PIGS AGAINST TROIKA/ INCOME AGAINST DEBT / COMMONS AGAINST PROFITS
Pubblichiamo sull’interfaccia telematica della nostra coalizione metropolitana e sul nostro network nazionale d’informazione indipendente GlobalProject questo documento che chiama un meeting europeo a napoli sui temi del reddito, della precarietà, della difesa dei territori e della conquista di beni comuni, della contrapposizione tra troika e i paesi marchiati dal bollo infamante di pigs (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna).
A partire dallo scoppio della crisi del 2008 abbiamo assistito innegabilmente ad un progressivo impoverimento delle aree geografiche del “vecchio continente” accompagnato da una costante destituzione della democrazia formale e da una verticalizzazione radicale delle forme del governo.
Aumento vertiginoso della disoccupazione giovanile, sperimentazioni di governi tecnico-finanziari, decisionismo della troika, chiusura progressiva degli spazi del dissenso, ricorso sistematico allo strumento della grosse koalition , sono alcune delle tendenze di massima che hanno caratterizzato lo spazio europeo negli ultimi anni. Con queste tendenze le moltitudini hanno dovuto imparare fare i conti, pagando sulla propria pelle lo scotto di questi processi.
Ci muoviamo su uno spazio non omogeneo, che mostra delle evidenti discontinuità, corrispondenti all’intensità con cui la devastazione sociale si abbatte sui territori, bypassando ogni forma di mediazione. Il linguaggio comune e main stream ci ha abituati a definire le aree in cui in cui questo disastro sociale, ambientale ed economico sembra essere giunto ad un punto di non ritorno PIGS, giocando sull’acronimo che viene fuori dai nomi dei paesi del sud Europa protagonisti della tragedia. I PIGS sono i “colpevoli” e gli “indebitati” secondo la retorica vergognosa utilizzata dalla Troika (Commissione europea, Banca Centrale e Consiglio dei capi di governo)per giustificare i propri odiosi diktat.
L’Europa ci viene oggi presentata come un territorio percorso da velocità differenti, un territorio su cui i più lenti pagano pegno. Il pegno, fuor di metafora, si traduce in una generazione senzareddito e senza lavoro, senza possibilità di accesso alla formazione, senza welfare, senza diritti, indebitata fin dalla nascita.
Lo spazio definito dall’acronimo è uno spazio che deve avere un’ambizione ricompositiva, guardandosi però da alcuni rischi.
È evidente che la modalità con cui la crisi si è abbattuta sugli stessi territori sud-europei non è omogenea,come d’altra parte non lo sono state le risposte sociali, che, soprattutto in Grecia, Spagna e Portogallo, hanno visto svilupparsi ampi movimenti di contestazione della macelleria sociale voluta dalla Troika in combutta con i governi nazionali. Movimenti che hanno purtroppo scontato il fatto di trovarsi in una continua rincorsa.
E’ per noi interessante ed utile l’idea di costruire un punto di vista sull’Europa che assuma questa prospettiva meridionale. E’ altrettanto evidente però che i movimenti che lavorano sullo spazio europeo per la trasformazione radicale del presente non possano avere alcun interesse o simpatia nell’individuazione di un’area geografica e fisica, in cui praticare conflitto a partite da un sentimento identitario di appartenenza. Conoscere le strategie e i meccanismi con cui si muove la forma del capitale neoliberale in crisi ci permette di capire quanto l’individuazione di una sorta di “ius sanguinis” che accomunerebbe i soggetti deboli nella crisi e che definirebbe lo scenario geografico del conflitto, risulterebbe in ultima analisi speculare e funzionale alle stesse logiche di gestione capitalistica della crisi.
Immaginiamo invece l’Europa nel suo insieme, dentro e oltre i suoi confini, come il teatro di coalizioni plurali, diffuse ed efficaci ad affrontare un nemico che in questi anni ha giocato efficacemente le proprie odiose carte.
A partire da questo presupposto di metodo, con entusiasmo, convochiamo a Napoli, per il 4, 5 e 6 aprile 2014, un momento di dibattito, discussione e confronto, ma soprattutto un momento programmatico, che a partire dal luogo stesso del suo svolgimento, una delle più significative e contraddittorie metropoli del mediterraneo, guardi ad una prospettiva di coalizione tra Sud: una coalizione da sperimentare nella pratica politica, nella costruzione di campagne e mobilitazioni diffuse sui territori o generalizzate.
