NO ELCON in Valle Olona!
Uno, due, tre presidi in contemporanea lunedì 10 settembre hanno invaso Corso Sempione a Castellanza. Tutti li per un motivo? No per 2.
Questa storia inizia a metà aprile quando Elcon Recycling, industria israeliana che tratta rifiuti chimici, ha deciso di presentare un progetto industriale per utilizzare parte dell’area ex Montedison di Castellanza.
Contro questo progetto è formato un comitato “Valle Olona Respira” che già il 19 maggio ha realizzato un corteo per le vie della città.
Ieri in concomitanza della visita della delegazione dei servizi per la valutazione dell’impatto ambientale necessaria e per l’autorizzazione integrata ambientale 3 presidi hanno animato la mattinata Castellanzese.
Da un lato un consistente pezzo dei lavoratori del polo chimico preoccupati della loro condizione lavorativa e spaventati del fatto che senza l’arrivo e l’investimento di Elcon potrebbero perdere il loro posto di lavoro.
Dall’altra 2 presidi, uno del comitato Valle Olona Respira, dall’altro quello dell’assemblea Popolare No Elcon. A dire il vero i due presidi alla fine si sono mischiati e così ben più di 200 persone hanno aspettato la delegazione regionale, accompagnata dai sindaci delle città limitrofe al polo chimico, e fatto sentire tutta la loro avversità a questo progetto industriale che oltre a peggiorare l’aria respirata dai cittadini a causa della lavorazione dei rifiuti chimici accrescerà il traffico su gomma di mezzi pesanti.
Qualche tempo fa all’interno del Comitato Valle Olona Respira (il primo comitato nato contro l’apertura di Elcon e che vede una composizione molto articolata che va uomini di partito, ad associazioni a singoli cittadini) si è consumata una forte frattura per la presenza di alcuni esponenti di realtà politiche vicine alla destra radicale (Ardito Borgo di Busto Arsizio) e alla destra istituzionale (ex esponenti di AN, uno dei quali storicamente vicino a Comunità Giovanile) che ha portato alla formazione dell’assemblea Popolare No Elcon.
La provincia di Varese da anni non vedeva mobilitazioni di questo tipo sia per numero che per forza. Più di 200 persone di lunedì mattina non sono numeri secondari. All’arrivo e alla ripartenza della delegazione i due presidi hanno tentato di bloccare il passaggio dei mezzi e si sono creati attimi di lieve tensione con le forze dell’ordine schierate in forze ed in numero assolutamente sproporzionato.
Per ora il nucleo della protesta e dell’opposizione all’Elcon passa dalle pressioni sui sindaci dei comuni della Valle Olona chiamati dai propri cittadini a dire di NO all’arrivo della società israeliana. Non basterà comunque il NO dei sindaci a bloccare il progetto. Gli accordi economici Italia – Israele si stanno moltiplicando, e forse non è un caso che il progetto d’investimento sul polo chimico sia arrivato pochi giorni dopo la visita di Monti in Israele.
Sembra una di quelle storie decise in altre sedi come la TAV, l’EXPO o la TEM.
Il comitato e l’assemblea popolare a breve dovranno probabilmente porsi il problema di cosa fare quando la politica sarà sconfitta e superata per l’ennesima volta dalle volontà economiche sovranazionali così come comportarsi con i lavoratori del polo chimico di Castellanza capendo se trovare il modo di coinvolgerli e quindi iniziare un ragionamento più ampio che parta dall’ecologia e dall’ambiente e arrivi ad un critica più ampia di questa società e di questo mondo che sta sempre più arrivando al collasso.
Ciao,
una precisazione: per quanto riguarda l’aspetto “occupazionale” la nostra assemblea ha invitato gli operai che attualmente lavorano all’interno del polo chimico a intraprendere una via comune che proponga una opposta tendenza al fututo del territorio. Non più la contrapposizione tra difesa del territorio/lavoro a qualunque costo.
alleghiamo il testo del volantino distribuito a questi operai:
RASSEGNAZIONE E’ COMPLICITA’
Ormai è un classico: la lotta contro le nocività industriali si scontra con quella dei lavoratori che continuano inesorabilmente a chiedere la salvaguardia del proprio posto di lavoro.
