Summercamp, and the living is easy

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Quarto giorno di Summer Camp Macao.
C’è qualcosa, nell’aria. Qualcosa che non si descrive bene, con le parole e le foto e i racconti.

È come un mettersi in gioco collettivo, uno sperimentare continuo, un’apertura a non rifiutarsi, non negarsi nulla.

C’è qualcosa nell’aria, qui a M^C^O.
Qualcosa che si percepisce chiaramente assaporando la vista di persone che mai, prima, si erano proposte di imbarcarsi in una qualche attività che invece, in quel momento, stanno portando avanti.
Attività spicce, semplici ma complicate, come scartavetrare un vecchio portone, imbiancare un muro, organizzare i budget perché tutto possa essere fatto, nel migliore dei modi possibili rispetto alle risorse su cui realisticamente si può contare.
È il quarto giorno che sono iniziati i lavori all’ex macello.
Lavori consistenti, lavori che impegnano le braccia e il cervello, ma che, nonostante questo, scorrono durante la giornata e portano alla sera una soddisfazione densa come lo stucco fatto bene.
M^C^O mi sorprende, in quest’estate milanese le cui proposte più significative sono zanzare, caldo e olimpiadi in televisione.
Mi sorprende quando le persone mi vengono a chiedere cosa c’è da fare, dimostrando nei fatti di essere disposte a fare davvero ciò che serve, e non ciò che, formalmente, per professione, compete loro.
Mi sorprende quando la stanza che si è deciso di imbiancare mi guarda dall’alto del suo soffitto di sei metri e silenziosamente comunica che è finita, sberluccicante di vernice fresca e smalto sulle unghie.
Mi sorprende quando i miei guanti nuovi sono già bucati il giorno dopo averli scelti dall’espositore in negozio, e quando la lamentela più alta che ho il piacere di sentire è che “c’è qualcuno che mi ruba i dischi del flessibile”.
Qui, in questo bellissimo piccolo castello, si sta preparando una sorpresa per Milano, e per tutti quelli che vorranno esserne incuriositi.
E nulla può entusiasmarmi, a riguardo, più del poter dire che io c’ero, e che ho dato tutto quello che mi senti vo di poter dare.
Non m’importa se il lavoro nobilita.
Quello che è bello è che il lavoro mobilita.

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