Gli studenti non si fanno intimidire dalla questura
Gli studenti dell’Hajech e del Casc prendono parola in merito alle intimidazioni da parte della questura nei confronti dei ragazzi del collettivo Hajech.
Il 21 novembre scorso, gli studenti del liceo artistico statale di Brera, della sede di via Hajech, hanno deciso di occupare la scuola. Rivendicandosi l’occupazione sin da subito, il Collettivo Hajech scrisse un comunicato che esprimeva il significato di quell’occupazione sanzionando il governo italiano come un governo di banchieri e dimostrando la totale opposizione alle politiche di austerità.
La scuola è stata occupata alle prime luci dell’alba e gli studenti si sono prontamente barricati nell’atrio e al di fuori del portone principale serrando ogni possibile entrata e calando il primo striscione. Poco dopo, già si scorgeva il resto degli studenti che vengono da fuori Milano arrivare dinnanzi alla scuola e, dopo qualche ora di picchetto informativo, e presidiando le entrate il corpo studentesco in massa, è entrato all’interno dell’edificio per decidere insieme se portare avanti l’occupazione o provare ad usare un altro tipo di pratica. Intanto professori e personale ATA erano bloccati fuori dall’edificio.
Una volta che tutti gli studenti hanno scelto insieme di continuare ad occupare la scuola fino a che non li avrebbero sgomberati, l’occupazione ebbe inizio.
Dal primo giorno sono state fatte alcune assemblee pratiche per decidere quali collettivi si sarebbero creati durante quei giorni: il collettivo di attualità, il collettivo di writing, il collettivo musicale, i banchetti per l’autofinanziamento, il collettivo cinema e altri ancora… inoltre, durante quei giorni sono state tenute assemblee su varie tematiche: dalla storia di Dax (Davide Cesare, militante antifascista ucciso il 16 marzo del 2003 da due fratelli e dal loro padre dalle convinte tendenze fasciste), a un vero e proprio dibattito sulla crisi economica che ci condanna ad un’esistenza precaria.
Durante quei quattro giorni di occupazione si è cercato di spiegare e dare un senso a quella pratica spiegandone il suo significato di vera e propria esperienza di autogestione e non solo di forma di lotta.
Uno dei motivi per cui gli studenti hanno occupato è stata la protesta contro alcune strutture fatiscenti della scuola che, per mancanza di fondi alla scuola pubblica, non vengono ristrutturate.
Tuttavia, nonostante ciò, la preside dell’istituto ha avuto l’infelice idea di dare i nomi di coloro che erano stati individuati come i rappresentanti della protesta alla polizia, dando loro la colpa di quei danni. Gli studenti colpiti da quest’accusa sono stati naturalmente quelli facenti parte del Collettivo e stranamente gli stessi che fanno inoltre parte del Casc Lambrate del Collettivo Lambretta.
Dopo qualche mese dall’occupazione, gli studenti accusati sono stati chiamati a testimoniare in questura.
Le domande che sono state poste loro dai servi dello stato chiedevano chi fosse stato a rompere cosa e se l’avessero visto compiere l’atto in flagrante, cosa sia stato rotto e quale “ruolo” lo studente avesse durante l’occupazione. Dei sei ragazzi chiamati, una fra loro è stata chiamata ben due volte e l’ultima volta le è stato detto chiaramente che a settembre dovrà ripresentarsi. Inoltre, un’altra compagna del C. H. è stata accusata di danneggiamento, è stata intimorita ed è stata avvisata di dover stare attenta in futuro a quali posti frequentare, citando il Lambretta e la sua pessima influenza che questultimo avrebbe su di lei, secondo loro.
Del resto, ci ritroviamo sempre a dover affrontare la cruda verità di un paese dove i soldi pubblici vengono utilizzati per finanziare le Grandi Opere di pochi e dove la cultura e l’istruzione non vengono trattate come priorità bensì come aspetti di serie B. Non dimentichiamoci poi delle istituzioni che invece di ascoltare e rispondere alle richieste della cittadinanza minacciano e si bendano gli occhi.
Gli studenti nonostante le intimidazioni, convinti delle loro istanze e delle loro idee non si fermano. Le intimidazioni di questo genere non fanno che crescere la nostra voglia di antagonismo contro i poteri forti.
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