlusconi(l’uomo che la finanza internazionale non vorrebbe al governo) a tentare un accordo di larghe intese con il PD. I Democratici hanno rifiutato e provano l’assalto ad un accordo con Grillo. Qualunque cosa succederà il Pd dovrà cercare partner per trovare una stabilità di governo. Se il gioco riuscirà si fiaccherà l’opposizione parlamentare e contestualmente i sindacati (soprattutto la CGIL) e parte della popolazioni civili diventeranno soggetti silenti di fronte a qualunque scelta che il governo farà (cioè di fronte alla messa in pratica delle volontà dei poteri economici trans-nazionali, del FMI e della BCE), insomma una continuazione del clima imposto dal governo tecnico di Monti.
Se il M5S fallirà potrebbe succedere che senza un soggetto capace di canalizzare l’indignazione popolare, e dopo aver scoperto l’attivazione dal basso, diversi milioni di persone decidano di mobilitarsi in altra maniera. Una speranza più che una certezza. Chiudo questa prima lettura a caldo delle elezioni amministrative e nazionali dicendo che la nutrita schiera di partiti dell’estrema destra ha floppato più della sinistra. Non era facile, ma ci sono riusciti….e pensare che gli ultimi anni di storia elettorale europea poteva far sperare loro molto di più. Questa volta non possono nemmeno prendersela con la Lega, che per anni è stata vissuta per da tutti come anomalia politica nazionale, capace però di fermare l’emergere dei partiti come Fiamma Tricolore, Forza Nuova e robe del genere (quest’anno si era aggiunta anche Casa Pound Italia). Questo a dimostrare che siamo un paese tendenzialmente già a destra di suo e quindi fare i nazisti dell’Illinois non paga. Soprattutto fa paura immaginare che la deriva cultura e politica che in qualche maniera si rifà ad ideali fascitoidi non passa sicuramente dalla rappresentanza elettorale degli stessi citati sopra, ma nemmeno da un allargamento delle loro schiere. Continua, probabilmente, a passare per spazi di potere protetti e celati che attraversano le forze dell’ordine e i potentanti economici e politici. Che la democrazia rappresentativa, con i suoi strumenti e con i suoi pagliacci, fosse in crisi era sotto gli occhi di tutti. Ora che le maschere sono crollate, partendo da un ripensamento generale, bisogna costruire il futuro partendo dall’autogestione e dell’autogoverno dei territori, mettendo in discussione dal basso tutto ciò che sta in alto. Facile a dirsi, difficile realizzarlo, soprattuto finchè non ci sarà una presa di coscienza collettiva, presa di coscienza lontana quanto la forza elettorale del M5S.