Torino: Operazione Rewind, la sentenza!
Il Tribunale di Torino ha emesso ieri la sentenza di primo grado del processo
per i fatti del 19 Maggio 2009, quando un corteo di migliaia di studenti contestò il G8 dell’Università che si teneva nella città sabauda.
Nell’Autunno del 2008 l’Italia intera era stata attraversata dall’imponente
movimento universitario dell’Onda con le sue occupazioni di facoltà, la sue
lezioni in piazza, i suoi cortei selvaggi ed i blocchi.
Quel movimento è stato il primo segnale di opposizione alla grande crisi
economica ed alle politiche di austerità che ne sarebbero seguite, crisi
scoppiata in Europa proprio nell’Ottobre di quell’anno.
Movimento capace anche di dare nuova linfa alle realtà dell’autogestione
e dell’autorganizzazione.
Movimento forse troppo sottovalutato.
Quello di Torino è forse il caso più lampante di una serie di processi che ha visto centinaia di studenti coinvolti in giro per tutto il paese per le mobilitazioni di quei mesi.
Parlando di Milano, sta per esempio andando a conclusione (ma è uno dei
tanti), il processo per i fatti di Piazza Cadorna, quando, a seguito degli Stati Generali dell’Università Statale che avevano viste coinvolte più di 3.000 persone, un corteo fu duramente caricato davanti alla stazione ferroviaria di Cadorna (http://www.youtube.com/watch?
Nella giornata di lotta del 19 Maggio due studenti erano stati tratti in arresto.
Successimanete, ai primi di Luglio del 2009, la Procura di Torino aveva
messo in campo la famigerata operazione “Rewind” arrestando altri militanti
in giro per tutta Italia.
La reazione del movimento non si era fatta attendere con occupazioni in
giro per tutta l’Italia e diversi cortei nella città di Torino.
La Procura di Torino, guidata dal sempreverde Giancarlo Caselli, aveva chiesto pene molto alte.
Il Tribunale le ha ridotte sensibilmente. Si è passati dai 2 anni ed 8 mesi richiesti dal pm Sparagna alle attuali 17 condanne a pene tra gli otto ed i nove mesi.
Inutile dire che l’intero impianto accusatorio si basava sull’ipotesi, ormai molto in voga in questi anni per reprimere i movimenti sociali, del concorso morale per cui una persona non è più responsabile individualmente dei reati che compie, ma dei reati che vengono compiuti nel contesto in cui si trova.
Un abominio giuridico usato sia contro i No-Tav che nei processi del G8 di Genova.