DDL Stabilità: il 14 Novembre la piazza aveva ragione
E’ timidamente apparsa sulle pagine di un solo quotidiano la notizia sull’approvazione del nuovo DDL Stabilità.
In questi mesi di governo non legittimo, abbiamo assistito all’approvazione di misure da mal di pancia, leggi dettate dall’austerity che ci stanno rovinando la vita.
Noi, quella parte di popolazione che non ha affatto tirato un sospiro di sollievo all’arrivo del presidente Monti, che ha continuato a dire a gran voce che l’austerità è un macigno che i ricchissimi potenti non devono sostenere,noi, a cui sono chiesti sacrifici per un miglioramento che non vedremo mai, sappiamo perché una notizia tanto importante non è la prima nelle testate.
Se ci si pensa un attimo, non è poi così complicato. Usciamo da un periodo in cui il dissenso sociale si è manifestato con forza e determinazione: pensiamo ai minatori del Sulcis, alla protesta dell’Ilva a Taranto, che ha visto cortei fiume per la città, nonostante il tentativo mediatico di offuscarli, agli scioperi del settore dei trasporti in fallimento, alle azioni di malcontento dei lavoratori del settore della sanità, di cui, tra le altre cose, è stata proposta senza vergogna la privatizzazione, e infine pensiamo agli studenti, scesi in campo nelle principali città italiane.
Loro,insieme a tutti noi, il 5 ottobre e poi il 14 novembre erano in piazza contro le politiche decise a livello sovranazionale imposte da governi di tecnocrati che eseguono freddamente le direttive emanate dalla BCE, FMI e UE.
Le misure prese dal governo portano al totale sfascio dello stato sociale e si accompagnano alla follia del decreto Profumo, delle leggi come l’Aprea e di tutto quel rigore che si pretende dai settori che dovrebbero garantire la vivibilità in un paese (scuola, sanità, lavoro).
Il monito lanciato il 14 novembre era ed è una luce dentro la nebbia che la classe dirigente vorrebbe creare per non rispondere di colpi bassi come questo decreto stabilità.Una manovra atta solamente a raschiare il fondo delle risorse disponibili per continuare a nutrire finanza, torika e banche.
Nelle prime fughe di notizie si leggono cose dell’altro mondo.
Il via all’apertura di Sale gioco e poker, ovviamente senza approvare le limitazioni sulla pubblicità con gravi pericoli per chi soffre di ludopatia, 2, 2 miliardi al Tav, nota grande opera che economisti, scienziati e un movimento intero hanno smontato sin dall’inizio, adducendo più che valide ragioni per considerarla una grande truffa ai cittadini, meno fondi alle università e alla ricerca.
Iniziamo dal principio.
Si sa che sale da gioco e poker legalizzate servono ad aumentare la liquidità di denaro. Pochi ragionano invece sul fatto che offrono alla gente di malaffare un modo per ripulire il denaro. In uno paese che si preoccupa dell’interesse dei cittadini, aumentare il giro di denaro in certi circuiti aiuta solo a riempire le tasche di pochi abbienti che non sempre hanno buone intenzioni.
Ancora una volta si cerca l’escamotage per non occuparsi dell’economia reale, ma solo di denaro che mai andrà nelle tasche della società.
Si aprono le sale gioco, si toglie all’università e alla ricerca. Il cosiddetto DDL stabilità aumenta i fondi per l’università di un quarto di quanto richiesto dal ministro (che era già meno di quanto fosse effettivamente necessario). Questo avviene in un momento in cui metà delle università italiane è a rischio insolvenza (o, come va di moda dire adesso, “default”), e mentre molte università fanno pagare agli studenti più di quanto sarebbe legale.
Ancora tagli quindi per quei settori motore vero di un paese, capaci nel breve e nel lungo termine di innalzare il livello di civiltà e ricchezza reale.Ancora totale assenza di una sensibilità politica, ma dimostrazione di voler andare fino in fondo nel sostenere questa veloce caduta verso il basso, negli abissi dei sistema che ha già fallito ma che continuiamo a sostenere.
I tagli alla ricerca e all’università costituiscono prova diretta di quanto le piazze del 14 novembre contestavano. Un paese che non investe nella ricerca è un paese perdente in partenza nessuna possibilità di miglioramento della vita, nessuna crescita reale, nessun sviluppo.
Ma non finisce qui! 2 miliardi abbondanti di euro al Tav. Tutti e tutte han visto che le grandi opere sono, al pari delle sale gioco, un mezzo per ripulire il denaro delle aziende appaltanti corrotte e colluse con le mafie, di uno stato anch’esso colluso e che ha tutto l’interesse di portare aventi questa truffa programmata ai cittadini.
Il tav “si deve fare”, dicevano sempre. Questo “dovere” nasconde i loschi affari di partiti e lobby che perseverano nel continua magna magna di cui siamo vittime.
Il tav è la gallina dalle uova d’oro per banche e affaristi, è una tragedia per chi abita nelle zone e per chi paga il peso della crisi.
I soldi alle grandi opere non sono a beneficio della società.
E questa è una realtà inconfutabile, basti pensare al rifiuto di qualsiasi confronto con le diverse opinioni di altri studiosi. Di solito, invece, opere come questa necessitano di un’accurata
valutazione scientifico – economica, che stranamente è avvenuta solo all’interno dei palazzi e senza condivisione.
Si. Il 14 Novembre ci aveva avvertito. Ma questa avvertimento è stato nascosto e cancellato dalla criminalizzazione del dissenso, atto gravissimo in un paese che si definisce democratico. Hanno continuato a provarci con gli arresti, le misure cautelari e le perquisizioni che da nord a sud tentavano di demonizzare il movimento e dividerlo in buoni e cattivi. Per fortuna non ci sono riusciti. Per fortuna la grandezza politica di quella giornata e di altre si svela nel momento in cui vengono fatte passare manovre tanto impopolari e incivili.
l’italia cade sempre più in basso e porta con sè paurosi risultati: aumento della soglia di povertà, livelli di disoccupazione mai visti, precariato e non flessibilità…
E mentre peggiorano le nostre condizioni, assistiamo nuovamente al teatrino di spot elettorali e campagne dai contenuti effimeri, come effimere stanno diventando le nostre esistenze.
Nessun candidato fa riferimento a ciò che ci sta a cuore: reddito minimo di cittadinanza, investimenti sulla scuola e ricerca, tagli al settore militare e alla casta politica, giro di vite sulla corruzione e sull’evasione fiscale,una patrimoniale come strumento di equità sociale, una tassa che vada a prendere i soldi laddove ci sono, una vera tobin tax e non le stupidaggini di cui ci stanno parlando…
No. Niente di tutto questo.
Nel conflitto ormai a tutti evidente tra assoggettamento alle esigenze della finanza e risposta ai reali bisogni delle persone, noi continueremo a stare con quella parte che ha il coraggio di difendere il bene comune.
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