DIARIO SUMMER CAMP – Giorno 20
Ciao!
Come va? come sta andando il tuo viaggio? Quante cose meravigliose stai vedendo?
Qui a Macao tutto bene (cavoli ho mille cose da dirti, vorrei poterti raccontare tutto secondo per secondo, so che è sciocco però è strano girare qui senza incontrarti nei corridoi). Come al solito anche oggi è cambiato tutto, partendo dalle camere da letto ed arrivando all’infermeria. Classico lunedì. Sembra sempre di essere in pochi, però poi stranamente a pranzo o a cena escono fuori tutti, ci ritroviamo sempre in una trentina a mangiare e chiacchierare, poi di nuovo via, ognuno in giro a lavorare, tra computer, attrezzi e cucina. Stamattina dalla sveglia non so bene quante cose ho fatto. Aspettavo un tuo messaggio che mi raccontasse del tuo viaggio lontano così da poter andare con la mente in un posto totalmente altro attraverso le tue parole, per poi atterrare carica al piano terra del macello per una buona colazione e per iniziare a lavorare. Il messaggio non è arrivato, ma va bene lo stesso. Sono scesa un po’ in ritardo però la colazione era servita, abbiamo fatto come ogni mattina il punto della situazione e ci siamo divisi i compiti. Solita situazione al limite del surreale, con tutta la bellezza che si porta dietro. C’era chi verniciava l’infermeria, chi faceva il workshop di danza, Filippo ed io, un ragazzo nuovo che sta qui una settimana, ci siamo messi a grattare un muro per togliere la vernice che qualcuno nel passato ha spalmato sopra il marmo. Non so bene per quante ore il mio braccio ha fatto su e giù, forse non importa, so solo che dopo pranzo c’erano altre mille cose da fare, ed il muro non era più una priorità, quindi con lo scalpello nella tasca di dietro dei pantaloni mi sono messa a fare altro. Come al solito però mille interruzioni. Oggi un furgone è arrivato con altri letti e materassi, e vai a montare altre stanze, ad aumentare i posti letto nella speranza che la gente aumenti e ci venga ad aiutare nei mille lavori che dobbiamo ancora fare. Ah, ho anche provato a scrostare il calcare dalla tazza di un bagno, accumulato lì da anni, ma aceto ed ovatta non sono serviti, probabilmente la dovremo cambiare, va beh, non si può recuperare tutto. Dopo pranzo siamo partiti con la biblioteca, dovevamo capire bene come togliere la moquette (ma ti pare che hanno incollato la moquette sul parquet?). Alla fine il passaggio moquette è stato rimandato, però abbiamo finito di svuotare tutta la stanza, abbiamo portato giù un pelapatate industriale, degli scaldavivande da catering e non so quanta altra roba. Questo posto è una miniera di cose assurde :D
Ovviamente alle sette quando ho staccato dai lavori di fatica sono passata da Sara che stava impazzendo dietro comunicazione. E’ incredibile, sta gestendo tutto il tavolo da sola, una vera forza della natura. Insomma, ci siamo messi a leggere il pezzo che Daria ha scritto per la newsletter sulle Pussy Riot e a selezionare le immagini di copertina per i banner. Abbiamo cenato davanti al computer tra una cosa e l’altra, mischiando chiacchiere e lavoro. Dopo cena, qualcuno aveva fatto il minestrone, non si è capito ancora chi, è arrivato Tommaso (Genova) che ci ha portato il diario da pubblicare. La situazione era tranquilla, a parte qualche esterno che voleva una birra, ma sono un paio di giorni che la sera chiudiamo se non ci sono serate, siamo tutti stanchi e abbiamo bisogno di un po’ di calma, e anche di stare tra di noi, senza grandi sbattimenti. Si è formato un capannello di gente intorno al tavolo, noi correggevamo il diario, altri guardavano cose sul computer, si chiacchierava, si rideva, insomma una di quelle classiche serate in cui ti senti bene anche se hai lavorato tutto il giorno senza fermarti mai. Poi Sara ed io guardiamo il tavolo su cui stavamo lavorando. Computer, macchinette fotografiche, scalpelli, pinze, asciugamani da doccia, pettine, vestiti sporchi di vernice, sigarette, birre, acqua, tazzine del caffé, pezzi di computer, un videoregistratore con sopra una VHS (“Manhattan” per la precisione) e non so quanto altro ancora e noi seduti intorno. Pensiamo: questo è macao, saremo anche disordinati però quante cose facciamo in un giorno. E allora via con la foto per il banner del diario di Tommaso, ci mancava. Però cavoli il salone era buio e le foto venivano male in manuale, mettiamo il flash, troppo strana la luce, non sapevamo come fare. Nel mentre è arrivato Deniz, vede le foto sul computer e dice, se volete ci penso io alla post-produzione! A Macao non si finisce mai e allora via tutti a curiosare lui che con photoshop trasformava una foto tendente al pessimo ad una foto stile anni ’70 (peccato i computer in mezzo, ma era bella lo stesso). Decido di andare a letto, in fondo ero scesa dalla camera un’ora prima con lo spazzolino per fumarmi una sigaretta e lavarmi i denti e alla fine ho bevuto due birre, fumato un paio di sigarette in più rispetto a quelle previste e fatto un altro paio di cose visto che forse non mi sentivo abbastanza piena dalla giornata!
Nel letto, prima di chiudere gli occhi per la stanchezza penso alla giornata passata, alla magia di questo posto, a quanto riesce a riempirti ogni giorno quasi fino a scoppiare, a quanto ti apre la mente, ti fa conoscere persone e pensieri nuovi. A quante cose nuove puoi imparare, scoprire, discutere. Alle persone meravigliose che ti permette di incontrare. Ma lo sai bene anche tu, anche se adesso sei lontano. Poi, nonostante il caldo e le zanzare (quelle non se ne vanno mai in vacanza, maledette), gli occhi mi si chiudono, sta per iniziare un’altra giornata a Macao, basta solo riposare un paio d’ore!
Ti mando un abbraccio,
Torna presto!