I nazi non sono “un partito come un altro”. L’omicidio di Atene parla anche a noi
Si chiamava Pavlos Fyssas, aveva 34 anni, faceva il cantante hip hop con il nome Killah P, era un antifascista e militava nell’organizzazione di sinistra Antarsya. Stanotte, in un quartiere periferico di Atene, è stato assassinato a coltellate dai neonazisti di Alba Dorata.
Un delitto infame, ma anche un delitto ampiamente annunciato, perché al di là di luogo, circostanza e identità della vittima era purtroppo soltanto questione di tempo perché l’escalation di violenze da parte del partito neonazista greco, Alba Dorata, sfociasse nell’omicidio. Aggressioni a migranti, gay e militanti della sinistra sono ormai all’ordine del giorno e soltanto una settimana fa è stata sfiorata la tragedia, allorché un gruppo di militanti del KKE (partito comunista greco) è stato aggredito a freddo e a suon di sprangate.
D’altronde, i neonazisti sono galvanizzati dal consenso che riescono a canalizzare in una Grecia devastata dalle politiche d’austerità della Troika (siedono in Parlamento e i sondaggi li danno al 13% delle intenzioni di voto) e dalle ampie complicità di cui godono all’interno della polizia greca. Insomma, sono un fenomeno in preoccupante crescita, come ci ricorda anche l’ottima inchiesta di Leonardo Bianchi, Nazisti sull’orlo del potere. Il caso Alba Dorata, pubblicata pochi giorni fa su MicroMega.
Alba Dorata è sicuramente un caso estremo, ma non certamente unico. In tutta Europa i movimenti neofascisti, neonazisti e razzisti trovano oggi nuovi spazi e a volte, appunto, riescono a riempirli, come ad esempio in Ungheria. Ed è per questo, anzitutto, che ci deve preoccupare quello che accade in Grecia e altrove, perché anche qui ci sono la crisi e le politiche d’austerità e anche qui ci sono spazi che si aprono per ideologie e gruppi nazifascisti. E il fatto che qui i gruppi militanti neofascisti e neonazisti siano allo stato tutto sommato piccoli e marginali non cambia di una virgola il problema, poiché anche Alba Dorata era fino a pochi anni fa soltanto un gruppuscolo insignificante, dalla consistenza organizzativa ed elettorale non dissimile da Forza Nuova.
Ed eccoci a noi, cioè al nostro problema. Già, perché anche il più distratto degli osservatori si è ormai accorto che vi è una certa inflazione di iniziative, manifestazioni e raduni di ispirazione nazifascista in Lombardia e nell’area metropolitana milanese. Loro vedono e sentono i nuovi spazi che si aprono e quindi si comportano di conseguenza. Ma quello che forse non stupisce, ma sicuramente preoccupa molto, è che a sinistra e, in generale, nell’opinione pubblica democratica sembrano essere venuti meno gli anticorpi, a tutto beneficio della banalizzazione e della sottovalutazione.
Non intendo certo aprire qui una riflessione sulle ragioni di questo stato di cose, che sono molteplici e peraltro stranote, dal tempo che passa al vuoto culturale a sinistra, ma voglio piuttosto insistere sulla ormai inderogabile necessità di ricostruire gli anticorpi, cioè l’antifascismo.
Ebbene sì, perché ultimamente succedono delle cose preoccupanti dalle nostre parti e alle consuete sottovalutazioni (“ma cosa vuoi che sia?”, “ma ignoriamoli”, “il fascismo è cosa di altri tempi” ecc. ecc.) si sono aggiunte nuove e più insidiose varianti, come i nazi sono “un partito come un altro” e quindi, in nome della libertà e della democrazia, si concedono spazi pubblici a iniziative nazifasciste, come è avvenuto di recente a Cantù. Cioè, intendiamoci, un conto è che lo facciano esponenti istituzionali provenienti da esperienze neofasciste, ma ben altra cosa è che lo facciano anche amministratori pubblici di formazione democratica, come il Sindaco di Cantù. E non importa un fico secco che il raduno di Forza Nuova a Cantù sia stato un mezzo fiasco o che il Sindaco, al di là delle tante chiacchiere, fosse soltanto interessato a un po’ di pubblicità personale (purché se ne parli, diceva qualcuno che se ne intendeva). No, importa che un altro argine sta cedendo, proprio quando ci sarebbe bisogno di ricostruire gli argini!
A proposito, siccome l’antifascismo non sembra più andare di moda, qualcuno ha pensato bene di osare il colpo grosso, come ha denunciato l’Osservatorio democratico sulle nuove destre: un concerto nazirock in pieno centro Milano, al Teatro Manzoni, il 16 dicembre prossimo. L’iniziativa è sempre del giro Lealtà Azione, cioè l’organizzazione di copertura milanese dei neonazisti Hammerskin, e i buoni uffici sono dei consiglieri provinciali dei Fratelli d’Italia, Turci e Capotosti. Insomma, come volevasi dimostrare, quando cedono gli argini…
Oggi ad Atene c’è dolore e rabbia tra gli antifascisti, nella sinistra, tra i democratici. Noi siamo vicini a loro. Ma non basta, dobbiamo fare la nostra parte qui. E questo significa anzitutto indicare e comprendere il problema, porre fine ai cedimenti culturali e politici, prima che sia troppo tardi, perché i nazisti e i fascisti non sono un “partito come un altro”.