CI VORREBBE IL TANNHAUSER

Milano, Novembre 1976

 

..Avevo incontraro il Biondo al Baretto, seduto, col Corrierone aperto

sulle pagine della cronaca milanese.

Scuotava la testa e diceva cazzo.

“Cazzo” ripeteva “un biglietto per la Prima della Scala costa 150 mila

lire. Cazzo!”.

“E a te chetti fregherà mai della Scala? Caliamoci piuttosto un

camparino, va”.

“A parte che a me piace la lirica”. Pensavo che mi prendesse per il

culo, “cioè

mi piace proprio l’opera con l’orchestra, il coro, i tenori e compagnia

e, se vuoi

proprio saperlo, io alla Scala faccio pure la comparsa!”.

Stavo quasi per mandarlo a cagare quando aggiunse “ma a parte questo,

guarda che è

proprio uno schifo che ci sia gente che si spara un 150 mila per una

Prima della Scala

quando ci sono cristiani che con quella cifra ci campano la moglie, tre

figli e il

nonno per un mese”.

 

Dallo scambio di battute tra due compagni in un bar sull’eccessivo

prezzo del biglietto

della Prima della Scala nacque l’idea del movimento e dei circoli del

proletariato

giovanile di contestare il concerto che rende famosa Milano in giro per

il mondo.

Quasi inutile dire come andò a finire.

Il 7 dicembre 1976 al Piermarini veniva messo in scena l’Otello di

Verdi con regia di

Franco Zeffirelli. Direzione di Carlos Kleiber e protagonisti Placido

Domingo, Mirella Freni e

Piero Cappuccilli. L’opera venne trasmessa per la prima volta in

diretta dalla RAI.

Fuori dal teatro migliaia di giovani proveniente dai quartieri

periferici della città

si scontrarono per ore con la Polizia.

Le conseguenze per il movimento furono disastrose: centinaia di

fermati, decine di

arrestati e di feriti.

 

Inizio con questo simpatico siparietto tratto da “La ricreazione è

finita” di Roberto

Grassi per parlare di quello che è successo davanti a Macao ieri sera.

 

Il concerto dell’orchestra Verdi (aperto a chiunque volesse aggiungersi

a suonare)

davanti a Macao è stato un momento bello ed in qualche modo “storico”.

Forse per la prima volta si è riusciti a coniugare la musica classica

(la cosidetta

musica colta) con l’idea di spazio sociale occupato (anche se

l’occupazione è stata

sgomberata martedì mattina…).

Lo scenario era surreale ed emozionante.

Un’orchestra sinfonica che suona in strada, migliaia di persone ad

ascoltarla con

attenzione e…sullo sfondo la Torre Galfa ed i blindati delle Forze

dell’Ordine.

Si leggeva attenzione (addirittura!) anche sui volti solitamente

annoiati di qualche

uomo in divisa.

Un momento storico dicevo.

Sì perché per moltissimi militanti di movimento la musica classia è

sempre stata

vista come una sorta di “corpo estraneo”.

Va bene lo ska, il rock, la trash, l’elettronica, il folk…addirittura

il jazz.

Ma la classica mai!

Una situazione curiosa.

Anche perché poi, discutendo faccia a faccia con le persone, si viene a

scoprire

una cultura musicale mica da ridere.

“Ci vorrebbe il Tannhauser di Wagner”. Mi diceva con fare sicuro un

compagno ieri

sera sorseggiando una birra.

E se si scava un po’ più a fondo si scoprono carriere da musicisti

ormai rimosse.

Storie di vite passate.

Chi suonava il piano, chi il violino, chi la tromba. E via con

strumenti più

esotici come clarinetto, basso tuba, fagotto e contrabbasso…

Musica classica e spazi occupati. Un binomio interessante.

Teniamone conto.

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=D1JCkjZBptM&feature=relmfu

http://youtu.be/D1JCkjZBptM

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