Diario dall’Emilia terremotata

Quando arriviamo è notte e non ci si rende conto per bene della situazione. Si intravedono case e cascinali lungo la strada, in mezzo a campi e aziende agricole. La maggior parte degli edifici al buio appare solida, spesso si tratta di costruzioni molto belle e affascinanti e il tratto di strada appena usciti dall’autostrada ricorda più l’avvicinarsi ad un luogo di villeggiatura che ad una situazione d’emergenza post terremoto.
Il campo di Cavezzo ha davanti a sé però un monito che leva ogni dubbio: esattamente di fronte al cancello d’ingresso c’è un cumulo di macerie solo malamente recintato.
Siamo in Emilia e stiamo parlando di terremoto, di solidarietà, autorganizzazione e crisi economica.

A Cavezzo le Brigate di Solidarietà Attiva hanno avviato, con la collaborazione del Prc e di numerosi gruppi, collettivi, centri sociali ed associazioni che da tutta Italia mandano loro volontari e generi di prima necessità, un campo/magazzino in cui operano a turno una ventina di volontari.
Nei prossimi giorni questo luogo sarà la nostra casa e queste terre lo spazio del nostro intervento politico.

Il primo impatto è in linea, per chi le conosce, con le altre precedenti esperienze delle Bsa: sembra tutto un delirio caotico e confuso!
Una manciata di tende una vicina all’altra, un tavolone lungo, una cucina da campo, due o tre tendoni grossi in cui sono accatastate tutte le cose offerte nel tempo per aiutare la popolazione colpita dal territorio.
Alcune facce sono le stesse già viste a Nardò, alla masseria Boncuri in cui le Bsa supportavano l’autorganizzazione dei braccianti stagionali, piuttosto che a Lampedusa in aiuto ai migranti che attraversavano il mare in cerca di una vita migliore.

Qui le Bsa fanno essenzialmente una cosa, apparentemente molto semplice quanto importante: raccolgono beni di prima necessità e li distribuiscono alla popolazione locale.
Detto così sembra semplice e per certi versi quasi banale, in realtà su questo elemento base se ne innervano molti altri, complessi quanto significativi.

In questi giorni li racconteremo un po tutti, partendo dalla narrazione quotidiana della vita del campo per arrivare ad analizzare gli elementi di senso che stanno dietro alcune scelte e il modo di portarle avanti. Lo faremo a più voci, coinvolgendo le persone che sono attive qui in modo da dar vita ad una narrazione collettiva plurale. Il senso, come già fatto in precedenza, non si limita alla sola informazione ma punta invece ad essere elemento che inneschi attivazione.

Qui in Emilia, a Cavezzo e Fossoli, ce n’è bisogno. Ma magari non solo da queste parti…

https://milanoinmovimento.com/altri-luoghi/diario-da-cavezzo-la-rete-della-solidarieta

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