DIARIO SUMMER CAMP – Giorno 8

Le caffettiere sbuffavano come le locomotive dell’ottocento, il manovratore era saggio.

“Il prossimo fine settimana diamo una rinfrescata” guardava verso l’alto mio padre quando diceva questa frase. Di solito succedeva a tavola, io e mia sorella capivamo subito cosa voleva dire e ci lamentavamo. Si trattava di imbiancare casa, con spostamenti di mobili annessi, nastro carta ovunque e pulizie post tinteggiatura. Due o tre giorni di passione familiare che avremmo volentieri evitato. La decisione comunque era stata presa, in un patto sotterraneo fra mio padre e mia madre a cui noi non potevamo che sottostare.

Era solo mio padre a imbiancare, noi facevamo il resto.

Dipingeva anche qualche quadro per diletto, perciò aveva un suo stile anche nell’imbiancare. Come discendente maschio – il sessismo non era ancora tema di discussione – cercava di insegnarmi, io non ne avevo voglia. Non sapevo disegnare e quando avevo provato a dipingere un muro erano rimaste delle macchie maculate qua e là, lievemente più grige.

Stamattina ho imbiancato a Macao con Sergio. Il soffitto nelle stanze di Macao sarà alto quattro metri, dovevamo tinteggiarlo nella futura sala riunioni, dal lato della facciata. C’erano due rulli, uno lunghissimo l’altro un po’ meno, perciò bisognava salire sul tavolo per arrivare al soffito. Ci siamo divisi il soffitto in due corsie, partendo dal fondo abbiamo cominciato a tinteggiare. La mezza tazza di caffé che avevo bevuto poco prima smetteva lentamente i suoi effetti benefici e stare in piedi su un tavolo appena svegli non era piacevole. Il vecchio monito della “rinfrescata” aleggiava su di me.

Antico detto Macao:
Saper fare un pò di tutto significa saper ascoltare un po’ chiunque.

Quando è arrivato Lorenzo avevamo già finito e ci apprestavamo a pulire, il soffitto era bianco e intatto come un iceberg, lo guardavo e pensavo a come era prima, tutto croste e ragnatele impolverate. Con Sergio avevamo chiaccherato tutto il tempo e tutto era andato liscio, niente macchie maculate. A guardarlo fare da mio padre forse qualcosa avevo imparato, forse potrei anche far crescere delle verdure o bollire cento bottiglie di salsa di pomodoro.

Chissà, a Macao non si può mai sapere.

Per chi se lo domandasse, le persone che fanno strani versi nell’atrio sono quelle del laboratorio di teatro.

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *