Voi che parlate di colpevolezza…siete mai stati nel Rione Traiano?
Ma ci siete mai stati nel rione Traiano voi che parlate di colpevolezza, di incidente, di attenuanti? Ci siete mai passati fuori al mercatino, tra le palazzine e il deserto del polifunzionale, nella voragine che si apre se si lascia via Epomeo? Sapete cosa è vivere in quartiere che alle nove di sera diventa ghetto, con la cumana che chiude, i fari spenti, le crepe che spaccano la strada ad una minima pioggia? Un quartiere senza niente da fare, se non girare sui motorini, comprare una peroni calda da mattera, le sigarette al bar troncone e aspettare mattina o – tutte le volte che si può – fuggire via, salire al Vomero o scendere al centro e dimenticarsi di tutto? Un quartiere senza nome e senza dio, perché non ha il brand di Scampia con cui fare i conti è quindi è solo uno dei tanti posti di sfaccimma in una delle tante periferie di sfaccimma del mondo.
A sedici anni si è sempre innocenti. E lo si è ancora di più se vivi in un posto che ti nega ogni diritto: alla casa, alla salute, al lavoro, a spostarsi, a sognare un futuro. Lo si è ancora di più se si vive stipati in uno dei tanti dormitori di cemento della nostra regione, dove l’alternativa alla solitudine è girovagare per strada e l’alternativa alla fame è il lavoro nero.
Io so da che parte stare. Sto dalla parte di chi ieri notte si è ribellato, ha cacciato via quel manipolo di bestie che ha speronato un motorino, ucciso un ragazzino già ammanettato sparandogli a sangue freddo, terrorizzato i passanti, minacciandoli ad armi spianate perché non dovevano guardare. Sto dalla parte di chi ieri mattina si infuriava con le cavallette dei media mainstream perché hanno inventato storie irripetibili pur di vendere il pezzo, di aumentare i clic o compiacere l’enorme lobby dei sinceri democratici, dei tanti bastardi in abito scuro che ingrossano le fila della società civile napoletana. Non sto con la società civile perché non ne faccio parte. Perché società civile è il nome dei privilegiati che hanno accesso ai diritti e poi raccontano a se stessi che quei privilegi sono universalmente diffusi. Sto con chi oggi scenderà in piazza alle 16, alla rotonda di Via Cinthia, per chiedere verità e giustizia per Davide.
Di Stato si muore. Di infame silenzio pure.
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