8 anni di ZAM
Sono passati otto anni dal quel giorno in cui aprimmo i cancelli di via Olgiati.
In questi anni abbiamo cercato di cambiare l’esistente, di sovvertire lo spazio neo liberista e capitalista che questa società vuole imporci.
Hanno provato a disgregare la materialità di un sogno con sgomberi, denunce e attacchi di svariato genere.
L’orizzonte però è ancora nitido, e il nostro desiderio di nuovi paesaggi urbani non è ancora sopito.
Nel tempo abbiamo provato a porci delle domande.
Continuiamo senza sosta a immaginare e praticare una delle risposte possibili:
la rivoluzione comunitaria.
Il programma
2011-2019
Festeggia con noi questi otto anni
25.1.2019 dalle 22_SWING A LING “Dub Plate edition”
26.1.2019 dalle 22_Basstard vol.IV
27.1.2019 dalle 15_Giornata Aperta
27.1.2019 dalle 17_Saperi autogestiti
Indice di persistenza livello 1
“in modo intuitivo la gente sta cominciando a dare forma a proprie istituzioni per esprimersi nell’ambito pubblico, e lo fa con tale ostinazione che è facile prevedere come la politica localista sia destinata a diventare una forza irrefrenabile. Oltretutto la natura, spesso effimera di molte di queste istituzioni e organizzazioni di base non va letta come indice di insuccesso ma al contrario come indice di persistenza”
Murray Bookchin
Ci sono molti interrogativi nel poter immaginare un sistema che proponga un alternativa reale, partendo anche dalla non-volontà di confluire o in un sistema capitalistico classico e nemmeno rifugiarsi in un sistema municipale chiuso, dove non esiste dialogo tra i vari soggetti e dove il federalismo viene utilizzato come motore di esclusioni razziste e xenofobe.
Come far si che questa apparente uniformità di persistenze locali costruisca un soggetto in grado di non divenire stato ma bensì di riappropriarsi del proprio auto governo?
Come costruiamo un meccanismo che non sia localista ma che preveda un interazione molto più ampia? Come far si che la politica e la sovranità possano tornare nelle assemblee cittadine?
A tutti questi interrogativi non abbiamo la presunzione di dare una risposta certa, ma proveremo a costruire una narrazione che ci indichi quale potrebbe essere la via più giusta, partendo proprio dai territori in cui lottiamo quotidianamente.
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