“Sorella Outsider” di Audre Lorde

Anche guardandola nelle foto in bianco e nero in cui si mette in posa o mentre parla animatamente di fronte a una platea di giovani universitari negli anni ’80, Audre Lorde mi è familiare.
Leggo qualche articolo su di lei in italiano prima di prendere in mano il libro Sorella Outsider, speditomi dal gruppo Ippolita a gennaio per una recensione su Milano in Movimento;
La prima domanda a cui cerco risposta prima di iniziare la lettura è: perchè non conoscevo neppure i titoli degli scritti di colei che oggi viene considerata una delle grandi anticipatrici del pensiero femminista Nero?
Ne parlo al telefono anche con Hanay del gruppo Ippolita, un gruppo di ricerca indipendente nato dal basso nel 2004 all’hacklab Reload in Pergola a Milano.
E’ lei che mi racconta che le traduzioni in italiano degli scritti di Audre sono iniziate solo nel passato più recente; la traduzione e la stampa in italiano di Sorella Outsider è avvenuta infatti nel maggio 2014, trentaquattro anni dopo la sua pubblicazione in inglese, grazie ad un lavoro di autofinanziamento della casa editrice Il Dito e la Luna.
Nel 2022, sotto la direzione del gruppo Ippolita e con Meltemi editore, ci sarà un’altra ristampa, e il libro con la copertina lilla e bianca arriva tra le mie mani con la pretesa di essere letto.
Quando lo apro mi rendo conto che quelle pagine scritte in italiano sono il frutto di uno sforzo collettivo di mantenere in vita non solo degli scritti politici importanti per il Femminismo Nero, ma anche di una Donna che ha messo a disposizione se stessa e la sua storia per dare più strumenti possibili alle donne e alle donne Nere per comprendere la propria posizione all’interno della famiglia, della società e tra le cosiddette alleanze.
Affronta diverse tematiche nel libro, dall’importanza della poesia al maschilismo, dagli usi dell’erotico al viaggio in Russia, e cosi sfogliando trovo le definizioni di tante emozioni e pensieri.

