UN DESERTO CHIAMATO CECENIA

Mosca, Novembre 1994

Boris Elstin ha bisogno di una guerra rapida e vittoriosa per ristabilire la sua autorità sempre più traballante. Le elezioni sono vicine e la Russia è un paese in ginocchio.
I Russi sono un popolo orgoglioso. All’umiliazione dovuta alla perdita dell’Impero si somma una situazione economica e sociale che definire disastrosa è un eufemismo. Crisi economica, crollo della produzione industriale ed agricola, fame e povertà dilagante, disoccupazione alle stelle, stipendi e pensioni non pagate, alcolismo, droga, criminalità arrogante e spietata, corruzione a tutti i livelli… Questo lo scenario del paese in quel periodo. I Russi inoltre, hanno ancora nella mente le immagini dei carri armati mandati dal Presidente a reprimere la rivolta “filo-sovietica” dell’Ottobre 1993. Rivolta finita, come da tradizione russa, in un bagno di sangue con la Duma presa a cannonate per stanare i ribelli. L’agnello sacrificale di zar Boris è la Cecenia. Piccola repubblica ribelle del Caucaso.
Ma facciamo un passo indietro, anzi cento…

Dopo una serie lunghissima e praticamente ininterrotta di guerre sanguinose (dai tempi di Pietro il Grande al XIX secolo) la Cecenia venne annessa all’Impero Russo solo nel 1870. La società cecena era da sempre organizzata in clan e tribù ed accettava con riluttanza il dominio dello Zar e l’ordine imperiale. In aggiunta a ciò, i Ceceni, nati come popolo pagano (ma anche cristiano) erano stati convertiti all’Islam dall’influenza Sunnita.
Da qui il nome dato dai Russi alla capitale del paese: Grozny (Гро́зный) ovvero “La terribile”, proprio come il soprannome dello Zar Ivan IV di Russia (Ivan Grozny ovvero Ivan il Terribile).
Con il crollo dell’Impero Zarista la Cecenia aveva riacquistato una breve ed effimera quanto sospirata indipendenza. Indipendenza durata fino al 1922 quando i Bolscevichi avevano terminato la “riconquista” del Caucaso. Lenin aveva comunque concesso ai Ceceni ampissima autonomia.
Durante la Seconda Guerra Mondiale la Cecenia fu teatro di un’insurrezione contro i Sovietici guidata da Hasan Israilov. Stalin e Beria (allora a capo del terribile NKVD, ex-Ceka e futuro KGB) accusarono l’intero popolo di collaborazionismo con i Nazisti (nonostante le decine di migliaia di Ceceni che combatterono eroicamente nell’Armata Rossa) durante il periodo dell’occupazione tedesca del Caucaso. La rivolta fu repressa e la “leggenda” narra che durante l’Operazione Lentil del 23 Febbraio 1944, Stalin fece deportare in una sola notte l’intera popolazione cecena in Kazakhstan. Si calcola che 400.000 ceceni furono deportati e circa 100.000 morirono durante il trasporto per stenti, assideramento e fatica. Il risultato della “pulizia etnica” di Stalin in Cecenia ed Inguscezia fu un deserto disabitato. Del resto, come sosteneva lo stesso dittatore georgiano: “La morte di un singolo è una tragedia, la morte di un milione di persone è una statistica”. Solo nel 1957, sotto Kruscev ed in piena de-stalinizzazione i Ceceni furono autorizzati a rientrare nelle loro terre. Da lì un periodo di relativa stabilità fino al fatidico 1991.

Il 1991 è l’anno della dissoluzione dell’Unione Sovietica. Nel Settembre di quell’anno militanti del Congresso Pan-nazionale del Popolo Ceceno assaltano una delle ultime riunioni del Soviet Supremo della Regione Autonoma della Ceceno-Inguscezia prendendo di fatto il potere. Il leader del Congresso era Dzhokhar Dudayev, ex-Maggiore Generale delle Forze Aeree Sovietiche e pilota di bombardieri nucleari in Estonia (che si era schierato al fianco di Gorbaciov ed Elstin durante il “Golpe dei conservatori” dell’Agosto ’91 in Unione Sovietica). Dudayev venne eletto Presidente della Ceceno-Inguscezia nel referendum dell’Ottobre 1991 dichiarando subito dopo l’indipendenza dalla Russia. L’indipendenza cecena portò allo smembramento della Ceceno-Inguscezia nel Giugno del 1992. L’Inguscezia si dichiarò da subito fedele al potere federale di Mosca.
Tra il 1991 ed il 1994 la Cecenia, indipendente “de facto” fu scossa da una vera e propria guerra civile tra diverse fazioni costituite fondamentalmente da indipendentisti e filo-russi. In quel periodo decine di migliaia di persone di etnia non-cecena furono costrette ad abbandonare la regione in una vera e propria “pulizia etnica” (250.000 persone circa).
Il potere centrale di Mosca si comportava in modo ambiguo. Pubblicamente condannava l’indipendentismo ceceno e foraggiva le forze filo-russe, clandestinamente cercava di comprare a suon di dollari la fedeltà di Dudayev. In aggiunta a ciò nella regione (ma anche in Russia) prosperavano i traffici e le imprese della potentissima e temibile mafia cecena.

Prima Guerra di Cecenia (1994-1996)

La politica di Mosca cambiò nel 1994. Elstin oltre a finanziare e foraggiare le forze flilo-russe fece bombardare Grozny da aerei russi privi di insegne di riconoscimento. Iniziarono anche operazioni militari clandestine nella zona. Nel Novembre del ’94 vennero catturati dalle forze cecene soldati regolari dell’Esercito Russo infiltratisi nella regione. Nel Dicembre del 1994 iniziarono i bombardamenti russi su Grozny e l’11 Dicembre, nonostante l’accordo tra Dudayev ed il Ministro della Difesa Russo Pavel Grachev per evitare l’uso della forza, le truppe federali entrarono in Cecenia per “riportare l’ordine costituzionale e preservare l’integrità territoriale della Russia”.