E’ il caso dell’ILVA di Taranto oppure della miniera di carbone in Sardegna, ed anche a Castellanza dove gli operai della Chemisol si schierano a favore dell’installazione di un impianto di trattamento di rifiuti chimici industriali e farmaceutici pericolosi.
Difendere il posto di lavoro a qualsiasi costo, anche quando la fabbrica che da`lavoro, da` anche la morte. Il ricatto sembrerebbe inaccettabile, ma lo si accetta.
Perche` non si e` piu` individui ma lavoratori.
Eppure basterebbe riflettere un attimo. L`operaio lavora per portare a casa il pane per la sua famiglia, per i suoi figli. Ma continuando a lavorare in queste fabbrica non fa che continuare il suo concorso nel produrre veleni. Veleni che faranno ammalare prima di tutto lui, i suoi figli, e chi abita nel territorio. Veleni che uccideranno.
In tutto questo non c`e` una logica, non c`e` nemmeno un futuro a cui guardare con speranza, ci sono soltanto impotenza e rassegnazione.
La scelta fra il morire di fame e il morire di cancro
non è una scelta.
La lotta del movimento operaio è da sempre una lotta contro lo sfruttamento, per eliminarne le cause, la societàcapitalista basata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla natura.
QUESTO SISTEMA PRODUTTIVO, nella sua ricerca del massimo profitto, distrugge gli esseri umani e l’ambiente e non si può accettare di barattare il lavoro di alcuni contro la salute di tutti.
La salute si rivendica e la nocività si elimina. Invece di fare presidi a favore del padrone, chiediamo la bonifica immediata del sito inquinato e invitiamo gli operai ad unirsi all’Assemblea popolare NO Elcon per unire in un’unica lotta la tutela del territorio e delle condizioni di vita dei lavoratori.
E’ questa la lotta che vale la pena di fare.
Vi aspettiamo al presidio GIOVEDI’ 13 SETTEMBRE
p.zza volontari della libertà – Buon Gesù, ore 21,00
ASSEMBLEA POPOLARE NO ELCON
informare voi giornalisti della storia precedente , colpevolmente dimenticata
http://www.castellanzainrete.it/opinioni/2007/20070710.htm
10 Lug 2007 La vicenda Agrolinz e la “centrale termica a biomasse” in Castellanza / Olgiate Olona
Pubblichiamo un comunicato del gruppo consiliare Insieme per Castellanza indirizzato ai consiglieri nei vari organismi istituzionali del territorio. Il comunicato riprende e puntualizza i temi già enunciati nella precedente opinione inviata alla stampa in data 4 Luglio sullo stesso argomento.
Ai Sigg. Consiglieri Regionali – Regione Lombardia
Ai Sigg. Consiglieri Provinciali – Provincia di Varese
Ai Sigg. Componenti il CdA del Gruppo Ferrovie Nord
Ai Sigg. Consiglieri Comunali – Comune di Olgiate Olona
Ai Sigg. Consiglieri Comunali – Comune di Castellanza
Con il seguente comunicato intendiamo fornire ai Sigg. in indirizzo un aggiornamento in merito alla vicenda Agrolinz Melamine International Italia srl che ha visto la messa in cassa integrazione di 150 lavoratori e la dismissione della produzione industriale del sito chimico di Castellanza.
Auspicando il vostro interessamento e disponibili a fornire qualsiasi ulteriore informazione, ringraziamo per l’attenzione che vorrete riservarci e porgiamo i nostri più distinti saluti.
