Cavezzo, la solidarietà da Milano. Continua la raccolta a Zam!

Il nostro viaggio inizia qualche giorno fa, quando, dopo la più devastante tra le innumerevoli scosse di terremoto che hanno sconvolto la bassa emiliana, decidiamo rapidamente di raccogliere gli appelli che arrivano dalle zone colpite e di dare luogo a una raccolta di materiale a sostegno della popolazione.

Sin da giovedì 31 maggio, primo giorno dell’attivazione del punto di raccolta, arrivano a ZAM persone solidali di ogni tipo, da amici e compagni di vecchia data a famiglie e persone anziane del quartiere, la cui voglia di aiutare ci fa da stimolo per rendere la nostra iniziativa più efficace e organizzata possibile. Come da nostre indicazioni, portano cibo, acqua, sacchi a pelo, tende, coperte, giochi per bambini, prodotti per igiene personale, vestiti e vettovaglie.

Dopo numerose telefonate con i compagni di vari centri sociali emiliani, tutti in prima fila nelle operazioni di soccorso dal basso degli sfollati, e delle Brigate di Solidarietà Attiva, in azione nel campo di Cavezzo, definiamo le due tappe di quello che sarà il nostro primo e probabilmente non ultimo viaggio nelle aree devastate dal terremoto: ci recheremo presso il centro sociale Laboratorio AQ 16 di Reggio Emilia a portare articoli da campeggio, come da loro richiesta, e successivamente il resto del carico al campo di Cavezzo.

Il nostro gruppo, composto da 2 compagne e 4 compagni, si muoverà lunedì 4 giugno con un furgone e una macchina d’appoggio.

Le premesse sono poco incoraggianti: la sera prima laggiù c’è stata una forte scossa che abbiamo avvertito fino a Milano e sono inoltre previsti temporali; tuttavia, queste notizie non fanno che aumentare la nostra determinazione a fare qualcosa di utile e concreto per quella popolazione.

Partiamo da Milano verso le 11, dopo aver ordinato il materiale in base alle varie tipologie di utilizzo e caricato pressoché totalmente il furgone, e approdiamo verso le 13 al Laboratorio AQ16, dove veniamo accolti da dei compagni che sotto la pioggia ci aiutano a scaricare parte dei viveri e con cui siamo felici di scambiare quattro chiacchiere. Ci mostrano il loro centro sociale, molto accogliente e ben organizzato, e la sala dei concerti che hanno temporaneamente adibito a magazzino per via di questa emergenza. Ci spiegano che nella provincia di Reggio Emilia il terremoto è stato avvertito intensamente, ma che le devastazioni sono state più contenute rispetto alla provincia di Modena, dove la situazione è decisamente più critica, anche se tuttavia pure lì ci sono diversi sfollati. Purtroppo il tempo stringe e siamo costretti a rifiutare l’invito a pranzo dei compagni reggiani per proseguire il nostro tragitto verso il cuore del territorio colpito dal sisma.

Usciti dall’autostrada a Modena Nord, prendiamo la statale 12 in direzione nord e, man mano che la percorriamo, i segni del terremoto si fanno via via più evidenti. Si notano diverse abitazioni con crepe sui muri e tetti sfondati, e in quasi tutti i cortili e giardini sono state montate delle tende. Poco prima delle 15 siamo a Cavezzo e sembra davvero di percorrere uno scenario di guerra: quasi tutte le case sono transennate per pericolo di crolli, diversi edifici sono distrutti parzialmente o totalmente, alcune autovetture parcheggiate hanno i vetri rotti e la carrozzeria danneggiata da pietre, molte strade sono bloccate perché considerate inagibili e gran parte degli spazi di verde pubblico sono disseminati di tende e piccoli accampamenti. I compagni delle Brigate di Solidarietà Attiva prestano il loro servizio in un campo che in parte è gestito dalla Protezione Civile e in parte è sorto in maniera autorganizzata, perché non tutti hanno trovato posto nelle ordinate tende blu installate dall’ente di soccorso statale e si sono dovuti arrangiare dormendo in tende da campeggio o nelle macchine parcheggiate. Per una precisa e consapevole scelta politica, le BSA non sono accreditate presso la Protezione Civile, e per questo motivo sono a malapena tollerate dai dirigenti di tale ente, tuttavia questa scelta consente loro di operare in piena autonomia, praticando e favorendo l’autogestione dei volontari e degli ospiti del campo. Ci spiegano infatti che il loro intervento cerca di coprire le lacune causate dalla rigidità e dalla burocratizzazione degli organi istituzionali, i quali non sono ancora stati in grado di soddisfare l’esigenza abitativa di tutti i bisognosi, non hanno allestito una cucina sufficiente a coprire il numero di pasti necessario e stanno trascurando tutte le mini-tendopoli che i cittadini hanno allestito presso i giardini di loro proprietà e nei condomini. Inoltre, i servizi da loro offerti sono in gran parte rivolti a soddisfare esigenze primarie ma non il bisogno di socialità che in una situazione come questa è di grande importanza. Le BSA, pertanto, insieme ai compagni delle Fasce Rosse e di Rifondazione Comunista, hanno allestito una cucina da campo, una ludoteca per bambini e uno spazio di aggregazione. In aggiunta hanno approntato un servizio volante per portare generi di prima necessità nei piccoli campi improvvisati, che sono sparsi per tutto il territorio e spesso sono carenti di materiale di ogni genere, dai vestiti alle torce, al cibo.


