Formigoni e le sue barbare mosse.Oggi 3 aprile: Il piano Cresci Lombardia
Mentre tutti i riflettori sono puntati sulla scena nazionale, in una partita che si gioca tra la riforma del lavoro, l’abolizione dell’articolo 18, gli spot – blitz anti – evasione, con cui si cerca di alleggerire il peso dell’assenza di una patrimoniale unica tra le riforme che avrebbe davvero avuto effetto senza dover derubare il solito 99%, Formigoni sta tentando bello bello e zitto zitto di far passare a livello regionale manovre già problematiche a livello nazionale.
Oggi 3 aprile, verrà vagliato in Consiglio regionale (presieduto anche da Davide Boni, recentemente indagato per l’inchiesta di tangenti che coinvolge la regione) il piano “Cresci Lombardia” e la cosiddetta “Legge sviluppo (Misura per la Crescita, lo Sviluppo e l’occupazione)”.
Nomi e definizioni importanti se consideriamo che di crescita e sviluppo non c’è nemmeno l’ombra.
Il fantasioso progetto di legge ha la pretesa di contenere e legiferare su materie molto diverse tra loro che dovrebbero essere trattate singolarmente con la massima attenzione.
Uno dei primi elementi da prendere in considerazione è sicuramente il tentativo di abolire a livello regionale ciò che è ancora conteso sul nazionale.
Formigoni e i suoi hanno ipotizzato un decreto legge che sfrutta la deroga all’articolo 18 (articolo 8 del patto di stabilità a firma sacconi) per introdurre “un’indennità di terminazione” ed eludere così il reintegro del lavoratore o della lavoratrice. Inoltre, questo decreto prevede un nuovo modo di stipulare i contratti di lavoro che si appoggerebbe proprio sull’esistenza del suddetto articolo 8, che permette di dribblare l’articolo 18 anche in assenza di giusta causa.
Dal lavoro alla scuola. La sparata fatta da Passera sul rendere possibile l’assunzione degli insegnanti direttamente dalle scuole senza passare per le graduatorie, per Formigoni dev’essere realtà.
Contro tale proposta hanno protestato il 27 marzo i precari della scuola, da anni in attesa che si sblocchino le graduatorie.
Questa materia di competizione nazionale non può e non deve essere trattata a livello regionale con la speranza di creare un precedente che permetta di normalizzare la questione ed estenderla a tutto lo stivale.
Il problema delle graduatorie è un ostacolo da anni per tanti che cercano la stabilità della loro posizione di insegnanti.
Se si considera poi che la deriva che dovrebbe prendere il paese è quella di graduatorie nazionali che comprendano anche incarichi oggi necessari nelle scuole, come l’insegnamento dell’italiano come L2, la subdola manovra a firma Formigoni può di fatto impedire un percorso che invece deve compiersi per tutelare il servizio dell’istruzione pubblica e allargare di fatto la possibilità per gli e le insegnanti di affidarsi a un sistema equo che offra, a pari competenze, le stesse possibilità a tutti e tutte a prescindere dalla regione, e dalla materia insegnate e senza il terrore di poter essere licenziati o licenziate o non assunti o assunte per motivi non inerenti alla didattica.
Assolutamente da non tralasciare che una tale decisione potrebbe dare il via ad un sistema di effettiva aziendalizzazione della scuola, in cui di fatto il o la Preside diventerebbe capo o capa, un manager che gestisce personale e bilancio scolastico a seconda delle esigenze del caso. Il pericolo che non sempre l’amministrazione sia fatta nel reale interesse dell’istruzione esiste, siamo sempre in Italia, un paese che funzione per clientele e favoritismi.
Ultimo, ma non meno importante, l’articolo che prevede sgravi sulle compensazioni ambientali in favore delle grandi opere “al cemento” Tem e Brebemi, che possono godere di un trattamento speciale rispetto ai parametri dell’Unione Europea.
Questo articolo nasce all’interno di un contesto che ha visto la giunta regionale agevolare per anni lo sfruttamento del territorio e del sottosuolo lombardo che di fatto ha visto un aumento della speculazione e della corruzione e una diminuzione dell’attenzione per la tutela del territorio.
Il pour pourri formigoniano non è un’abbaiata da sottovalutare.
E’ necessario monitorare la situazione e sostenere coloro che cercano di contrastarla:
le azioni di dissenso verso l’operato della regione si stanno moltiplicando: altre giornate di protesta arriveranno dal mondo della scuola e dai comitati per la difesa della terra che stanno nascendo nei paesi interessati dalla cementificazione – Tem e Brebemi.
La riforma sul lavoro, messa in evidente difficoltà a livello nazionale, è già fonte di battaglia a quello regionale da tempo.
Insomma, il “piano per la crescita e lo sviluppo” è tutt’altro roba da poco, bensì una piovra che allunga i tentacoli verso il cuore dei beni più preziosi: i beni comuni.
Lavoro, istruzione e ambiente, soprattutto in una fase di crisi come quella attuale, diventano pietre miliari del benessere sociale delle regione e dello stato, basi da salvaguardare per impedire il degrado imperante che dilaga a livello non solo regionale, ma nazionale.
Non lasciamo che ci privino degli ingredienti fondamentali per vivere in maniera degna e in salute.
Fermiamo le barbarie!
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