I Consiglieri Comunali di Insieme per Castellanza – Il Centrosinistra
Lidia Zaffaroni Michele Palazzo
Castellanza, 10 luglio 2007
* * *
Agrolinz Melamine International Italia srl
La situazione al 10 Luglio 2007 vista dal gruppo consiliare Insieme per Castellanza
Agrolinz Melamine International Italia srl (di seguito AMI) acquisiva nel 1990 il sito produttivo di Castellanza e le sue produzioni di metanolo, urea, formaldeide, esamina, melamina, dichiarando di voler così potenziare il core business della sua attività, la produzione di melamina.
AMI, multinazionale chimica con casa madre austriaca e facente parte del gruppo O.M.V., produce melamina, formaldeide, xilocolla e additivi per i diversi impieghi della melamina. La melamina, prodotta in Italia solo a Castellanza, è impiegata per la realizzazione di masse da stampaggio termoindurenti, resine per laminati plastici e pannelli truciolati nobilitati, largamente utilizzati nell’industria del legno. Le resine melaminiche sono sfruttate nel finissaggio dei tessili per appretti, antipiega e antimacchia e per il trattamento di carte speciali. La formaldeide è utilizzata nel settore delle vernici, del tessile, della carta, dei coloranti. La xilocolla è impiegata nell’industria del legno per generare pannelli truciolati, per la nobilitazione superficiale, nell’industria delle fibre di vetro e nell’incollaggio in generale. Le applicazioni dei prodotti melaminici sono oggetto di continuo sviluppo, aprendo nuovi mercati nei settori dell’automotive, delle household appliances e dell’elettronica.
Ben presto però gli interventi operati sul sito chimico di Castellanza, si rivelarono di tutt’altra ispirazione.
Nel 1993 chiudeva gli impianti di metanolo, i più grandi d’Europa con capacità di 110.000 t/a mentre le maggiori aziende chimiche mantenevano i loro impianti con interventi di revamping e potenziamento.
Nel 1997 chiudeva l’impianto esamina, depauperando in modo significativo il ciclo produttivo integrato formaldeide-formurea-esamina.
Nel 1998 chiudeva materialmente i laboratori del Centro Ricerche.
Dal 1997 al 2002 terziarizzava le officine di manutenzione meccanica, elettrica, strumentale e i servizi di logistica. Nel 2000 stipulava contratto di Iglobal service con la soceità Siemens spa (chiuso anticipatamente poi nel 2004) e chiudeva l’Ufficio Tecnico.
Nel 2002 spostava la responsabilità delle vendite in capo alla casa madre di Linz, ponendo in mobilità oltre 50 lavoratori addetti alle vendite, assistenza tecnica alla clientela, tecnologie, laboratori controlli, utilities.
Nel frattempo, l’azienda investiva ingenti risorse nell’ammodernamento e potenziamento degli impianti melamina:finanziamenti che provenivano in gran parte da fondi pubblici attraverso la Legge 488/92 e precisamente:
ca 30 milioni di euro tra il 1995 e il 1999 per la realizzazione della terza linea di produzione
altri 18 milioni di euro nel periodo 2000/2004 per nuovi reattori, revamping I linea, nuova linea essiccamento
ca 4 milioni di euro per la realizzazione dell’impianto a scala semi-industriale resine melaminiche metilate – che avrebbe dovuto trasformare un terzo della melamina prodotta a Castellanza.
Il 1 marzo 2007 AMI comunicava la chiusura degli impianti melamina e la messa in cassa integrazione di circa 81 lavoratori a partire dal 2 aprile (altrettanti sono i lavoratori dell’indotto espulsi).
Contemporaneamente, nel 2004 O.M.V. cedeva il 50% della sua presenza in AMI a IPIC (International Petroleum Investment Company, società interamente posseduta dal Governo degli Emirati di Abu Dhabi).
Nel 2005, OMV e IPIC cedono AMI a Borealis, società costituita da 25% IPIC + 25% OMV + 50% Statoil Norway. In seguito, IPIC e OMV acquisiscono il 50% di Statoil Norway, per cui alla fine Borealis è posseduta per il 65% da IPIC e il 35% da OMV.
