Aggressione a Varese contro dei ragazzi gay. Basta con l’ignoranza! Basta con le categorie!
Sembra “un altro luogo” o meglio, un “fuori luogo”.
Fuori luogo, fuori tempo l’aggressione ai danni di alcuni ragazzi omossessuali in una discoteca di Varese.
La dinamica è sempre la stessa: le effusioni da parte di coppie gay non sono accettate in pubblico, e a volte costano calci e pugni anche da parte di chi dovrebbe controllare la sicurezza, i buttafuori.
Forse è il concetto stesso di sicurezza che a queste chiamiamole persone non risulta chiaro, forse no.
Forse è il fatto che si è ancora figl* di quella logica che dice “io accetto tutto, non vado a sindacare su quello che fa una persona a letto, basta che…”
“Basta che due uomini non slinguazzino davanti a me”, come dicono molt*.
Le donne? Ah beh, gli scambi tra donne si sa, sono più tollerati dall’opinione pubblica, proprio perché rientrano in quel pensiero maschilista in cui l’uomo, macho eterosessuale, fantastica sul trovarsi a letto con due donne lesbiche.
“E’ un fattore estetico, dicono alcun*”.
Non interessa prendere posizioni sterili che condannano l’accaduto assumendo quell’atteggiamento protettivo di pietà nei confronti dei malcapitati. Non sono più importanti le dichiarazioni come quelle delle Carfagna che indignata grida all’intolleranza e chiede maggiori tutele.
E’ necessario diffondere messaggi che seguano una nuova direzione.
Un percorso che non si fermi al pantano della categorizzazione in cui rivendicare la propria omosessualità è un diritto ma poi la storia si blocca lì.
E’ necessario iniziare a capire che le categorie ormai sono obsolete e spesso rischiano di creare danni e ghettizzazione.
Bisogna lavorare per un superamento delle etichette ed iniziare ad intendere il genere come un concetto privo di limiti ed imposizioni, una forma che può cambiare a seconda del sentire di ogni singol* in un luogo e in un tempo.
Iniziamo a parlare e diffondere il messaggio che il genere non è un adesivo che ti attaccano alla nascita, ma un vestito che si può cambiare nel colore, nel taglio, nello stile.
Non fermiamoci alla condanna, passiamo oltre.
Basta con il pensiero monolitico, basta con le dicotomie uomo – donna, basta con le categorizzazioni.
Basta con le imposizioni moralmente false e praticamente soffocanti.
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