Ghostbusters legacy – cinezam – 23 gennaio
Ghostbusters legacy
23 gennaio ore 21
cinezam
via Sant’Abbondio 4
Due notizie raggiungono quasi contemporaneamente Trevor, Phoebe e la loro mamma: la morte del nonno che non hanno mai conosciuto e l’ingiunzione di sfratto. Caricare in macchina tutto ciò che hanno e trasferirsi nella vecchia fattoria del nonno sembra dunque l’unica opzione possibile. Sperduta nel bel mezzo del nulla, in una zona quotidianamente scossa da inspiegabili terremoti, la nuova casa, come ogni vecchia magione che si rispetti, pullula di segreti: strani rilevatori di energia, nascondigli nel pavimento, e una curiosa automobile, coperta di polvere, targata Ecto-1.
Le ragioni della riproposta del cult di Ivan Reitman alla generazione di Stranger Things affondano com’è ovvio nella sfera economica e in una complessa rete di previsioni a tanti zeri, ma ciò non ci impedisce di reagire da romantici e vedere in quest’operazione la salutare costruzione di un ponte tra generazioni, che si può percorrere in entrambi i sensi di marcia, dal classico del 1984 ad oggi oppure all’indietro, per andare a disseppellire un antico tesoro sepolto, intercettando vere e proprie apparizioni, fantasmatiche e sorprendenti.
D’altronde Ghostbusters: Legacy è anche questo: un passaggio di testimone da padre a figlio, in sede di regia, e un viaggio del secondo nel tempo del primo, attraverso un lavoro sulle fonti – le VHS, le clip incorporate da YouTube, col riposizionamento semantico che comporta – che entrano organicamente a far parte della materia del film, in uno scambio tra analogico e digitale che è presente in tutto il testo e nel sottotesto tematico, e si traduce visivamente in un’estetica steampunk, che combina anacronistico e contemporaneo.
Un ritorno ben giocato, dunque, perché presentato come un’esperienza nella quale scoperta e riscoperta convivono felicemente, per pubblici diversi, grazie anche alle giuste intuizioni di scrittura, che guardano a classici più recenti come “Spiderwick” (il trasferimento nella magione diroccata dovuto ai problemi di famiglia e in particolare alla latitanza della figura paterna) o anche “Jumanji”, citato nella scena del Walmart, per il ruolo degli oggetti che consentono la transizione e per il modo in cui gli elementi originari, pur rimanendo gli stessi (tornano infatti Gozer, il Mastro di Chiavi, il Guardia di Porta, ma anche Ivo Shandor e l’omino di Marshmallow), dimostrano di poter sopportare felicemente sempre nuove incarnazioni.
Ogni generazione, insomma, può avere i suoi Ghostbusters, ci dice il film di Jason Reitman, perché il mondo ne avrà sempre bisogno. Ieri erano Peter, Ray, Egon e Winston, oggi sono la giovanissima Phoebe, che adora la scienza, suo fratello Finn “Trevor” Wolfhard, che di soprannaturale ha già sentito parlare altrove, alle prese con il Sottosopra, e la bella Lucky e il simpatico Podcast, i cui file audio serviranno forse un giorno come fonti storiche orali in una nuova avventura.
C’È UNA NUOVA GENERAZIONE DI ACCHIAPPAFANTASMI, TRENT’ANNI DOPO.
Trent’anni dopo gli eventi narrati in Ghostbusters 2, Callie Spengler si trasferisce con i due figli Trevor e Phoebe (nipoti di Egon) in campagna, presso la cittadina di Summerville, dove nonno Egon ha lasciato loro la proprietà di una fattoria semidiroccata. Qui, i due ragazzi scoprono man mano il legame che li unisce al nonno e quindi a tutta la squadra di Acchiappafantasmi di cui il dr. Spengler faceva parte, formata ovviamente anche dai dottori Venkman, Stantz e Zeddermore. Contestualmente, sembra che ci sia una certa agitazione sotto terra, proprio al di sotto di Summerville, che ogni giorno sperimenta scosse di assestamento e tremolii nonostante non sia costruita sopra una faglia sismica. Aiutati anche da un loro insegnante di scuola, il professor Grooberson, Trevor e Phoebe iniziano a indagare su questo mistero che, forse, non è del tutto scollegato dalla professione del loro celebre nonno.
Per la regia di Jason Reitman, figlio di quell’Ivan che firmò i primi due – indimenticabili – capitoli degli anni 80, tornano per la terza volta su schermo i Ghostbusters originali tranne il compianto Harold Ramis, scomparso nel 2014.
Il film è quindi un vero e proprio sequel più che un reboot o uno spinoff, perfettamente in continuità con la storia raccontata nei primi due film di cui, anzi, alcuni attori presenti in questa nuova produzione si sono dichiarati fan assoluti (come lo stesso Reitman, che al netto del coinvolgimento famigliare con il franchise, ha assicurato di adorare il mondo di Ghostbusters quanto chiunque sia cresciuto negli anni 80).
Il regista ha anche dichiarato che questo film gioco forza non farà menzione del Ghostbusters girato nel 2016, il reboot al femminile diretto da Paul Feig.
Riprendono quindi dopo trent’anni i rispettivi ruoli Bill Murray, Dan Aykroyd ed Ernie Hudson ma sono parte integrante della rimpatriata anche Sigourney Weaver e Annie Potts (è la segretaria Janine, personaggio amatissimo dai fan del franchise). I veterani, però, fungono da rinforzo ai nuovi protagonisti di questo terzo/quarto (se si conta anche il film del 2016) capitolo della serie perché in realtà i ruoli principali – quelli dei due fratelli Spengler Trevor e Callie – sono ricoperti da Finn Wolfhard e Mckenna Grace. Nelle vesti della loro madre Phoebe troviamo Carrie Coon e infine c’è Paul Rudd nella parte del prof. Grooberson.