ADNOC (Abu Dhabi National Oil Co) sigla un accordo con Agrolinz Melamine International e danno vita a Abu Dhabi Melamine Industry, posseduta per il 60% da ADNOC e il 40% da AMI. L’intento è quello di espandere il mercato della melamina nei mercati Middle East e Far East : logica conseguenza della politica di AMI di operare un’espansione internazionale e diventare leader mondiale nella produzione di melamina.
Ma torniamo a Castellanza.
In un incontro avvenuto il 18 giugno 2007, il dottor Günther Tappeiner, Managing Director di AMI, comunica che il giorno 11 maggio si è svolta la Conferenza dei Servizi, presenti oltre alla stessa Agrolinz, la Regione Lombardia, la Provincia di Varese e i Comuni di Castellanza e Olgiate Olona. Le decisioni assunte sarebbero le seguenti:
approvazione piano di caratterizzazione relativo all’area interessata alla costruzione della futura centrale termica
presentazione del piano di bonifica della suddetta area entro l’ 8 agosto p.v., data di nuova convocazione della Conferenza
presentazione entro il 25 luglio p.v. del piano di caratterizzazione di tutte le aree di proprietà Agrolinz all’interno del sito.
Nonostante gli impegni pubblicamente assunti in sede di Consiglio Comunale dal Sindaco di Castellanza dr. Fabrizio Farisoglio a tenere costantemente informati i Capigruppi Consiliari sull’evolversi della vicenda Agrolinz, sino al 25 giugno 2007 NULLA E’ STATO DETTO – NULLA E’ TRAPELATO. La prima notizia è stata data dal Consigliere Zaffaroni che all’inizio del Consiglio Comunale del 25 giugno 2007 ha dato lettura del D.d.u.o. 22 maggio 2007 – n. 5297“Approvazione ai sensi del comma 3 dell’art. 242 del d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152, del Piano della caratterizzazione dell’area detta “B” riguardante il complesso industriale di proprietà della società Agrolinz Melamine International Italia srl, ubicata nel Polo Chimico ex Montedison nei comuni di Castellanza e Olgiate Olona (VA) e autorizzazione alla realizzazione degli interventi in esso previsti” pubblicato sul BURL serie ordinaria n. 25 del 18 giugno 2007.
Nella serata di martedì 3 luglio, l’Amministrazione Comunale di Castellanza ritiene opportuno convocare unacommissione congiunta territorio-urbanistica/ambiente-sicurezza con all’ordine del giorno “Aggiornamento situazione Agrolinz”. Detta commissione congiunta è stata di fatto e d’autorità trasformata in una conferenza tenuta dal Direttore di stabilimento, ing Di Carlo, sulla caratterizzazione del sito.
Quanto esposto dal dirigente Agrolinz è semplicemente il contenuto dell’allegato 1 citato nel D.d.u.o. n. 5297 pubblicato sul BURL n. 25 del 18 giugno 2007 per altro disponibile presso l’Ufficio Tecnico del Comune di Castellanza e visionato nella mattinata di martedì 3 luglio dai consiglieri Zaffaroni-Palazzo. Il dirigente Agrolinz non ha aggiunto nulla di nuovo a quanto riportato nel “Piano della caratterizzazione dell’area ”B” in Zona “A” – Stabilimento ex Montedison di Castellanza (VA) – redatto dalla società ERM nel marzo 2007.
