Germania – Non solo Afd, Merkel e neoliberismo
Una marea di persone. Un tripudio di movimenti, realtà, associazioni, singoli gruppi hanno invaso le strade di Berlino lo scorso sabato lasciando attoniti addirittura i più ottimisti, che davano comunque a 40.000 la stima più plausibile per la partecipazione alla manifestazione lanciata le scorse settimane al grido di “Unteilbar”: indivisibili.
Alle 18:00 la testata nazionale “Frankfurter Allgemeine” titolava così: “Per una società più aperta manifestano oggi quasi un quarto di milione di persone”, cifre che a Berlino non si vedevano da anni e che negli ultimi mesi di turbolenza generale, parapiglia tra politici e gravi incidenti di piazza regalano un dato altrimenti difficilmente osservabile nella Germania di oggi.
Si sta parlando di una nazione tedesca che quest’anno ha visto una crescita importante dei suoi partiti reazionari di matrice populista, indice di una grande trasformazione strutturale dell’ecosistema politico che più tra tutti in Europa non dava segni di crisi.
A una crescente sfiducia nei confronti della Cancelliera che fino a poco tempo fa mai aveva visto vacillare il suo potere si accompagna l’esodo dal secolare partito socialdemocratico SPD che piano piano sta perdendo la sua base elettorale.
Così poco rassicurante é la rivelazione paradossale di un partito espressamente di sinistra, “Die Linke”, scopertosi sovranista e autoritario nei confronti dei rifugiati, oppure quasi compiacente con la multinazionale energetica RWE nelle prese di posizione sul dibattito per l’abbattimento della foresta di Hambach; poco rassicurante é anche come il partito xenofobo della AFD stia lottando per coprire e nascondere all’apparenza pubblica l’ambiente rigoglioso di neonazisti di cui usa circondarsi. Al disvelarsi del primo partito vediamo un tentativo di camuffarsi del secondo.
É in parte comprensibile quindi come una una solitamente quieta popolazione abituata da generazioni ai suoi fissi partiti di massa stia entrando in soggezione di fronte a questi cambiamenti lenti, ma al contempo inaspettati.
In quest’ottica Chemnitz e le sue tragiche purghe di strada sono state un segnale preoccupante di esplosione di uno sfogo da decenni mai più visto, almeno in Germania. La stessa cosa vale per l’attivista e giovane reporter deceduto poche settimane fa durante uno sgombero della polizia nel bosco di Hambach.
In quest’ottica le recentissime elezioni regionali in Baviera sono un segnale in vista di un netto cambiamento nazionale dal momento che hanno visto il fortissimo partito conservatore della CSU perdere la maggioranza assoluta facendo guadagnare 10 punti percentuale al partito dei Verdi, e la tendenza riguarda tutti i Ländern.
È da accogliere quindi con grande attenzione e interesse la risposta data a Berlino il 13, mossa dalla richiesta per una società più aperta, che ha proposto più accoglienza e meno fascismo, riempiendo le strade di un corteo lungo 5 chilometri, mettendo con i suoi 250.000 dimostranti decisamente in discussione la deriva autoritaria degli ultimi tempi.
Nicolas Seegatz
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