Strage di minatori in Sud Africa
Il 16 Agosto la polizia sudafricana ha aperto il fuoco contro una manifestazione di 2.000 minatori.
Il bilancio, allo stato attuale, è tragico. Si parla di almeno 34 morti, ma ogni ora che passa il numero delle vittime aumenta.
Comunemente, quando si parla di minatori, il pensiero di molti va al XIX secolo, a storie di miseria nera e di fatica disumana, alle cariche a cavallo ed al fuoco delle mitragliatrici pesanti contro i picchetti, ad Emile Zola ed a Germinal, il suo capolavoro dedicato alla vita nelle miniere francesi.
Oppure, quando siamo in vena di retorica patriottarda, ricordiamo il disastro di Marcinelle dell’Agosto 1956.
Quel giorno nel rogo della miniera belga persero la vita 262 minatori, la maggior parte erano italiani. Ci commuoviamo senza però ricordarci che le stesse condizioni bestiali di sfruttamento cui erano costretti i nostri nonni emigranti, le vivono oggi sul nostro territorio decine di migliaia di migranti da altre parti del mondo.
Di minatori ne esistono ancora decine di migliaia.
Chi può dimenticare la durissima lotta dei minatori inglesi contro la Thatcher a metà anni ’80?
Pochi lo sanno, ma uno dei colpi di grazia all’agonizzante regime sovietico dell’era
Gorbaciov fu dato dai giganteschi scioperi dei minatori russi tra il 1989 ed il 1991.
E come dimenticare le lotte dei minatori sardi del Sulcis oppure le tragedie che vedono coinvolti periodicamente questi uomini in giro per il mondo, dal Cile alla Cina passando per la Russia.
Migliaia di vite sacrificate sull’altare del profitto e del neo-liberismo.
Le lotte più recenti sono quelle dei minatori delle Asturie.
Lotte incredibili per compattezza, consenso sociale e radicalità.
Ma veniamo al Sudafrica.
La sconfitta del vergognoso regime nazista dell’Apartheid nel 1990 è stato un successo storico, sia per quel paese che per tutto il continente africano.
L’African National Congress che per decenni ha lottato contro il governo razzista degli Afrikaner ha garantito al paese grandi tassi di crescita economica.
Ma le richezze, le grandi ricchezze continuano ad essere nelle mani dell’elite bianca e delle multinazionali.
La Lonmin, terzo produttore mondiale di platino, ha minacciato il licenziamento di 3.000 lavoratori della miniera di Marikana, se lo sciopero non fosse stato interrotto.
La mobilitazione proseguiva da una settimana e non si poneva obiettivi rivoluzionari, ma la semplice richiesta di aumenti salariali rispetto alla miseria attuale di 400 euro.
“Abbiamo dovuto difenderci. Siamo stati costretti a farlo”, ripetono come un mantra i portavoce della polizia dello stato africano. Un ritornello utilizzato in tutto il mondo (anche in Italia) quando gli uomini in divisa devono giustificare l’indifendibile.
Tragico assistere alla scena di poliziotti neri (al comando di ufficiali bianchi) che aprono il fuoco senza pietà contro minatori neri.
Triste dover assistere a stragi del livello di quella di Soweto del ’76 i cui autori però, erano i nazisti delle forze di polizia del regime segregazionista di Vorster e non la polizia del nuovo Sudafriica “democratico” degli eredi di Nelson Mandela.
Quando si tratta di difendere gli interessi delle corporations però tutto il mondo è paese.
La fucilazione dei minatori: