Non Una Di Meno – Report dell’assemblea nazionale del 22-23 Aprile
Dopo la straordinaria giornata dello sciopero globale dell’8 marzo, che ha portato centinaia di migliaia di persone in piazza in più di 54 paesi in tutto il mondo e in moltissime città d’Italia, il 22 e 23 Aprile è proseguito il confronto per continuare il lavoro dei tavoli tematici e la scrittura del Piano nazionale femminista contro la violenza, e per condividere percorsi e pratiche insieme.
Di seguito il report dell’assemblea nazionale
L’assemblea nazionale di Non Una Di Meno dello scorso 22-23 aprile ha segnato un passaggio importante di discussione e di riorganizzazione del movimento dopo gli snodi del 26 novembre 2016 e, in particolare, dello sciopero globale dell’8 marzo 2017.
Sul piano politico e organizzativo ci troviamo di fronte a nuove sfide: rilanciare in avanti e approfondire l’ampiezza rivendicativa, la forza d’impatto e la capacità espansiva che ha nutrito la mobilitazione in questi mesi; incidere sull’esistente, anche sulle politiche istituzionali, senza divenire strumento di governance anziché di conflitto e proposta autonoma.
I lavori dei tavoli nella giornata del 22, i cui report dimostrano un significativo avanzamento nella sistematizzazione e nell’organicità dei contenuti, hanno corrisposto all’esigenza condivisa, emersa dalla discussione della Plenaria, di fare del Piano Femminista un manifesto politico-programmatico, uno strumento di lotta non fine a se stesso.
Il Piano che abbiamo immaginato è composto di due parti complementari e inscindibili tra loro, che tengono insieme la dimensione dell’elaborazione e quella di proposta e rivendicazione. il Piano Femminista contro la violenza maschile, vuole essere quindi un documento programmatico contenente tutta l’elaborazione politica della violenza come questione strutturale che i tavoli stanno portando avanti.
È accolta la proposta di strutturazione in principi e analisi e in pratiche e obiettivi, utile a fissare l’accumulo di elaborazione fin qui raggiunto e nello stesso tempo a definire il Piano come strumento vertenziale e di rivendicazione su diversi piani. Il Piano è un cantiere aperto nella processualità delle lotte. Andrà definito un gruppo redazionale e strumenti adeguati per portare a compimento questa prima fase del lavoro collettivo.
Emerge l’esigenza di definire con maggiore urgenza un Piano d’azione che affronti in modo più specifico la questione della violenza maschile (violenza intrafamiliare, domestica, sessuale ecc) con proposte concrete discusse nei tavoli che incalzino il Piano Nazionale Antiviolenza e la sua applicazione concreta. Questo secondo documento nel quale saranno affrontate tutte le questioni relative ai centri antiviolenza, alla prevenzione, ai percorsi di fuoriuscita dalla violenza alla costruzione di reti e nuove sinergie nei territori, sarà solo la prima tappa della battaglia del contrasto alla violenza contro le donne, battaglia che vedrà molti altri momenti sia di elaborazione politica che di conflitto e mobilitazione.
Nella prima sessione della plenaria si è discusso delle prossime tappe di mobilitazione. L’esigenza primaria di costruire un calendario autonomo si misura anche con le prossime scadenze parlamentari e governative. Sta entrando nel vivo la scrittura del nuovo Piano Nazionale Antiviolenza che giungerà all’approvazione tra settembre e ottobre, quando si aprirà la discussione sulla Legge di Stabilità. I decreti Minniti-Orlando rappresentano un terreno di conflitto altrettanto fondamentale per quanto riguarda forme di controllo fondate sul decoro urbano e sulla criminalizzazione dei/delle migranti.
Per quanto riguarda il Piano Nazionale Antiviolenza e la questione del confronto con il Dipartimento Pari Opportunità, la discussione è stata molto articolata e ha definito che il Piano Femminista come documento politico-programmatico non sarà oggetto di trattativa ma di mobilitazione, la proposta politica del movimento sui temi del Piano Nazionale Antiviolenza si afferma in contrapposizione e in alternativa al Piano Istituzionale.
