Formigoni vuole imporre Andrea Muccioli e il modello S. Patrignano in Regione Lombardia

Avete presente San Patrignano? È quella comunità terapeutica fondata da Vincenzo Muccioli dalle parti di Rimini…quella comunità costantemente finanziata dalla famiglia Moratti, ammanicata al centro-destra a doppio filo per le sue posizioni fortemente proibizioniste in materia di sostanze stupefacenti…

Vincenzo Muccioli, il fondatore ormai scomparso, divenne famoso al grande pubblico quando, ormai parecchi anni or sono, venne processato per la morte di un ragazzo presso la comunità, un ragazzo ucciso e finito giù da una scarpata come un rifiuto da buttar via. Nel corso del processo vennero fuori realtà aberranti e inimmaginabili, stanze dove i ragazzi venivano incatenati, vere e proprie carcerazioni nei confronti dei pazienti che, privati di qualunque diritto e possibilità di farsi sentire, venivano trattati come malati reclusi da curare anche a forza.

San Patrignano è poi cresciuta, tra mille processi, accuse e voci insistenti sui suoi metodi, in un sistema di relazione e protezione col potere politico ecclesiastico e conservatore fortissimo, sino a diventare un vero potentato economico che si estende su diversi chilometri quadrati e conta bilanci che farebbero impallidire alcuni piccoli stati.

Che tutto questo si sia sviluppato a prescindere dai metodi terapeutici e soprattutto dall’efficacia degli stessi è cosa assai nota a tutti gli “addetti ai lavori”.

Nel nostro paese esistono migliaia di esperienze di comunità terapeutiche per il recupero e il supporto delle persone tossicodipendenti, anche molto diverse tra loro, di matrice religiosa o laiche, maggiormente aperte alla società piuttosto che assai chiuse in sé stesse. San Patrignano però è sempre stata riconosciuta da tutti indistintamente come la realizzazione concreta di un modello di concezione della cura completamente autoritario, un modello basato sul proibizionismo, sulla personalizzazione e mitizzazione della figura “paterna” del “guaritore”, sulla (di fatto) sostituzione della dipendenza dalla sostanza con la dipendenza dal “guru” e più in generale della comunità. Un modello che di fatto non è mai stato realmente verificato perchè nel vortice da grandi numeri di quella comunità il solo dato delle persone “uscite” e non più rientrate lì non può certo essere considerato fonte autorevole per indicizzare i risultati ottenuti.

In tutto questo schema e modello s’inserisce Andrea Muccioli, figlio del patron e fondatore Vincenzo e suo successore nella guida della comunità e della crociata antidroga da essa sostenuta.

Ora, dopo che pure la comunità stessa ha deciso di cacciare il figlio del suo fondatore e nel momento in cui quell’impero economico-coercitivo è in profonda crisi, il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni pensa bene di affidare la delega alle dipendenze e droghe a un personaggio del genere.

Dimenticando volutamente che nel nostro territorio c’è un patrimonio ampio di esperienze nel privato sociale che ha saputo sviluppare competenze altissime su questi temi, con metodi di lavoro che nulla hanno a che vedere con la demonizzazione delle persone e la coercizione delle stesse.

In un contesto in cui la Regione ha recentemente ridotto gli stanziamenti per le persone con problemi di tossicodipendenza questa nomina “possibile” è la goccia che fa traboccare il vaso.

Speriamo che le cose non vadano così, che ci sia un ripensamento, speriamo però soprattutto che le comunità terapeutiche, gli operatori dei centri diurni, dei progetti di prevenzione e riduzione del danno, speriamo insomma che tutte le persone che a diverso titolo operano nel settore prendano la parola per opporsi a una nomina del genere, come primo passo magari per riprendere la parola più in generale sulle politiche pubbliche relative a questi temi.

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