Sgomberato il Syndicat di Berlino, un simbolo della città in mano agli speculatori
La prima settimana di agosto a Berlino è stata segnata dallo sgombero del Syndicat e dalle mobilitazioni per difenderlo, seguite da una sproporzionata risposta repressiva. Questo pub era una vera e propria istituzione, con i suoi 35 anni di insediamento nel quartiere Kiezspelunke, a Neukolln, era un punto di riferimento storico per la scena punk e antagonista berlinese. L’ampia solidarietà ricevuta dagli abitanti e la partecipazione attiva del quartiere in questi mesi di mobilitazioni per difendere lo spazio non hanno sorpreso, considerato il radicamento di cui gode questa realtà. Negli anni ha sostenuto in molti modi la popolazione, fornendo cibo e farmaci agli abitanti in difficoltà, offrendo ai senzatetto un luogo di aggregazione o semplicemente permettendo di portare la propria birra in bottiglia dello Späti quando non ti potevi permettere altro.
Inoltre è inserito in un’ampia rete territoriale di collettivi e associazioni, d’altronde Neukolln è una zona con una tradizione di sinistra abbastanza consolidata, che affonda le sue radici agli inizi del 900’, quando era un quartiere operaio con una forte presenza comunista. Il Syndicat ha ricevuto un’ordinanza di sgombero nel novembre 2019. Il suo contratto di affitto era scaduto nel dicembre 2018 e la “Firman Properties S.à rl”, l’azienda proprietaria di tutto il palazzo non ha voluto rinnovarlo, così è iniziata una causa legale cercando di rivendicare la legittimità a rimanere. La “Firman Properties S.à rl” si è rivelata parte di un colosso immobiliare, la “Pears Globe” che utilizza numerose ditte per nascondere le proprie responsabilità legali e evadere le tasse con scorciatoie legali degne di “Panama Papers”. La prima data stabilita dal Tribunale per lo sgombero del Syndicat è stata il 17 aprile 2020, poi rinviata causa Covid al 7 agosto.
In questo anno di occupazione le iniziative sociali e culturali sono proseguite numerose. Ma gli squali dell’affitto, forti del sostegno dello Stato e del suo apparato militare, hanno strappato dalle mani del quartiere questa isola di autogestione. L’1 agosto si è tenuta una grande manifestazione in difesa degli spazi sociali, infatti sono diverse le realtà sotto attacco in questo periodo. Recentemente è stato sgombrato ‘Potse’, mentre è sotto minaccia il progetto anarco-femminista Liebig34. L’atmosfera del corteo era tesa già dal principio, anche a causa delle perquisizioni verificatisi nei giorni precedenti sulla Riagerstrasse. Quando un’azione dimostrativa ha sanzionato il colosso immobiliare che possiede l’edificio dove ha casa il Libig34 è partita una carica della polizia che ha diviso il corteo spezzandolo e interrompendolo.
Dopo la dispersione del corteo è stato convocato una nuova demo serale durante la quale ci sono stati scontri con la polizei, in tutta la giornata sono stati/e arrestati/e 18 manifestanti. Per la sera di giovedì 6 è stata organizzata la “Lunga notte della Weisestrasse” per richiamare davanti al Syndicat un presidio resistente. Ma nei giorni precedenti la polizia ha vietato l’iniziativa e creato una zona rossa per bloccare l’accesso di tutto l’isolato ai manifestanti. Nonostante ciò nella notte si sono radunate circa 2000 persone, sono state incendiate delle barricate si sono tenute azioni di vario tipo. La mattina circa 3000 persone facevano pressione intorno alla zona rossa dando inizio a scontri in diversi punti. La polizia è intervenuta massicciamente con 1000 agenti, un elicottero, i consueti spry urticanti, manganellli, arrestando 44 solidali e limitando l’agibilità dei giornalisti. La brutalità repressiva ha spianato la strada ad un ufficiale giudiziario puntuale e sbrigativo che ha concluso lo sgombero in meno di un’ora, ma gli abitanti del quartiere hanno continuato a dimostrare la propria indignazione battendo le pentole per strada e dalle finestre.
La violenta gentrificazione in corso porta con sé sfratti e compravendite al fine di aumentare affitti e valore degli immobili. I responsabili sono un pugno di miliardari già nel mirino dei movimenti di lotta per la casa come “Deutsche wohnen enteigne” che con una piattaforma politica allargata ha avviato la richiesta di un referendum per espropriare le grandi imprese immobiliari e creare un’azienda pubblica per la gestione di appartamenti a prezzi calmierati. Lo scorso maggio il corteo “Mietenwahnsinn stoppen” apriva il primo step iniziando la raccolta di 20mila firme, poi il secondo step con altre 174mila firme (7% dei cittadini) e finalmente il referendum che necessita per l’approvazione il voto positivo del 20% degli aventi diritto. Se passasse la proposta popolare dovrebbe poi iniziare l’iter legislativo. Ma nonostante il sostegno formale di parte del governo municipale rosso-verde (SPD-Die Linke-Verdi) di fatto le procedure sono state rallentate sin dall’inizio, infatti solo per verificare le firme per il primo step ci stanno mettendo più di un anno. Il Senato aveva stimato in 36 miliardi di euro il costo dell’eventuale acquisto coatto delle proprietà dei cartelli immobiliari, ma ora la scorperta della “Pears Globe” allarga la fetta nota di città in mano ai grandi speculatori. Le redazioni Tagesspiegel e Correctiv hanno avviato un’inchiesta “A chi appartiene Berlino?” scoprendo che diverse sigle legate all’azienda hanno sede in Lussemburgo, ma non sono raggiungibili. Queste ditte sono a loro volta di proprietà di altre aziende con sede a Cipro e così via per 76 aziende in tutto il mondo fino a giungere alle Isole della Costa Rica.
Il Trust è, tra le altre cose, l’unico proprietario di Telereal Trillium, la più grande società immobiliare del Regno Unito del valore di £ 6 miliardi e nel quartiere Hackney voleva aumentare del 300% gli affitti dei residenti in cambio di bagni modernizzati. Nella sola Berlino l’impero Pears possiede tra i 3000 e 6000 appartamenti. Questa catena di aziende permette ai Pears un giochetto fiscale. Le aziende con sede in Lussemburgo che possiedono direttamente le case risultano in rosso, perché i ricavi milionari degli affitti non coprono le spese di locazione. Infatti pagano un mutuo con alti tassi di interesse alle aziende di Cipro e così tutto il bottino torna in casa. Il capitalismo finanziario ci ha fatto fare il giro del mondo per raccontare una storia di resistenza metrpolitana. Una storia di lotta, di amore e di solidarietà internazionalista. La popolarità del Syndicat fa sperare che quest’esperienza abbia lasciato la sua eredità tra la gente e possa proseguire in qualche forma. Wirt Christian, membro del gruppo, alla fine della protesta gridava: “Ci hanno tolto questo spazio, non hanno il Syndicat!”.
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