La definizione delle forme del confronto con il Dpo e dei punti di rivendicazione sul Piano Nazionale Antiviolenza è rimandata alle assemblee territoriali da cui far emergere proposte e ipotesi di lavoro e mobilitazione.
A questo riguardo, il tavolo Cav e percorsi di autonomia pone in assemblea l’urgenza di definire alcuni passaggi di mobilitazione in vista della prossima approvazione del Piano Nazionale Antiviolenza e rilancia la proposta di una prima giornata nazionale da articolare nei territori per il prossimo 27 maggio. A Napoli la mobilitazione sarà davanti all’ospedale Cardarelli contro il modello campano del Codice Rosa.
Il tavolo Cav e percorsi di autonomia si riconvocherà a Napoli per il 27-28 maggio per proseguire la discussione sui punti relativi alle politiche di fuoriuscita e contrasto alla violenza.
È stata accolta la proposta di attraversamento della data del 28 settembre, rilanciata dalle argentine, come prima data dell’autunno, da articolare come giornata di azioni e mobilitazioni dislocate nei vari territori sui temi dell’autodeterminazione e dell’accesso all’aborto libero, gratuito e garantito, che rilancino la campagna contro l’obiezione di coscienza, per il diritto alla salute e alla libertà di scelta.
Il prossimo 25 novembre è stato indicato come appuntamento di mobilitazione nazionale e globale, la cui articolazione e le cui pratiche e forme di lotta andranno definite nel prossimo appuntamento assembleare.
Rimane invece aperta la possibilità di una scadenza autunnale che preceda il 25 novembre in cui rimettere al centro la rivendicazione di autodeterminazione come autonomia economica, riappropriazione di welfare e libertà di movimento.
Nella seconda sessione si è aperto un primo confronto sugli ambiti decisionali e sugli strumenti organizzativi. La discussione si rende tanto più urgente alla luce della manifesta inadeguatezza della mailing list nazionale come strumento efficace di coordinamento, il cui uso attuale va radicalmente messo in discussione. Deve essere utilizzata infatti per scambiare informazioni e proposte utili in particolare da parte delle assemblee territoriali.
I luoghi preposti alla definizione strategica e politica sono l’assemblea nazionale e le assemblee territoriali. I tavoli di lavoro sono il luogo dell’approfondimento tematico e della condivisione di pratiche e obiettivi elaborati nelle articolazioni territoriali. Si pone ora il compito di superare una eccessiva compartimentazione e favorire l’intersezione virtuosa tra piani di intervento, da realizzarsi attraverso confronti e approfondimenti così come nella costruzione di piani di vertenza e di lotta che intrecciano differenti ambiti. Le mailing list nazionali dei tavoli possono diventare un utile strumento di condivisione, discussione e proposta. Si auspica quindi una maggiore circolarità tra tavoli locali e liste tematiche nazionali.
Assunto quindi che la decisionalità deve coincidere con il grado più alto di democraticità assembleare – che va autoregolamentata a tale fine -, emerge la necessità di individuare dei livelli operativi intermedi – fluidi, a scopo e revocabili – che assolvano a funzioni specifiche e a compiti mirati. In particolare emerge la necessità di definire un gruppo redazionale che lavori alla sistematizzazione del piano femminista come insieme organico; la gestione degli strumenti di comunicazione comuni; un gruppo di coordinamento fra le assemblee territoriali, non fondato su criteri di rappresentanza ma di efficacia e fiducia, finalizzato a mantenere la continuità organizzativa tra un incontro nazionale e l’altro.
Il confronto sulla definizione e sulla composizione di strumenti di coordinamento intermedi dovrà proseguire nelle assemblee territoriali di Non Una Di Meno convocate in forma pubblica e aperta.
La Plenaria si è chiusa con la proposta di riconvocazione in Assemblea Nazionale per la metà di settembre. Data e luogo andranno quindi confermati prima dell’estate.
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