Monte Bianco, il ghiacciaio adesso cade più velocemente
Un blocco di 27 mila metri cubi si sposta di novanta centimetri al giorno.
Un’accelerazione del 50%. Un «piccolo» blocco frontale del ghiacciaio Planpincieux di circa 27 mila metri cubi, pari al 10% del totale, ha aumentato la sua velocità passando dai 60 centimetri di scivolamento verso valle al giorno, indicati in mattinata, ai 90 centimetri riportati nel bollettino diffuso nel pomeriggio dalla Regione Valle d’Aosta, dalla Fondazione Montagna Sicura di Courmayeur e dal Cnr-Irpi, che monitorano il «paziente di ghiaccio». Non si tratta dunque della gigantesca massa di 250 mila metri cubi su cui si era concentrata l’attenzione mediatica nei giorni scorsi e che continua a spostarsi ma con una velocità di scivolamento costante: 30 centimetri al giorno per la parte centrale e 15 centimetri per quella in coda.
Sotto le granitiche cime delle Grandes Jorrasses, in Val Ferret (comune di Courmayeur), sul versante italiano del Monte Bianco, l’allerta è massima: il ghiacciaio in bilico è un sorvegliato speciale. Oltre al monitoraggio fotogrammetrico e continuo iniziato nel 2013, c’è il radar «Lisa», recentemente installato in via sperimentale, che si accorge degli spostamenti millimetrici, anche di notte e in momenti di scarsissima visibilità. Ed è grazie all’incrocio di questi dati che, ieri, è stata rilevata l’accelerazione. Decodificare al meglio il linguaggio della natura è fondamentale per comprenderla appieno, ancor più in queste montagne che furono teatro delle prime celebri scalate di Walter Bonatti e che ora suonano il campanello d’allarme dei cambiamenti climatici.
Daniele Giordan, geologo e ricercatore dell’Irpi (l’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica, che fa parte del Cnr), è il responsabile scientifico del progetto di monitoraggio del ghiacciaio Planpincieux, sostenuto dalla Regione Valle d’Aosta e realizzato in collaborazione con la Fondazione Montagna Sicura. E cerca di mettere ordine sullo stato dell’arte, evitando ogni allarmismo di maniera. «Da oggi (ieri, ndr) abbiamo approntato un bollettino di monitoraggio, che verrà reso disponibile ogni giorno. L’area in esame può essere suddivisa in una serie di settori, quello che teniamo sotto controllo da tempo, gli ormai celebri 250 mila metri cubi, non hanno modificato velocità. Si tratta invece del settore sul ciglio, quello prospiciente il gradino morfologico, caratterizzato da un repentino cambio di inclinazione.
Questa parte, pari al 10% della massa totale, potrebbe cadere nei prossimi giorni. Non sarebbe la prima volta che si verifica un fenomeno simile, è un evento normale in un ghiacciaio di questo tipo chiamato temperato. Il crollo non arriverebbe in fondo valle. Quelli che più ci preoccupano – specifica il ricercatore – sono i settori retrostanti e i complessivi 250 mila metri cubi, il cui crollo, che non è scontato, potrebbe invece arrivare in fondo valle, ed è per questo che lo monitoriamo costantemente proprio per comprenderne l’evoluzione».
Il rapporto tra l’attuale situazione sul Planpincieux e i cambiamenti climatici è un tema complesso. «In passato – spiega Giordan – ci sono stati crolli come quelli che temiamo possano avvenire nell’immediato futuro. Se è avvenuto in passato non può essere tutto imputabile al surriscaldamento. Ma essendo un ghiacciaio temperato è molto sensibile alle temperature. E le ultime estati estremamente calde non hanno favorito la stabilita del ghiacciaio, anzi, hanno incentivato il contrario». Questi fenomeni sono avvenuti in passato e, ora, sono incentivati dall’attuale trend climatico.
Insieme agli enti locali pure il Governo Conte sta seguendo da vicino l’evolversi dell’allerta. In attesa della visita del Premier, che ha annunciato l’intenzione di effettuare un sopralluogo, ieri il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia ha lanciato, ad Aosta, la proposta di creare nella regione alpina un laboratorio sui cambiamenti climatici: «La natura che ci circonda qui, nella sua straordinaria bellezza e nella sua straordinaria complessità non è ordinaria».
I mille occhi puntati sul Planpincieux restano ben aperti. La caduta del blocco di 27 mila metri cubi non allevierà, secondo i tecnici, se non marginalmente il carico dei 250 mila metri cubi che continuano, comunque, a scendere verso valle. A ritmo costante, per ora.
di Mauro Ravarino
da il Manifesto dell’1 ottobre 2019
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