Biologia come ideologia

Una recensione del libro “Biologia come ideologia” di Richard C. Lewontin (Bollati Boringhieri) che contrasta un certo grigio determinismo scientifico per cui tutto sarebbe inscritto nei nostri geni privando, di fatto, l’uomo della sua vera essenza: la possibilità di scegliere.

Grandi le conquiste della scienza, ma non facciamoci abbagliare, essa resta un’istituzione sociale come lo Stato e la famiglia.

Le tecniche e le invenzioni della scienza hanno bisogno di finanziamenti pubblici e privati come qualsiasi altra importante funzione sociale: sicurezza, scuola, mobilità sociale. La scienza non ha abolito le disuguaglianze che affliggono il mondo: povertà, malattia, violenza, religione. La scienza non ha ancora sostituito la religione come istituzione ideale della società ma, negli ultimi secoli, si è solo affiancata ad essa.

C’è molta ideologia in alcune concezioni scientifiche, sia nella visione di Gaia: il mondo è un organismo che si autoregola secondo buoni fini, che nella teoria formulata da Darwin; l’evoluzione avviene attraverso la selezione naturale, nella sua versione estrema, della lotta universale per la sopravvivenza. Troviamo una buona dose di ideologia anche nell’affermazione  che alcune tendenze negative siano innate ed ereditarie. Ad esempio: criminalità, alcolismo, incesto. Ideologica è pure la teoria che descrive le differenze tra individui come differenze di capacità. Questa versione della biologia confonde un certo tipo di capacità primaria con la capacità di espletare  compiti socialmente costruiti. E’ un pensiero in auge, un po’ alla volta è diventato una giustificazione alle disuguaglianze presenti nella società.

L’affermazione, presente nella teoria della sociobiologia,  che tutte le caratteristiche delle singole persone sia codificata nei nostri geni non può essere considerata valida. Andare alla ricerca di specifici geni per l’aggressività, la bontà, il razzismo, la gelosia, non fa progredire la conoscenza, anzi confonde il metodo scientifico con quello ideologico. Quando si descrive il mondo delle formiche scrivendo di ‘schiavi’ e ‘regine’ come tratti comuni con la società umana si fa narrazione. Queste analogie non reggono dal punto di vista delle scienze naturali. La formica che produce  uova in un formicaio non ha nessuna attinenza con le varie regine della nostra Storia.

Organismo e ambiente sono inseparabili, ogni forma vivente ha la capacità di modificare e costruire il proprio ambiente. L’attività vitale di tutte le forme di vita evidenzia la continua produzione e distruzione delle condizioni che permettono la loro esistenza. Quando le foreste vengono abbattute per facilitare l’agricoltura viene interamente modificato l’ambiente, ma anche in assenza dell’attività umana, la terra subirebbe altri cambiamenti ad opera di altri organismi o eventi naturali.

In natura non esiste, in maniera statica, un particolare equilibrio armonico. Nella lunga storia del nostro pianeta, il mondo fisico e biologico, hanno subito un continuo cambiamento e a volte molto drammatico. L’estinzione dei dinosauri ne è un esempio. L’aria che respiriamo è composta da ossigeno e da una frazione di anidride carbonica, ma l’atmosfera era molto diversa sulla terra quando non c’erano ancora gli organismi viventi. Dove oggi ci sono montagne, boschi e pianure fertili una volta esisteva solo una spessa coltre di ghiaccio.

Il genere umano possiede la capacità di studiare e trovare le soluzioni più sensate per ciò che riguarda i cambiamenti sociali che influenzano l’ambiente. Non ci sono limiti genetici che ci guidano in una sola direzione.

 

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