Educare alla libertà

liberta-di-pensieroPer cambiare il mondo dobbiamo prima cambiare noi stess*

Da circa 10 anni lavoro con adolescenti, nelle scuole e nei contesti dell’aggregazione informale. Il mio percorso lavorativo è sempre stato centrato sull’area della formazione e della promozione del benessere, da alcuni anni cerco di lavorare più che posso (quanto me lo permettono i finanziamenti pubblici alle associazioni e alle scuole con cui lavoro) sulle sostanze stupefacenti e sull’identità di genere. Faccio politica in collettivi misti da ben prima di diventare operatrice sociale, e anche in questo contesto da qualche anno ho cominciato a concentrarmi sulle questioni di genere e sulle dinamiche relazionali come lente attraverso cui guardare il mio agire quotidiano.

Non sono una teorica, non lo sono mai stata, sono una che ha bisogno dell’aiuto delle sue compagne o dei colleghi per dare un nome alle cose che fa, sono una che la competenza se la costruisce con l’esperienza, con la pratica, sperimentando e anche sbagliando, sia nella politica che nel lavoro. Sbagliare è inevitabile quando il tuo lavoro sono le persone, giovani o meno giovani, quando il tuo obiettivo è la crescita, la consapevolezza, la responsabilità, la conoscenza. Sbagliare è inevitabile, dobbiamo saperlo ammettere e dobbiamo saper imparare da questo.

Per anni ho vissuto con dei posizionamenti ideologici molto forti, sul femminismo, sulla violenza di genere, sull’omofobia, sulla sessualità, ma ho cominciato a capire davvero qualcosa quando ho vissuto, nel bene e nel male, alcune delle cose di cui parlavo. Sono una che legge, parla e ascolta tanto. Ho imparato l’empatia con persone molto diverse da me, ho imparato il non giudizio, ho imparato che la verità non è mai una sola, ho imparato che non è con le punizioni che si migliorano le persone, ho imparato che non è con la repressione che si cancellano alcune idee, o comportamenti, hi imparato a parlare anche delle cose scomode, ho imparato a guardare gli/le altr* attraverso occhi diversi, ho imparato a cercare i perchè delle cose.
Ho imparato che ogni individuo è una persona, ma che ogni persona esiste solo in relazione alle altre persone, agli altri individui.

E allora ho cominciato a chiedermi davvero che cosa si può fare per fermare la violenza di genere, per diminuire i contagi di Aids, o altre malattie sessualmente trasmissibili, per superare la paura del diverso, per non sentire più la minaccia dello straniero.

Io credo che dobbiamo imparare ad educare, e a educarci, alla libertà.

Alla libertà di ciò che siamo, alla libertà di ciò che sono gli altri, alla libertà di ciò che vogliamo diventare, di come vogliamo essere, presentarci, mostrarci, alla libertà di come vogliamo usare il nostro corpo, alla libertà di condividere le nostre vite con altr*, alla libertà di scegliere come costruire una o tante famiglie, alla libertà di prenderci cura delle persone con cui condividiamo qualcosa, alla libertà di mostrarci fragili e insicur*, alla libertà di andare oltre ai limiti e di varcare confini, alla libertà di accettare scelte diverse, alla libertà di prendere delle posizioni, alla libertà delle relazioni che scegliamo per noi stess*, alla libertà delle differenze, alla libertà delle emozioni, alla libertà di dire no, alla libertà di essere felici.
C’è molta paura quando si parla di libertà.

Su ognuno di noi pesano delle aspettative. Le hanno i nostri genitori, le hanno gli insegnanti che incontriamo nelle scuole, la hanno i datori di lavoro, le hanno gli amici e le amiche, le hanno i partner, le ha la famiglia, le hanno i compagni e le compagne di strada, le ha la società in cui viviamo che ci chiede di essere “adeguat*” sempre. Noi stiamo strett* dentro ai nostri ruoli, spesso passiv* come se non potesse essere altrimenti. Stiamo ferm* dentro alle regole, dentro alle norme culturali, dentro alle forme e alle strutture che conosciamo, che ci danno sicurezza. Noi abbiamo delle aspettative su noi stess* e valutiamo il nostro essere con il metro del giudizio degli altr*, noi crediamo a quello chegli altre* ci dicono.

La libertà è confusione, e la confusione fa paura.