Notiamo da subito una forte presenza di anziani e di stranieri (tra cui molti bimbi) e una compagna delle BSA ci dice infatti che buona parte della popolazione dei campi appartiene a fasce deboli, che non dispongono di un giardino né di un camper, una roulotte o di un qualsiasi pezzetto di terra in cui accamparsi. Appare evidente come la violenza con cui colpisce un terremoto sia inversamente proporzionale al ceto sociale dei cittadini. Ne abbiamo avuto la prova con i lavoratori, a dimostrazione del fatto che il maggior numero delle vittime si è avuto tra operai e contadini, e ne abbiamo conferma anche per quanto riguarda gli sfollati, per i quali una condizione economica sfavorevole comporta immancabilmente un disagio più grande. Tuttavia veniamo a conoscenza del fatto che vi è grande solidarietà tra la gente, e spesso chi ha la fortuna di avere un giardino di proprietà lo mette a disposizione degli altri per piantare le tende, chi ha le disponibilità economiche per affittare bagni chimici li condivide con il vicinato e molte famiglie rifiutano gli aiuti materiali se hanno la possibilità di fare la spesa, chiedendo di riservarli a chi ne ha davvero necessità. Alcuni volontari che vivono in paese ci dicono di aver avuto la propria abitazione risparmiata, ma ciò nonostante passano 24 ore su 24 al campo per aiutare i propri concittadini più sfortunati. A costo di cadere nella retorica, bisogna dire che gli sfollati di Cavezzo non sono soltanto un esempio di dignità e compostezza ma anche di un’enorme volontà di risollevarsi grazie all’autorganizzazione e alla solidarietà dal basso. Ben prima degli interventi della Protezione Civile la gente del posto stava già allestendo le prime postazioni di soccorso, e i compagni presenti nel campo ci informano inoltre di quanto la maggioranza dei presenti si sia mostrata fermamente contraria ai propositi delle forze dell’ordine e degli altri enti pubblici di chiudere il campo rendendo obbligatori pass e documenti, cosa che renderebbe difficile l’intervento di volontari non accreditati presso la Protezione Civile e rischierebbe di privare del sostegno i cittadini stranieri privi di permesso di soggiorno, se non addirittura i locali che avessero perduto i loro documenti durante il sisma. Nonostante queste voci, non abbiamo avvertito una forte militarizzazione nella zona, anche se non sappiamo come sia da altre parti e quali saranno gli sviluppi futuri, date le notizie di sciacallaggi che arrivano da alcune zone. Pare comunque che alcuni compagni stiano valutando l’idea di fare delle squadre per vigilare sulle strade e le abitazioni deserte, con lo scopo di non lasciare il controllo del territorio esclusivamente in mano alle forze dell’ordine che, ricordiamo quanto successo a L’Aquila, sembra preferiscano dare qualche capro espiatorio in pasto alla stampa piuttosto che evitare questo spiacevole fenomeno.

Dopo aver portato gran parte del materiale presso la locale sezione “Carlo Giuliani” del PRC e aver distribuito il resto al campo, lasciamo i compagni delle BSA e gli altri volontari al loro lavoro per tornare a Milano. Prima di salutarci, ci dettano una lista aggiornata delle cose che servono e ci ribadiscono la necessità di un impegno a lungo termine, perché purtroppo la situazione d’emergenza si protrarrà ancora per mesi, e quando caleranno i riflettori sarà ancora necessario portare la nostra solidarietà diretta.

Ricordiamo quindi che il nostro punto di raccolta materiale va avanti tutti i giorni dalle 17.00 alle 20.00 presso ZAM – via Olgiati 12 Milano.

Le tipologie di materiale richiesto attualmente sono le seguenti:

 

– INDUMENTI INTIMI (NUOVI) PER UOMO/DONNA/BAMBINO (MUTANDE, REGGISENI, CANOTTIERE, CALZE)

– CIABATTE

– PRODOTTI PER RASATURA (LAMETTE, RASOI, SCHIUMA DA BARBA)

– PROFILATTICI

– SPRAY ANTIZANZARE

– PROFILATTICI

– CREME SOLARI

– SPECCHI (DI PICCOLE DIMENSIONI)

– MEDICAZIONI

– CARTA IGIENICA

– SAPONE

– ASSORBENTI

– PANNOLONI PER ANZIANI

– TORCE A PILE + PILE

– SCOPE E PALETTE

– SECCHI

– DETERSIVI

– GEL IGIENIZZANTE PER MANI

– SACCHETTI DI NYLON

– SACCHI NERI

– STENDINI E MOLLETTE

– TELI CERATI

– VARIE FERRAMENTA

– SCATOLONI E CESTE

– SEDIE E TAVOLI (PIEGHEVOLI)

– ESTINTORI

– MATERASSI/MATERASSI GONFIABILI

– TENDE

– SACCHI A PELO

– TAPPETI

– CUSCINI

– LENZUOLA

– ASCIUGAMANI

– ACQUA IN BOTTIGLIA

– CIBO IN SCATOLA NON DEPERIBILE

 

Ci raccomandiamo di attenervi alle indicazioni sul materiale da portare a ZAM.

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