L’intervento russo puntava alla salvaguardia dei giacimenti petroliferi del Caucaso, ma seguiva anche il solco della politica sovietica di stabilizzazione dei confini meridionali del paese minacciati dall’estremismo islamico (vedi invasione dell’Afghanistan nel 1979). Elstin ed il suo delfino, l’inetto Grachev si aspettavano una guerra-lampo, ma non andò così…
L’Esercito Russo era il fantasma della potente e terribile Armata Rossa. Assolutamente impreparato e poco motivato per un conflitto del genere: i soldati di leva vivevano in condizioni allucinanti, gli ufficiali vendevano spesso e volentieri armi e cibo al nemico, il materiale bellico era usurato e fatiscente, gli stipendi bassissimi e spesso in grave ritardo… Fin dal primo giorno di guerra si moltiplicarono le diserzioni, i sabotaggi e la disobbedienza agli ordini.

L’assalto a Grozny, lanciato il 31 Dicembre 1994 si rivelò un disastro ed una disfatta per le forze russe. I mezzi corazzati russi venivano intrappolati tra le macerie e sistematicamente distrutti dalle armi anti-carro della guerriglia cecena. Tra l’altro moltissimi dei comandanti delle forze ribelli erano ex-quadri dell’Armata Rossa (e quindi ottimi soldati ed esperti conoscitori della tattica russa). Solo dopo due mesi di durissima battaglia i Russi riuscirono ad occupare ciò che restava del Parlamento di Grozny respingendo i ribelli verso le montagne. L’aviazione e l’artiglieria russa avevano fatto letteralmente terra bruciata della città tanto che un rapporto di Amnesty International parlò di Grozny come della città più devastata dai tempi della Seconda Guerra Mondiale (furono fatti paragoni con Stalingrado, Dresda e Berlino). L’Esercito Russo, per tradizione poco avvezzo alla “guerra chirurgica” ed abituato alla battaglia campale aveva provocato immani devastazioni uccidendo migliaia di civili ed alienandosi le simpatie di moltissimi Ceceni che non apprezzavano il governo autoritario di Dudayev. Le perdite russe nella prima battaglia di Grozny furono molto alte, tra i 2.000 ed i 5.000 soldati (quasi 1/3 delle perdite totali subite dall’Armata Rossa in 10 anni di Guerra in Afghanistan).

La guerra proseguì per due anni con i Russi che, con enormi sforzi, riuscirono a respingere la guerriglia cecena verso Sud. Le truppe russe si resero protagoniste di sistematici atti di tortura, stupri ed esecuzioni sommarie. Interi villaggi sospettati di dare sostegno ai ribelli furono spazzati via e gli abitanti massacrati. I ribelli non furono da meno torturando ed uccidendo i prigionieri di guerra russi, i Russi etnici della Cecenia ed in generale gli esponenti ceceni filo-russi. Entrambe le parti in lotta usarono la tattica degli ostaggi utilizzati come scudi-umani. Le alte perdite e le notizie delle angherie commesse contro i civili fecero via via crollare la popolarità di Boris Elstin ed il sostegno al conflitto.
Il fatto che i Russi non avevano il controllo della regione ebbe una dimostrazione palese quando nel Marzo del 1996 alcune centinaia di combattenti ceceni infiltratisi a Grozny lanciarono un raid contro la città (molto simile all’Offensiva del Tet del 1968 in Vietnam) arrivando a controllarla quasi tutta.
Il 21 Aprile 1996 avveniva il primo di una lunga serie di omicidi mirati portati a termine dall’FSB (l’ex-KGB) in Cecenia. Il leader della rivolta Dudayev veniva ucciso da un missile laser-guidato.
Il 28 Maggio Elstin dichiarava vinta la guerra, ma era un’illusione…
Il 6 Agosto 1996, tre giorni prima del re-insediamento di Elstin e con la maggior parte delle forze pesanti di Mosca ritiratesi verso il Nord del paese, la guerriglia cecena lanciava l’Operazione Jihad ovvero la controffensiva su Grozny contro la guarnigione russa di 20.000 uomini.
La tattica cecena che puntava a frazionare le forze russe in piccoli gruppi per poi martellarli con mortai e cecchini ebbe effetto. Solo l’11 Agosto una colonna corazzata russa riusciva a raggiungere il centro della città liberando gli assediati.
Solo l’intervento del popolarissimo Generale Lebed (comandante, in epoca sovietica, di una divisione di paracadutisti ed eroe della Guerra in Afghanistan) nominato in fretta e furia plenipotenziario per la Cecenia da Elstin fece terminare la guerra, non prima di un’ultima tornata di bombardamenti a tappeto dell’Armata Russa su Grozny che provocarono altre vittime tra i civili.
Il 30 Agosto Alexander Lebed ed Aslan Maskhadov (nuovo comandante ceceno) firmavano l’accordo di pace di Khasav-Yurt che poneva fine al primo conflitto ceceno.

Impossibile una stima dei morti.
Per quanto riguarda i Russi la tradizionale “opacità” dell’informazione che vige in qual paese fa oscillare le perdite tra i 5.000 ed i 15.000 (molto più credibile la seconda ipotesi).
Per quanto riguarda i Ceceni si parla di circa 100.000 morti in due anni di conflitto.

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