Ma la confusione, se consapevole, se curata, è generatrice di cambiamenti, di conoscenza, di consapevolezza.
E allora io penso che prima di tutto dobbiamo imparare noi stess*, da noi stess*: conoscerci, scoprirci, accettarci, buttarci a capofitto nella nostra confusione. Riconoscere i nostri errori, ma anche le nostre qualità, smettere di fingere modestia e vivere con umiltà. Io non ho risposte, non ho soluzioni, ho incominciato a interrogare me stessa sulla mia vita, sui miei desideri, sul mio corpo, sulle mie scelte e ho dovuto scontrarmi con la realtà, la mia, la distanza fra la pratica e la teoria, fra come mi rappresentavo e come ero, fra quello che avevo e quello che desideravo. E’ lavorando su noi stesse che possiamo imparare, col tempo, a stare con l’altro da noi.

Imparare a curare le relazioni non vuol dire trasformarsi in crocerossine, non vuol dire accettare tutto e tutt* . Per me vuol dire imparare prima di tutto un linguaggio che non sia di per sé discriminate e intriso di pregiudizi e di quella cultura normativa alla quale diciamo di volerci opporre. Vuol dire imparare a costruire legami senza perdere le nostre identità, vuol dire riuscire ad essere assertiv* senza essere sottomess*, vuol dire esserci ma pretendere anche che gli/le altr* ci siano per noi. Imparare a chiedere e a dare per quanto ci è possibile, per quanto è lecito, legittimo e possibile per ognun*.

Vivere la propria sessualità liberamente vuol dire imparare a prenderci cura di noi, dei nostri corpi, riconoscere ciò che ci piace, ciò che vogliamo e cosa invece no. Vuol dire imparare il consenso, sia dato che ricevuto, vuol dire non vergognarci perché il sesso è una cosa bella e come tale va vissuto, in sicurezza, nel rispetto di noi stess* e delle persone con cui ci troviamo. Non ci sono limiti se non quelli che ci poniamo noi, alcuni di essi sono necessari altri sono del tutto superflui. Imparare ad esprimere i desideri, anche quelli sessuali, senza imporli. Quale che sia il tuo orientamento sessuale, se ne hai uno, il tuo aspetto, la tua identità, quella con cui sei nat* o quella in cui ti trovi meglio,quale che sia il tuo corpo, la tua famiglia, la tua religione. Senza regole scritte, senza costringerci nei dogmi, senza perdere la fantasia.
Imparare tutto questo vuol dire diventare adulti liber*.

Insegnare tutto questo nelle scuole vuol dire crescere adulti liber*.

Sembra tutto così semplice … sembra impossibile che qualcun* possa non pensarla così. Perché dovrebbe esserci opposizione e conflitto su questo?

Eppure …
http://testadelserpente.wordpress.com/…/gender-nelle-scuol…/
http://www.famigliacristiana.it/…/dodici-strumenti-di-autod…
http://www.ilfattoquotidiano.it/…/nozze-gay-giovan…/1239851/
http://www.famigliacristiana.it/…/dodici-strumenti-di-autod…
http://www.milano.forzanuova.info/…/prosegue-la-campagna-co…

Potrei andare avanti ancora, ma non lo faccio. Basta guardarsi intorno per vedere quanto siamo lontani dalla libertà.
E allora oggi, ancora più che mai, dobbiamo prendere in mano le nostre vite, dobbiamo abbandonare la passività delle regole e abbandonarci alla gioia delle nostre fragilità, del ciò che siamo invece del ciò che dobbiamo essere, dobbiamo dimenticare i tabù, dobbiamo essere liber* di parlare di tutto, dei corpi, dei desideri, del piacere, della ricerca, della sperimentazione, dell’apertura, della confusione, della paura, degli errori.
Oggi più che mai dobbiamo imparare la coerenza, dobbiamo mettere in gioco noi stess* e i nostri corpi, dobbiamo cambiare e dobbiamo farlo davvero, perché di parole ne sono state spese già troppe.

“Soumis à notre sort, on oublie qu’la vie est mouvement 
Que la force issue d’un idéal ou d’une volonté 
Transcende tous les schémas établis 
Qu’les barrières sont dans nos crânes 
Qu’on est seuls à pouvoir les virer, s’libérer 
En laissant notre coeur s’émouvoir 
Trop portés sur l’extérieur 
Et à force de vouloir être comme tout le monde 
Peu sont quelqu’un en fin d’compte 
On d’vient c’qu’on nous montre 
Au lieu d’être c’qu’on est 

Car changer le monde commence par se changer soi-même 
Changer le monde commence par se changer soi-même
Keny Arkana “Entre les lignes: cluée au sol”

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