Vorremmo provare a discutere secondo quelli che noi riteniamo essere due degli assi portanti della crisi dei Sud: da una parte, l’attacco ai commons e la conseguente espropriazione di democrazia da parte delle governance e, dall’altra, la crisi irreversibile del welfare a fronte dell’aumento esponenziale della disoccupazione. Due assi di ragionamento strettamente connessi e che non possono che essere perni di agenda politica condivisa: una discussione, quindi, di movimento, in cui far diventare il dibattito stimolo immediato alla mobilitazione.
L’idea che ci anima e’ quella di intendere proprio il “Sud” come uno spazio politico, uno spazio presente e diffuso sull’intera mappa dell’Europa, alla periferia dei centri della decisione. Sud sono certamente le macerie di Atene e Salonicco, le strade di Lisbona, i quartieri popolari napoletani, ma Sud sono pure gli infiniti slum che premono sulle metropoli nord europee e che esplodono sistematicamente in momenti di rabbia e distruzione, motivata spesso dall’esclusione parziale o assoluta dalla cittadinanza formale europea. Sud sono i migranti, quella soggettività decisamente protagonista di molte mobilitazioni europee: dalla capacità che hanno avuto di caratterizzare il 19 ottobre romano, alle mobilitazioni di Amburgo che veramente hanno saputo costruire una comunità in lotta meticcia che interrogava complessivamente il diritto alla città (dai rifugiati di Lampedusa, ai quartieri gentrificati, alle occupazioni di case e spazi sociali), dalle mobilitazioni contro i CIE a Gradisca, a Ponte Galeria, all’importantissimo appuntamento con cui si è scritta la Carta di Lampedusa, proprio sulla linea di frontiera più a sud d’Europa, che guarda alle sponde nord-africane del mediterraneo dall’alto del più grande cimitero marino del continente.
E’ questa cartografia immediatamente euromediterranea, o meglio europea-e-mediterranea,che a nostro avviso mostra un’evidente contraddizione tra gli spazi urbani e le maglie strette della cittadinanza, che definiamo come un “sud” trasversale a tutti i territori d’Europa.
Ci interessa utilizzare le giornate napoletane per costruire un punto di vista alternativo a quello della sfavillante Europa delle banche, che mostri e metta in relazione quei luoghi che il capitale ha scelto come “grandi discariche sociali” o grandi terreni della speculazione e della coercizione debitoria. Ci interessa parlare di e con l’Europa insolvente, quella che ha perso tutti i diritti e che ogni giorno mette la propria vita ed il proprio corpo all’asta della finanza, per strappare briciole di reddito e di assistenza. Crediamo che il livello di impoverimento e di disperazione dei tanti Sud europei, sbeffeggiati costantemente dalle accuse di scarsa produttività e parassitismo puntualmente rivolte da Merkel e Draghi, sia diventato ormai insostenibile.
Scegliamo Napoli proprio a partire dalla sua collocazione, dentro un Sud Italia che mostra un livello di disoccupazione giovanile più basso della Grecia e del Portogallo, affacciata su quel Mediterraneo che rappresenta una permanente sfida al un confine angusto tra l’Europa e i movimenti che dal Magreb alla Turchia si mobilitano contro il giogo di governi autoritari. Scegliamo Napoli perchè è stata protagonista di un autunno di mobilitazioni contro lo scempio ambientale che i movimenti hanno chiamato “biocidio”, perché, come si sa, è teatro eterno di innumerevoli spinte, spontanee ed organizzate, di riappropriazione urbana e sociale.
Scegliamo Napoli guardando innanzitutto alla convocazione per il luglio prossimo del Vertice dei Capi di governo europei sulla disoccupazione giovanile, probabilmente a Milano, immaginando di costruire giornate di contestazione che parlino la lingua meticcia proprio di quelle regioni in cui la disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli altissimi. Ma scegliamo Napoli guardando anche, in prospettiva, all’agenda europea, che prevede anzitutto l’assunzione di un primo maggio di lotta europeo, con particolare attenzione in Italia all’apertura di un conflitto generalizzato contro quel generatore di precarietà, sfruttamento e devastazione urbana che è l’Expo di Milano. Assumiamo inoltre l’appello lanciato dalla coalizione europea Blockupy alla settimana di azione dal 15 al 22 maggio e l’appuntamento di Francoforte contro l’inaugurazione del nuovo grattacielo della BCE, ancora una volta contro le politiche del governo tedesco di Grosse Koalition, la Banca centrale e la Troika. Confidiamo che la tappa di questa primavera possa rappresentare un’occasione di impegno da parte dei “Pigs” e dei compagni e delle compagne dell’area euro-meditaerranea nell’assunzione concreta di queste e di altre mobilitazioni .