Audre Lorde nasce nel 1934 a New York, nel quartiere di Harlem, da genitori originari di Carriacou, l’isola più grande delle Grenadines, nei Carabi. Dei suoi luoghi di origine ne parlerà in un capitolo dedicato, dove confida a chi legge i suoi sentimenti da migrante che torna nella terra di origine dei genitori, che però non è la terra dei suoi ricordi giovanili. Un punto, questo, che è proprio delle sempre più persone che oggi sono nate e cresciute in Italia e sono figli* di genitori nati in altri continenti, le cosiddette Nuove Generazioni. Quella sensazione di sentirsi straniera nel paese in cui sei nata, e straniera nel paese d’origine è indescrivibile a chi non l’ha vissuto, se non entrando nell’intimità di una persona che ha deciso di regalare un pezzo di sé per far comprendere il sincero dolore della presa di coscienza del proprio privilegio.
Per mantenersi gli studi, la giovane Audre lavora, e dopo la laurea insegna inglese all’Hunter College, un’università di New York. Comincia a girare il mondo per tenere conferenze e seminari sulla poesia e la politica, fino alla sua morte, nel 1992, di cancro.
Il suo orgoglio di Donna, Nera, Lesbica e Poetessa trova espressione in un linguaggio duro, di chi pretende che ognun* faccia la sua parte in un mondo ingiusto.
Anticipa di diversi anni ciò che successivamente anche Angela Davis – e moltissime donne nel mondo oggi – ha analizzato e attualizzato nel mondo che cambia: la lotta per la propria autodeterminazione in quanto donna non è separabile dalla lotta per il diritto al lavoro dignitoso e salariato per tutt* così come dalla lotta contro l’emarginazione e la criminalizzazione delle persone non-bianche.
In una società in cui il bene viene definito in termini di profitto invece che di bisogno umano, deve sempre esserci qualche gruppo di persone che, tramite un’oppressione sistematica, viene fatto sentire di troppo, considerato come inferiore deumanizzato.
Il rifiuto istituzionalizzato di coloro che non si inseriscono all’interno dei termini di produttività delle nostre società tanto democratiche quanto in balia del sistema capitalistico, è una necessità assoluta in un’economia basata sul profitto, che ha bisogno di outsider come riserva umana da sfruttare e mandare in pasto alla propaganda politica.
Non esiste femminismo senza la consapevolezza che il razzismo, l’omofobia, il classismo e il sessismo sono gli strumenti dietro qui si nasconde il potere.
E se – in quanto militanti in costante lotta e formazione – siamo consapevoli che nelle nostre società il potere si ottiene con il denaro, e il denaro si ottiene con lo sfruttamento delle persone povere, non-bianche e del lavoro (sottopagato o gratuito) delle Donne, l’altro potere da riconoscere e contrastare è quello che si sviluppa tra potenziali alleate.
Mi è rimasta impressa la lettera che Audre Lorde scrive a Mary Daly (1928 – 2010), filosofa statunitense, lesbica femminista e autrice di diversi scritti.
Audre decide di pubblicare la lettera dopo non aver ricevuto risposta, dando una lezione di vita a chi aveva pensato che si potessero ridefinire a modo proprio i ragionamenti di altre donne, altrettanto colte e politicamente attive, ma Nere e quindi “interpretabili”.
Audre Lorde in sostanza le dice: tu fingi che non esistano barriere tra di noi ma ti vado bene solo quando non parlo e tu puoi utilizzarmi per il tuo autocompiacimento personale. Citandomi “a modo tuo” hai dato solo spazio al tuo ego.
E’ proprio questo tipo di potere di cui parla, marcando i suoi ragionamenti con dure esperienze di vita vissute. Dentro tutte noi, ci dice Audre, esistono “vecchi schemi di aspettativa e di risposta, vecchie strutture di oppressione.”
Il vero nucleo del cambiamento rivoluzionario non è mai soltanto la situazione oppressiva che vogliamo combattere o da cui cerchiamo di fuggire nelle società in cui viviamo, ma è quella parte dell’oppressore che è piantata in profondità dentro ciascuno di noi, e che conosce soltanto le tattiche e le relazioni dell’oppressione.
Audre Lorde mette in discussione pubblicamente l’autocompiacimento di quelle donne che vedono l’oppressione solo in termini di sesso, che ignorano il proprio privilegio inerente al loro essere bianche o ricche e definiscono “l’altra” donna nei termini della loro sola esperienza.
Come quel “sentiti libera” buttato lì da una nota influencer milionaria che ha la pretesa di chiamare un cambiamento a suon di like. Sentirmi libera di far che? Non pagare le bollette perchè sono troppo alte e lo stipendio è basso? Schiaffeggiare chi cerca di prevaricarmi con parole o atteggiamenti razzisti o sessisti? Ah no, forse intendeva che se voglio posso andare in giro nuda o con una collana d’oro a forma di utero.
Cambiare significa crescere, e la crescita è dolorosa e sicuramente non è mainstream.
“Gli strumenti del padrone non smantelleranno mai la casa del padrone”, lo dice in un discorso pubblico nel 1979, come sempre senza mezzi termini o giri di parole; non ci libereremo delle disuguaglianze e dello sfruttamento grazie alla politica istituzionale o all’attivismo finalizzato all’autocompiacimento personale.
Audre Lorde ci dà alcuni strumenti per comprendere le differenze tra di noi, valorizzandole nel rispetto di ogni identità e utilizzandole per contrastare l’egemonia del sistema capitalistico nel mondo del lavoro ma anche della formazione e dei rapporti interpersonali.

Qualcuno troverà sempre vantaggio (economico o di autocompiacimento) dalle divisioni della classe marginalizzata delle nostre società, non più identificabile solo nei lavoratori ma allargata in maniera intersezionale.
Da una analisi di sé e della propria posizione nel mondo e da un’analisi della società in cui si vive bisogna quindi chiedersi: siamo parte del sistema o del cambiamento?
La risposta a questa domanda è personale tanto quanto politica nel momento in cui – per il solo fatto che esistiamo, che nonostante tutto siamo sopravvissute – abbiamo il dovere di dargli una risposta e di praticare il cambiamento. Come?
Uscendo dalla comfort zone dei silenzi e introducendosi nelle crepe del sistema, come ne scrive Audre in questo potentissimo libro e come fece negli anni ’80, girando per le università e luoghi di politica e cultura, iniziando i suoi discorsi così: “sono una Donna, Nera, Lesbica e Poetessa”.

Nassi LaRage

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