Allarme russo, in Siberia incendi fuori controllo e inondazioni

Climate Change – La popolazione critica le autorità e invoca lo stato di emergenza nella regione di Irkutsk.

Incendi di proporzioni apocalittiche e alluvioni. È piena emergenza ambientale in Russia in queste ore. Nella regione di Irkutsk, in Siberia, a causa di una nuova violentissima inondazione sono state evacuate molte migliaia di persone. Secondo i soccorritori, centinaia di terreni agricoli e abitazioni sono finite sommerse dall’acqua. Le autostrade sono allagate, nei distretti di Shelekhovsky e Ziminsky, oltre 500 bambini e lavoratori sono stati evacuati da 4 colonie.

Sui social network i residenti locali raccontano la loro tragedia: «Raccogliamo le nostre poche cose e speriamo per il meglio», racconta Svetlana in un post. I meteorologi nei prossimi giorni prevedono ancora forti temporali e piogge e l’innalzamento del livello delle acque nei fiumi. «Cinque insediamenti (circa 4.400 persone) sono rimasti senza cibo» sostiene la protezione civile russa.

Secondo l’agenzia RIA Novosti, le autorità hanno evacuato parte degli abitanti di Baikalsk, dove a causa delle alluvioni esiste la minaccia di crollo della diga. La popolazione della zona è allo stremo e sta iniziando a protestare. I residenti locali dichiarano di non essere stati avvisati per tempo da parte delle autorità.

A fine giugno e inizio luglio, la prima ondata di inondazioni su larga scala aveva già colpito pesantemente la regione di Irkutsk. A seguito dell’alluvione anche dodici ponti erano stati distrutti. Più di un centinaio di insediamenti nell’area così come 20 mila abitazioni dove vivono 33 mila persone erano finite sott’acqua mentre erano stati 25 i morti.

Ma la situazione più grave in queste ore riguarda proprio la zona di Irkusk e la vicina Buriazia, oltre che Krasnoyarsk e la Yacuzia, dove a causa di violenti incendi propagatisi a partire dal 29 luglio è stato introdotto lo stato di emergenza. Attualmente gli incendi boschivi in Siberia hanno raggiunto circa 3 milioni di ettari di territorio: 147 incendi sono stati domati ma proseguono a svilupparsi più di 300 incendi boschivi nelle aree più difficili da raggiungere. Il maggior numero di incendi si registra nella regione di Irkutsk, dove sono attivi 59 incendi su un’area di 78.226 ettari. Nel territorio di Krasnoyarsk, sono attivi 47 incendi invece su un’area di 21.963 ettari, in Yakuzia 24 incendi su un’area di 1.403 ettari.

La popolazione locale si sente abbandonata a se stessa e chiede l’introduzione dello stato di emergenza in tutta la Siberia. Sul sito change.org la petizione per la sua introduzione immediata è stata firmata in poche ore da 800mila persone.

Malgrado ciò le autorità continuano a ripetere che la situazione è sotto controllo, almeno per quanto riguarda l’incolumità delle persone.

Con Vladimir Putin a mezzo servizio perché in vacanza in Crimea, la direzione delle operazioni di intervento e soccorso è stata assunta dal primo ministro Dmitry Medvedev, il quale ha chiesto l’intervento aggiuntivo del Ministero della Difesa e dell’esercito per domare gli incendi. Nella riunione di gabinetto tenutasi ieri a Krasnoyarsk, un’altra delle zone colpite dal fuoco, ieri Medveved ha garantito che stanzierà ulteriori fondi per rafforzare la lotta agli incendi boschivi in Siberia. Il ministero delle Risorse naturali della Federazione russa, Dmitry Kobylkin, ha proposto di aumentare i fondi per il soccorso e lo spegnimento degli incendi fino un importo di 2,5-3 miliardi di rubli (180 milioni di euro). Il ministero della Difesa invierà dei velivoli nel territorio di Krasnoyarsk per domare le fiamme. Nelle prossime ore 10 aerei IL-76 e 10 elicotteri del trasporto aereo dell’esercito russo voleranno su Krasnoyarsk.

Allo stesso tempo il premier non ha negato che la situazione resta molto critica: «La situazione è difficile, molte foreste stanno bruciando, coltri di fumo vengono osservati da numerosi insediamenti urbani», ha dichiarato Medvedev. «Le previsioni al momento purtroppo ci sono sfavorevoli», ha aggiunto.

di Yurii Colombo

dal Manifesto dell’1 agosto 2019

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