Milano – Scuola in piazza dopo il lungo stop Covid
Più di un migliaio questa mattina in piazza.
Lo ripetiamo ancora una volta.
Non era e non è facile.
Non era e non è facile come non lo è stato in questi mesi. Portare persone in piazza districandosi tra le maglie molto strette della legislazione sull’ordine pubblico imposta dall’emergenza Covid. Col rischio concreto di essere travolti, come già successo altre volte, da un mare di multe. E con un’epidemia ancora in corso (e con numeri tuttora molto preoccupanti) l’equilibrismo tra diritto e necessità di manifestare e tutelare la salute di tutti è sempre complicato.
Dopo questa sempre necessaria premessa si può affermare che la mobilitazione di questa mattina sul tema della scuola è riuscita.
Una mobilitazione che ha unito sia lavoratori in sciopero (indetto dai sindacati di base tra cui Adl Cobas) che studenti e studentesse delle scuole superiori e partita alle 9,30 in largo Cairoli, luogo storico di partenza di tante mobilitazioni studentesche.
Qui alcuni studenti sono saliti sul monumento equestre dedicato a Garibaldi e hanno esposto uno striscione che recita: “Vogliamo essere liberi di vivere una scuola accessibile e sicura” mentre altri si sono messi in ginocchio alla base della statua mettendo in scena la situazione in cui versa l’istruzione pubblica nel nostro paese, per l’appunto…in ginocchio.
Poi, lentamente, la mobilitazione si è spostata verso piazza Duomo in quello che potrebbe essere definito un corteo-non corteo frutto, anche questo, delle leggi emergenziali dell’era Covid.
Uno dei temi più importanti di cui si è discusso in piazza è quello della necessità di stabilizzare definitivamente la gigantesca zona grigia rappresentata dal precariato. Un precariato sul quale il mondo della scuola si basa da tempo immemorabile per tappare i mille buchi che lo caratterizzano e risolvere, all’ultimo minuto, i problemi che emergono ogni anno in autunno. Un precariato che, come nel mondo della sanità, dopo questa emergenza meriterebbe di essere stabilizzato con contratti dignitosi una volta per tutte.
In Duomo, sotto scrosci di pioggia e un cielo plumbeo, è andato in scena il secondo atto simbolico della giornata con una sorta di funerale della scuola pubblica con giovanissimi studenti e studentesse che hanno esposto delle bare di cartone che portavano i nomi ISTRUZIONE e SOCIALITA’. Bare issate sul monumento di Vittorio Emanuele mentre altri ragazzi esponevano un secondo striscione molto esplicito che recitava: “Assassini della scuola pubblica”.
Sì, perché se c’è una cosa che la pandemia ha reso evidente, se ancora ce ne fosse stato bisogno, è che decenni di tagli all’istruzione così come alla sanità pubblica hanno messo in ginocchio questi settori portando il paese sull’orlo del baratro, il tutto mentre i privati si arricchivano e molti tessevano le lodi del sistema basato sulla “sussidiarietà” (ovvero attività redditizie affidate ai privati e attività in perdita affidate al pubblico) di cui la Lombardia è sempre stata indiscussa capofila.
Al termine della mobilitazione una delegazione sarà ricevuta in Prefettura per segnalare i tanti problemi e disfunzioni emersi in queste due prime settimane di riapertura delle scuole sia in termini di sicurezza (con un numero in costante di classi in quarantena) che di coperture delle classi da parte dei docenti.
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