Elogio del petrolio – Non lasciatevi fuorviare dal titolo!

Recensione del libro di Massimo Nicolazzi edito da Feltrinelli il cui sottotitolo, non a caso è: “Energia e disuguaglianza dal mammut all’auto elettrica”.

Questo pregevole saggio tratta ampiamente della transizione energetica prossima ventura e delle ragioni per non finire bruciati o affogati.

C’è un enorme magazzino di energia, formato e conservato dalla natura in milioni di anni, chiamato fonti fossili. Queste risorse una volta estratte producono sviluppo e ricchezza e l’odierna prosperità, e la civiltà umana poggia su di esse. Non dureranno per sempre ed hanno un costo ambientale. Accantonarle sarà molto costoso perché non possediamo ancora la tecnologia in grado di trasformare le fonti rinnovabili (sole, vento, acqua) in una fonte ad alto contenuto energetico (densità e potenza).

Con la rivoluzione industriale la tecnologia inventa la macchina che brucia carbone per tanti usi e mestieri. La prima di queste macchine è la caldaia a vapore usata nelle miniere. Con i motori di Watt l’industria tessile prende slancio e in qualche decennio le nuove macchine rimpiazzano i mulini ad acqua. In agricoltura i fertilizzanti e i trattori hanno a poco a poco reso superfluo il cavallo e la meccanizzazione a petrolio ha reso obsoleto il lavoro del contadino.

Le risorse fossili sono esauribili e hanno un impatto sull’ambiente: aumento della temperatura media, concentrazione di CO2 nell’atmosfera che produce il riscaldamento globale che a sua volta provoca lo scioglimento di ghiacciai ai poli e il rialzo del livello del mare. Che fare? Lo sviluppo sostenibile a somma zero può essere applicabile?  Distruggere un campo per costruire una casa significa dover compensare piantando 50 o 60 alberi, oppure cercare uno spazio altrettanto grande e farvi crescere un prato. Ma dove trovarlo? E poi tutte le foreste e i prati che abbiamo distrutto nel passato? Per la CO2 nell’atmosfera vale lo stesso ragionamento. Per mantenere la stessa concentrazione di CO2 di quest’anno per l’anno prossimo ci sarà bisogno di abbattere le emissioni del 90%. Impresa possibile?

Possiamo intanto occuparci di fermare la deforestazione e impegnarci in un’opera di riforestazione. Non dimentichiamo che le foreste esistenti assorbono circa un terzo delle emissioni provocate dalla combustione dei combustibili fossili. L’allevamento contribuisce al 18% delle emissioni totali in atmosfera. Allevamenti vuol dire mucca, produzione di latte e la bistecca a tavola.

Oggi i consumi sono così distribuiti in milioni di tonnellate: 4.662 di petrolio, 3.772 di carbone, 3.309 di gas naturale, 948 di idroelettrico, 688 di nucleare e 661 di fonti rinnovabili. Siamo in grado di sostituire questa massa di energia? Abbiamo la tecnologia che ce lo consente?  Alcuni prospettano la soluzione per l’anno 2060. Friburgo, la città più ‘verde’ riesce a produrre dalle fonti rinnovabili meno del 4% dei suoi consumi elettrici.

Il futuro è digitale e quindi elettrico, ma con la tecnologia ‘green’ per l’accumulo e lo stoccaggio di energia in rete siamo ancora agli inizi. Il sostegno pubblico alle fonti rinnovabili porta ad aumentare il costo della fonte energetica.  Più sussidi e più tasse. La scelta di aumentare le imposte sui consumi significa privilegiare le categorie benestanti a scapito dei ceti sociali a basso reddito. Sono scelte regressive e non progressive. Lo dimostra la nascita del movimento dei gilet gialli in Francia.

Il periodo di transizione energetica dalle risorse fossili a quelle rinnovabili sarà lungo e costoso. In 100.000 anni di evoluzione la specie umana è passata attraverso l’invenzione del fuoco, l’addomesticamento di piante, animali ed energia, la scoperta del fossile, la rivoluzione industriale e informatica. La pressione demografica è cresciuta così tanto che ci ha costretti ad abitare verticalmente. La specie Sapiens ha soggiogato e sfruttato la terra e ora è arrivato il tempo di ‘salvare la terra’ per continuare a viverci sopra.

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