Agrolinz Melamine International Italia DEVE bonificare la zona indicata per poterla CEDERE a un probabile, presunto acquirente. Ma questa caratterizzazione/bonifica ha origini lontane – e precisamente risale al 29.03.2001 allorchè il dott. Fabrizio Farisoglio, allora direttore tecnico dello stabilimento di Castellanza di proprietà di Agrolinz Melamin Italia srl, comunicava agli enti interessati che rilievi e accertamenti effettuati all’interno dello stabilimentoevidenziano una situazione di contaminazione del suolo (e/o delle acque sotterranee) causata da pregresse attività industriali svolte nel medesimo sito ad opera di altri soggetti, con possibile superamento dei limiti di concentrazione accettabili per alcuni dei parametri di cui all’allegato 1 del DM 471/1999. Il 13 gennaio 2003, Comune di Castellanza, Comune di Olgiate a seguito di nota della Regione Lombardia datata 23 dicembre 2002, richiedono ad Agrolinz il Piano di caratterizzazione dell’area.
Il 5 marzo 2003, Agrolinz Melamin Italia, rappresentata dal dott. Fabrizio Farisoglio ricorre al TAR Lombardia chiedendo la sospensione degli atti e provvedimenti impugnati.
Il TAR in data 3 aprile 2003 respinge la suindicata domanda incidentale di sospensione.
Il che significa che è dal 2003 che Agrolinz deve presentare il piano di caratterizzazione e di bonifica. Lo fa oggi, non per scrupolo, ma perché obbligata sia da una sentenza del TAR che dalla richiesta del presunto, probabile acquirente.
Ma chi sarà questo presunto, probabile acquirente? E cosa vorrà farci nell’area B della zona A?
Nella serata-conferenza, il dirigente Agrolinz ha detto che verrà probabilmente realizzata una palm oil station, una centrale termica a olio di palma per la produzione di energia. In altre parole, una centrale di cogenerazione ad olio di palma. Se, come ha dichiarato il dirigente Agrolinz, nella conferenza dei servizi tenutasi l’11 maggio scorso si è espressamente parlato di palm oil station ricordiamo a TUTTI i partecipanti, in primis alla Provincia di Varese, che qualsiasi centrale che utilizzi biomasse deve sottostare alla Valutazione di impatto ambientale. “Sulla base della normativa l’impianto non sarebbe soggetto a valutazione dell’impatto ambientale, tuttavia occorre evidenziare che lo stesso è assimilabile agli impianti industriali per la produzione di energia elettrica, categorie soggette alla procedura di verifica”(Ministero dell’ambiente – Direzione Generale per la Salvaguardia Ambientale – 2007).
Realizzare una centrale che utilizza biomassa (olio di palma) derivata da coltivazioni che in un’altra parte del mondo (Indonesia, Malaysia) prendono il posto delle foreste, significa risolvere la questione delle emissioni di gas effetto serra in Italia, distruggendo le foreste del Borneo.
Gli incendi innescati per far posto alla coltura della palma producono una massiccia presenza di biossido di carbonio nell’atmosfera, tanto da far schizzare l’Indonesia al terzo posto nella poco invidiabile classifica dei maggiori Paesi causa dell’effetto serra. Non solo, ma la terra dedicata alla produzione di olio viene sostanzialmente sottratta a quella per la produzione di beni alimentari. Paradossalmente la competizione ad oggi non è tra produzione di petrolio e bio-diesel, ma tra produzione di cibo e bio-diesel, soprattutto nel contesto dei due Stati sud-asiatici. La sostenibilità ripetutamente osannata, soprattutto dal fondamentale punto di vista sociale, pare assai lontana.
La convenienza economica di una centrale a olio di palma si basa su due fattori: il basso costo della manodopera (cioè lo sfruttamento dei lavoratori del terzo mondo) e i certificati verdi che permetteranno di ricevere contributi dallo Stato (attualmente un certificato verde è pari a € 111,00/MW, cioè ogni MW prodotto e ceduto all’ENEL viene pagato 111 Euro – che poi vengono distribuiti sulle bollette di noi tutti, ovvio!).
E’ questo che ha insegnato la Regione Lombardia – D.G. Qualità dell’ambiente U.O. Riduzione emissioni in atmosfera e sostenibilità ambientale nel progetto “Accompagnamento e Formazione degli Enti Locali nella predisposizione di Piani di azione Locale per l’attuazione del Protocollo di Kyoto”?