Questo è l’anno in cui le istituzioni ed i partiti europei saranno chiamati a parlare di Europa in occasione delle elezioni del Parlamento di Strasburgo, è l’anno in cui in tanti (o troppi) si esprimeranno sull’euro, sull’unione monetaria, sulle prospettive politiche e sulla guerra intestina tra chi produce e chi soccombe. Ma è anche l’anno in cui i movimenti sociali hanno cominciato ad organizzarsi e a costruire iniziativa condivisa su tutto il territorio europeo, proprio a ridosso del voto nei singoli paesi, per porre all’attenzione dal basso, senza alcuna delega, una serie di questioni urgenti, molte delle quali saranno oggetto di discussione durante il meeting. Proviamo a rispondere, dando voce a chi già immagina e pratica un’Europa in cui la velocità non è il discrimine che stabilisce il confine, il dentro e il fuori; un’Europa che svela i meccanismi odiosi e predatori di sfruttamento che hanno determinato la creazione diffusa dei Sud. Un’Europa in cui i diritti fondamentali siano garantiti a tutti e tutte senza il bisogno di pignorare la vita ed in cui il profitto non sia la legge che decreta vita e morte di milioni di persone.
Coalizione Sociale per il NAPOLIproject
PIGS AGAINST TROIKA/ INCOME AGAINST DEBT / COMMONS AGAINST PROFITS (ENG_VERS)
Call for a meeting in Naples on 4th 5th and 6th of April
Since the outbreak of the 2008 crisis, we have undeniably witnessed a gradual impoverishment of the “Old World”geographical areas, followed by a constant dismissal of formal democracy and a radical verticalization of government forms. Skyrocketing increase of youth unemployment, experiments of technical-financial governments, Troika decision making, gradual closing of dissent spaces, systematic utilization of the grosse koalition instrument; these are some of the main trends that have characterized the European area in recent years. Multitudes have had to learn to deal with these trends, paying the price of these processes on their own skin. We move on a not-uniform space, that shows clear discontinuities, corresponding to the intensity with which social devastation falls down on territories, bypassing any form of mediation. The common and main stream language has made us be used to defining areas in which this social, environmental and economical disaster seems to have reached a point of no return, “pigs”, playing on the acronym that comes out from country names of southern Europe, which are protagonists of the tragedy. Pigs are “guilty” and “indebted”, according to the shameful rhetoric found by the Troika (European Commission, Central Bank and European Council of heads of state) to justify its hateful diktats. Today Europe is shown as a territory passed through by different speeds, a territory where the slowest pay a pledge. Concretely, pledge means a generation with no income nor job, with no possibility to access education , no welfare, no rights, indebted since birth. The space defined by the acronym is a space that must have a recomposing ambition, though keeping an eye out for some risks. It’s clear that the crisis’ way of beating down on southern Europe territories is not uniform, as have not been the social answers which, in particular in Greece, Spain and Portugal, have seen the development of wide movements of protest against the social slaughter wanted by the troika, in collusion with national governments.
Unfortunately, these movements were affected by being in a constant chase.
According to us, the idea of building a point of view with a specific southern perspective is interesting and useful. At the same time, it’s clear that movements working on European space toward a radical modification of the present, can’t have any interest or liking to identify a geographical and physical area where to practice conflict from a feeling of identity. Understanding the strategies and the processes with which the form of neo-liberal capital in crisis moves, allows us to understand how the recognition of a “ius sanguinis” that combines all weak characters of the crisis and states the conflict’s geographic context, is functional to the same operating logics of capital. We Imagine Europe as theatre of plural, widespread and incisive coalitions, able to face an enemy who now is playing his hateful cards at his best. Starting from this assumption, on the 4th, 5th and 6th of April 2014 in Naples, one of the most relevant and conflicting Mediterranean metropolis, enthusiastically we call a moment of debate, discussion and comparison that looks towards a southern coalition prospective: a coalition to test in the political practice, building campaigns and mobilizations, both spread over the territories and generalized.
