Ancora ombre di guerra in Medio Oriente

Se ne parla da anni, ma nell’ultimo periodo si fanno sempre più insistenti le voci di un possibile attacco Israeliano all’Iran. Le motivazioni addotte da una delle più grande potenze militari del mondo, Israele, che non ha certo la fama di utilizzare cautela nella gestione dei difficili e continui conflitti con i paesi limitrofi, è quella di sempre: proliferazione nucleare, minaccia di uso di armi nucleari per l’annientamento dello stato Ebraico che, più volte, è stata invocata dal presidente iraniano Ahmadinejad.
Se Israele è senza dubbio uno stato molto forte dal punto di vista tecnologico e militare, l’Iran è una delle più grandi potenze dell’area del Medio Oriente, anch’esso avanzato a livello di tecnologia, armi e ricerca.
Il governo di Ahmadinejad, di cui si è parlato in Europa soprattutto in merito al suo comportamento repressivo e antidemocratico durante le elezioni del 2009, non ha mai nascosto il suo forte contrasto a Israele, e la ferma condanna della sua politica di guerra, sterminio e occupazione nei confronti delle popolazioni arabe al suo interno e circostanti.
La politica iraniana è, d’altronde, fortemente legata agli “equilibri” di paesi come Iraq, Siria e Libano, che stanno vivendo (la Siria in particolare) momenti difficili dal punto di vista politico e sociale: ho chiesto a Michele Giorgio, che da anni scrive di Medio Oriente per Il Manifesto, quali potrebbero essere le conseguenze di quello che mi sembra prospettarsi come un possibile e imminente “scontro tra titani”.

Quali sono gli interessi israeliani nell’attaccare l’Iran?

Molteplici. A mio avviso sono in gran parte legati ad interessi strategici. Un Iran forte, addirittura in possesso di armi atomiche, finirebbe per riequilibrare un quadro regionale ora
sotto il pieno controllo di Israele (unica potenza nucleare in Medio Oriente). Pur non potendolo escludere del tutto, non penso che Ahmadinejad voglia realmente “distruggere Israele”, come
sostiene Netanyahu. Anche un bambino capisce che, dovesse lanciare ordigni atomici contro Israele, l’Iran verrebbe distrutto completamente due minuti dopo (ci sono, si dice, sottomarini israeliani nell’Oceano Indiano pronti a lanciare missili contro l’Iran). L’Iran vuole diventare una grande potenza nell’area del Golfo, di fronte ad avversari storici come l’Arabia Saudita wahabita e le altre petromonarchie, equilibrando allo stesso tempo lo strapotere israeliano. L’ideologia c’entra ma fino ad un certo punto.

Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da molti falsi allarmi rispetto al nucleare iraniano e a un possibile conflitto con Israele. Cosa ne pensi? Credi che l’attacco ora sia possibile o che sia una “tecnica” di minaccia come sfida?

Netanyahu vorrebbe attaccare, lo desidera ardentemente, ma e’ frenato dagli alleati occidentali che temono molto le conseguenze della guerra. Specie in questo momento, con la crisi economica mondiale in atto. L’interruzione delle rotte del petrolio nel Golfo avrebbe effetti devastanti. Ma l’attacco potrebbe scattare ugualmente, specie se dagli Usa arriverà’ il via libera. In ogni caso, come spiegano molti anche in Israele, un eventuale raid aereo ritarderebbe solo di 2-3 anni i programmi iraniani, quindi e’ inutile.

Quali sarebbero le ripercussioni sulla zona medio orientale di un possibile conflitto (Siria, Libano, Palestina)?

E’ evidente che Usa e Israele puntano a spezzare l’alleanza Iran-Siria-Hezbollah. Il crollo di Assad, l’isolamento dell’Iran e il ridimensionamento di Hezbollah, farebbero gli interessi
soprattutto di Israele. Le conseguenze in Palestina sarebbero importanti ma non quanto in Libano. La guerra peraltro si allargherebbe certamente all’Iraq (dove il governo e’ di fatto
alleato di Tehran) e al resto del Golfo.

Come credi che si porrebbero l’Europa e l’Italia? Ci sarebbero paesi che potrebbero invece schierarsi con l’Iran?

L’Europa non ha una posizione unica. In ogni caso nessun paese si schiererà’ con l’Iran in caso di conflitto. Gli stessi russi e cinesi vogliono evitarlo ma certo non intendono farsi coinvolgere. Un punto interrogativo e’ la possibile reazione di Hezbollah, la sua partecipazione non sarebbe automatica.

Cosa potrebbe comportare tutto questo a livello umanitario?

Le conseguenze della guerra sarebbero catastrofiche. Come ha magistralmente scritto qualche giorno fa Manlio Dinucci su Nena News ( http://nena-news.globalist.it/?p=14274 ), la
distruzione della centrale iraniana di Busheir provocherebbe una nube radiottiva in grado di uccidere nel corso degli anni migliaia di persone. Lo stesso varrebbe nel caso in cui i missili
balistici iraniani riuscissero a colpire la centrale atomica di Dimona nel Neghev. Il ministro della difesa Barak da parte sua sminuisce i rischi. Secondo lui in caso di guerra morirebbero
“solo” poche centinaia di civili israeliani.

Com’è il clima a Gerusalemme, dove tu vivi, su questa cosa? C’è paura? E in Iran, hai notizie su come questa cosa venga percepita? Se ne parla?

Sul clima in Iran non ho notizie precise. In Israele la gente ora ne comincia a parlare ma i timori sono ancora limitati, comunque il piano di attacco all’Iran sembra avere il consenso di una porzione consistente della popolazione. Sono contrari invece molti ex capi militari e dell’intelligence. I palestinesi non si curano della cosa, pensano che una eventuale reazione iraniana finirebbe per colpire solo il territorio israeliano e, per motivi religiosi, risparmierebbe Gerusalemme (dove c’e’ la moschea di al Aqsa).

Michele Giorgio, storico collaboratore de Il Manifesto, è anche direttore del progetto Nena News Agency, una redazione sul Vicino Oriente fatta di giovani reporter, esperti di Medio Oriente e giornalisti indipendenti. Il link è http://nena-news.globalist.it.

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