Emergenza Covid19 – Tra tutela della salute e aumento del controllo
Di ieri la notizia che la Lombardia ha messo a punto un sistema più rigido per controllare gli spostamenti, dopo che il governatore Fontana ha dichiarato il dovere di essere più rigorosi, già applicato da qualche giorno. Il meccanismo si basa sul controllo delle celle dei cellulari che studia i dati del traffico grazie alle compagnie telefoniche che hanno messo a disposizione le informazioni ricavate dai ripetitori, e l’indice dei segnali che si muovono da una cella all’altra della telefonia mobile. Il motivo è statistico: ricevere un’indicazione visiva di quanto i divieti siano rispettati. Rassicurano che il sistema preserva la privacy dei singoli: i dati ricavati sono relativi esclusivamente al numero complessivo degli spostamenti che si verificano in un determinato periodo, inoltre non è consentito tracciare il singolo cellulare.
Si aggiunge alle misure l’emanazione di una nuova autocertificazione, per dichiarare alle Forze dell’Ordine il motivo “urgente” dello spostamento, in caso di dichiarazione fasulla sotto la voce “non essere in quarantena”, si rischiano fino a 12 anni di carcere per reato contro la salute pubblica. Ci si chiede se sia possibile andare a fare una passeggiata, andare a correre o in bici. La risposta alla domanda rimane “da interpretare”: i vari articoli si contraddicono anche al loro stesso interno, viene emanato un decreto al giorno spesso e volentieri tanto lungo da scoraggiare i lettori e troppo pesante per essere scaricato.
All’11 marzo il decreto vigente consentiva le attività motorie all’aperto salvo il mantenimento del metro di distanza, tuttavia nel frattempo venivano sanzionati diversi ciclisti bloccati in strada. Oggi l’aggiornamento da parte della presidenza del Consiglio delle Faq conferma la possibilità di uscire per recarsi al lavoro, per emergenza sanitaria anche quando veterinaria, per fare la spesa, per portare a spasso il cane, per recarsi nelle attività commerciali ancora aperte, per sport (bicicletta compresa) anche nei parchi, e per una passeggiata non serve l’autocertoficazione, cosa di cui invece parevano convinte molte testate giornalistiche. Multa solo per chi guida un veicolo.
Nel frattempo, tuttavia, non mancano i casi di Polizia che, interpellata, vieta di uscire di casa anche per sport a meno di non possedere una certificazione medica che ne comprovi la necessità, e il capo della Protezione Civile dichiara ripetutamente in conferenza stampa doverosa l’esibizione dell’autocertoficazione per qualsiasi spostamento a piedi.
In molti siamo portati a ritenere profondamente giuste e necessarie le misure per quanto costrittive e i sanzionamenti, c’è chi anzi ne auspica una maggiore rigidità, a causa della presente situazione emergenziale: gli operatori sanitari sono stremati, i pazienti vengono collocati nei corridoi, le terapie intensive strabordano e negli ospedali (e tutti gli altri luoghi attrezzati per farne le veci) non ci sono più letti disponibili, I racconti e le testimonianze dei medici fanno davvero paura.
Ci si trova necessariamente di fronte ad una bilancia sui cui piatti in situazioni come questa sono posati libertà sociale e controllo sanitario, e nel mezzo ad appesantire l’una o l’altro sta la nostra rabbia, la nostra solitudine, umanità e un certo sentimento che, prolungato, ci fa percepire legate ai nostri polsi catene troppo strette.
L’irrinunciabile “Non perdiamo libertà per maggiore sicurezza” vissuto durante l’epidemia, inizia a vacillare. Si fa strada la paura che ci porterebbe ad avanzare proposte securitarie prima impensabili, e contemporaneamente la frustrazione per la reclusione e la prospettiva che questa si prolunghi a non finire, rendono talvolta intolleranti verso qualsiasi nuova manovra minimamente volta verso il securitarismo.
Dodici anni di carcere appaiono difficilmente accettabili (come se si volesse entrare in un discorso più ampio la misura carceraria stessa), così come la multa per essere soltanto usciti di casa o aver osato prendere la bici, tuttavia si tratta di episodi isolati e non conformi ai decreti governati.
L’incognita quindi rimane se saremo ancora disposti a sottostare al decreto di domani, poiché il nuovo meccanismo di controllo, speranzosamente solo statistico, degli spostamenti non fa presagire un attenuamento delle misure anti-contagio. E forse, questo sistema ricorda un po’ troppo quello usato dai capitalisti della sorveglianza, che usano il raccoglimento di dati grazie a politiche sulla privacy a dir poco rocambolesche per il controllo di massa, e la vendita di questi ultimi per perfezionare la proposta di beni non necessari aumentandone le vendite, fino a degenerare in dinamiche commerciali a danno della salute stessa dei consumatori.
Norme più restrittive potrebbero risultare vitali per la salute della nostra società, oppure estremamente dannose. Si potrebbe far strada il timore di avere troppa paura per reagire, e maggiori obblighi potrebbero guarire il dramma che stiamo vivendo.
Le domande che tutt* ci poniamo sono le seguenti: fino a dove ci spingeremo? Cosa porterà questa quarantena? Si arriverà a una fine? Le risposte ancora non si trovano ma di una cosa siamo certi, la luce in fondo al tunnel è ancora molto lontana.
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