Ma veniamo al probabile, presunto acquirente. Nell’incontro sopra citato il dottor Günther Tappeiner ha detto che la centrale verrà realizzata dalla CEG srl di Gavirate (www.ceg.va.it) – società che ha realizzato un impianto di cogenerazione da 16 MW elettrici a Gavirate alimentato a metano. Successivamente ha studiato la possibilità di alimentare impianti simili con oli di origine vegetale e oggi ha fatto di questa soluzione la propria scelta strategica principale. Nella home page del sito della società è illustrato l’assetto societario della CEG che risulta posseduta al 50% da AET (Azienda Elettrica Ticinese) e Laborex SA (a sua volta posseduta al 50% da GalloInvest spa (100% Meliorbanca) e Renova srl (Metanifera di Gavirate srl). Risalire alle interazioni tra le varie società è stato molto interessante ed anche estremamente facile, vista la nota precisione svizzera. Già perché tutto alla fine si ricollega alle manovre legate al commercio dell’energia elettrica della AET, Azienda Elettrica Ticinese (www.aet.ch). Nella pagina Partecipazioni del sito della AET, oltre alla già citata partecipazione al 50% in CEG srl colpisce lapartecipazione al 40% in Nord Energia spa – costituita grazie ad un accordo di collaborazione tra il Canton Ticino e la Regione Lombardia. Scopo principale della società è la realizzazione di un elettrodotto che collega il Ticino all’Italia.
Nord Energia Spa è società del gruppo Ferrovie Nord Milano, che ha come azionista di riferimento la Regione Lombardia.
Quindi, Regione Lombardia e FNM hanno interessi nella erigenda palm oil station di Castellanza. Ed ecco spiegato anche alcuni misteri legati all’interramento della tratta ferroviaria in Castellanza come il perché FNM abbia donato il terzo binario a una Agrolinz che non lo voleva, perché abbia espropriato per pubblica utilità terreni a favore di un privato, ecc. ecc.
Non poche perplessità fa sorgere l’affermazione del dirigente Agrolinz, che giustifica la realizzazione della palm oil station con la volontà di Agrolinz di mantenere una produzione industriale nel sito di Castellanza. Con ogni probabilità si riferiva non già alla produzione di melamina o resine MF speciali ma a quanto previsto nell’art. 2 dello Statuto della società Agrolinz Melamine International Italia srl “produrre energia elettrica nei limiti e per le utilizzazioni consentite” ossia vendere il surplus prodotto dalla centrale di cogenerazione e non utilizzato dalle imprese (Perstorp?) rimaste nel sito chimico.
Ancora, in Canton Ticino è da anni in atto una feroce opposizione dei cittadini alle operazioni di finanza energetica internazionale della AET, che vede coinvolte la CEG di Gavirate e la Metanifera di Gavirate. L’aver investito nella CEG di Gavirate consente all’AET di commerciare energia da e verso l’Italia, attraverso l’elettrodotto di Cagno. Un commercio cui partecipa di diritto attraverso Nord Energia Spa anche la Regione Lombardia.
Morale: 150 lavoratori del sito chimico di Castellanza (e le loro famiglie) sono stati posti in mobilità (e quindi caricati ancora una volta sulle spalle della finanza pubblica) perché la Regione Lombardia possa commerciare energia elettrica con il Canton Ticino.
Oltre a questa conclusione – già di per sé scandalosa! – Castellanza corre il rischio che la centrale non venga alimentata con fonti rinnovabili ma con qualche altra fonte energetica. Sicuramente non metano, perché cadrebbe il business dei certificati verdi. Olii di scarto dall’inceneritore ACCAM di Busto Arsizio? Rifiuti? magari provenienti dal Canton Ticino – la linea ferroviaria c’è!!