We would like to discuss about two of the main pillars of the southern crisis: on one hand the attack against commons and the subsequent expropriation of democracy by governance; on the other hand the deep crisis of the welfare state in the face of exponential increase in unemployment and social despair . Two axes of reasoning are closely related which must be pillars of a shared political agenda: a political movement discussion, where the debate can become an immediate stimulation for the mobilization.
The Idea that animates us is to consider “South” as a political space, a space existing all around Europe at the periphery of decisional centers. Certainly South are Athens and Salonika’s ruins, Lisbon’s streets, Neapolitan popular neighborhoods, but South are also the several slums that press the northern Europe metropolises and that regularly explode in moments of rage and destruction, often motivated by the partial or absolute exclusion from European formal citizenship. South are immigrants, that subjectivity which plays a leading role in many European mobilizations: from their ability to characterize the 19th of October in Rome, to the mobilizations in Hamburg, truly able to build a mixed race fighting community that overall questioned the right to the city (from refugees in Lampedusa, to gentrified neighborhoods, to occupations), from mobilizations against the CIE to Gradisca, to Ponte Galeria, to the momentous date that will write the Charter of Lampedusa, just on the southernmost border of Europe, which looks at the North African shores of the mediterranean sea from the largest marine graveyard of the continent
An euro-mediterranean cartography, better European and mediterranean cartography, that shows an undeniable contradiction between urban spaces and the tight tangles of citizenship, that we define “European cross South”. During the Neapolitan days, we are interested to build an alternative point of view, as opposed to the shining one of the Europe of banks , which shows and puts in connection those places that the capital selected as “big social dump” or big lands of speculation and debt coercion. We are interested to speak about and with the insolvent Europe, that Europe which has lost all rights and that every day put his life and his body up for the finance’s auction, to achieve scraps of income and assistance. We believe that the level of impoverishment and desperation of the various European South, constantly teased by the punctual accusations of low productivity and parasitism of Merkel and Draghi, had become intolerable. We choose Naples because of its position, inside a southern Italy that shows a youth unemployment level lower than Greece and Portugal, close to the Mediterranean sea that has symbolized the destruction of a narrow border between Europe and the movements that from Maghreb to Turkey have mobilized against the yoke of despotic governments. We choose Naples because it has been protagonist of an autumn of mobilization against environmental massacre that movements had called “biocide”, because, as everybody know, it has been theatre of several, spontaneous and organized pushes of social and urban re-appropriation.
We choose Naples firstly looking to the call, probably in Milan, for next summer, of a European summit on youth unemployment , imagining to build a day of struggle which speak mestizo languages of all the regions where youth unemployment has reached very high levels.
But we choose Naples looking to European agenda, such as fighting fist of May all over Europe, paying particularly attention to the opening of a generalized conflict against a true generator of precariousness, exploitation and urban devastation, as Expo in Milan is. We also assume the call launched by the European coalition Blockupy for a week of actions from 15th to 22nd May and finally the appointment of Frankfurt against the inauguration of the new skyscraper of the ECB, once again against the policies of the German Government of the Grosse Koalition, the Bank central and Troika . We hope that this appointment can constitute an occasion of engagement for the pigs and for all the comrades of the euro-Mediterranean area in the concrete undertaking of these and other dates of mobilization. This is the year when the European Institutions and parties will be called to talk about Europe during the European Parliament elections; this is the year when many (or too many) will express about Euro, about monetary union, about political prospectives and about the internal war between who produces and who gives up.
But it is also the year in which the movements have started to organize themselves, building shared initiatives on European territories, just behind the vote in each country, to bring to the attention a number of pressing issues, many of which could be objects of the neapolitan meeting.
Let’s try answer giving voice to those who already imagine and practice a Europe in which the speed is not the dividing line that defines the border and what is inside and out; a Europe that reveals the hateful and predatory dispositive of exploitation that led to the widespread birth of the souths; a Europe in which the fundamental rights can be guaranteed to all without the distraint life and in which the profit is not the law that decides about the life and death of millions of people.
Social Coalition for a NAPOLIproject