Il discorso di Dall’Oglio all’ONU: il futuro della Siria

Milano in Movimento è lieta di pubblicare la traduzione in italiano del discorso tenuto ieri da Paolo Dall’Oglio presso le Nazioni Unite.

Paolo dall’Oglio è un religioso gesuita residente in Siria, impegnato nel dialogo inter-religioso e fondatore, negli anni 80, del monastero di Mar Musa, a nord di Damasco. Profondo conoscitore della Siria, è stato espulso nel giugno 2012 dopo più di vent’anni.

 

“C’è qualche possibilità di riconciliazione in Siria oggi?

La risposta è chiaramente sì , ma tutti noi siriani dobbiamo lavorare nei nostri cuori per mantenere la riconciliazione come l’obiettivo della nostra azione, sapendo che non c’è riconciliazione possibile senza il perseguimento di una democrazia pluralista e il rispetto dei diritti umani. Queste sono le basi per la costruzione di un’armonia nel futuro, possibile attraverso il riconoscimento dei reciproci valori.

Alcune delle persone che lottano per la rivoluzione siriana sono rimaste sempre non-violente nelle pratiche di resistenza nel corso degli ultimi 17 mesi, e hanno pagato un alto prezzo per la loro fedeltà. Devono tuttavia mantenere il loro impegno non violento al fine di facilitare la riconciliazione nel paese durante il processo di crollo e dopo la caduta del regime di Bashar al Assad.

La riconciliazione è anche parte dell’impegno dell’Esercito Libero Siriano, che hanno chiaramente e ufficialmente fatto appello alla moderazione nel ricorso ad azioni contrarie ai diritti umani, anche per le azioni contro quegli stessi nemici che hanno crudelmente leso la dignità umana del popolo siriano negli ultimi 40 anni, soprattutto negli ultimi mesi terribili, e si troveranno a dover pagare per i crimini commessi. I soldati siriani liberi che si impegnano per il rispetto della dignità umana in tutte le condizioni sono gli eroi che combattono per l’onore di un intero popolo, un intero paese e di tutta l’umanità.

Non c’è contraddizione tra le azioni dell’Esercito Libero Siriano, quelle dei partiti rivoluzionari siriani che sono contro l’uso delle armi e le posizioni di attivisti pacifisti. Tutti loro saranno i protagonisti della futura democrazia pluralista in Siria, che ha bisogno della partecipazione di tutti i cittadini fedeli e sinceri.

E ‘evidente che questo atteggiamento profondo di riconciliazione è difficile e doloroso, soprattutto per coloro che sono direttamente vittime di violenza. La giustizia dovrà essere ristabilita attraverso un processo equo internazionalmente garantito, e non attraverso la vendetta personale. Ognuno è consapevole del fatto che alcuni errori stanno accadendo e dei crimini dovranno essere puniti indipendentemente da chi li perpetua. Naturalmente, nella futura Siria avremo anche bisogno di riabilitare coloro che sono caduti nella pratica di usare la violenza indiscriminata per raggiungere i propri obiettivi.

Per quanto riguarda il ruolo delle minoranze in un futuro della Siria, il Paese è una nazione di minoranze, e tutte le persone indipendentemente dalla fede, etnia o ideologia sono essenziali alla costruzione di una nuova Siria. Bisogna anche lasciarsi alle spalle ogni responsabilità collettiva o colpa per i crimini di questo regime su qualsiasi gruppo, e riconoscere che sia i criminali che le vittime nel corso degli ultimi 40 anni, sono stati appartenenti a tutti i gruppi etnici e religiosi.

Le donne e uomini di una Siria libera, sia all’interno che all’esterno del paese, dovranno promuovere un dialogo “tra siriani” per la riconciliazione. La “ Siria unita” siamo tutti noi, in lotta per una patria per tutti, indipendentemente della nostra appartenenza religiosa, etnica o ideologica. L’unità in armonia è il nostro obiettivo, che si traduce in un progetto di giustizia e di pace per la Nazione araba e la regione del Medio Oriente tutto.

Poiché ci troviamo a New York City, chiediamo alle Nazioni Unite di lavorare fianco a fianco con il popolo siriano nella lotta per la libertà e l’armonia. I soldati delle Nazioni Unite di Paesi non-allineati dovrebbero assumersi la responsabilità diretta della protezione dei civili in pericolo in quelle parti del Paese in cui si verificano massacri e dove il conflitto inter-comunitario è in crescita. Le forze dell’ONU sono necessarie oggi sul campo, insieme con i promotori internazionali di pace disarmati, per separare quei siriani che sono spinti da avversari regionali a uccidersi a vicenda.

Questo approccio rafforzerà il popolo siriano e permetterà loro di ricostruire l’unità della Siria attraverso negoziati e meccanismi di tutela internazionale per tutti i componenti di questa grande civiltà , una nazione che deve essere preservata per il bene del mondo intero.

Possa Allah avere misericordia di tutti noi, così che possiamo mostrare misericordia gli uni agli altri!

New York, 6 agosto 2012”

 

Discorso in lingua originale: http://www.sirialibano.com/siria-2/padre-paolo-parla-alle-nazioni-unite.html

Cosa faceva Paolo dall’Oglio: http://www.popoli.info/EasyNe2/Idee/Attraverso_la_Siria_in_cerca_di_Andrea_rapito.aspx

 

 

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3 risposte a “Il discorso di Dall’Oglio all’ONU: il futuro della Siria”

  1. gabriella GRASSO ha detto:

    Verso una “invasione dolce”? Il lancio di una “guerra umanitaria” contro la Siria
    News – 21/8/2012

    fonte:
    http://www.infopal.it/verso-una-invasione-dolce-il-lancio-di-una-guerra-umanitaria-contro-la-siria/

  2. gabriella grasso ha detto:

    http://www.infopal.it/verso-una-invasione-dolce-il-lancio-di-una-guerra-umanitaria-contro-la-siria/

    Verso una “invasione dolce”? Il lancio di una “guerra umanitaria” contro la Siria
    News – 21/8/2012

    Di Michel Chossudovsky.

  3. Giulia R ha detto:

    grazie Gabriella, molto interessante. Si, gli scenari che si prospettano potrebbero essere questi. C’è da dire pero’ che non sarebbe corretto parlare “solo” della tesi “complottista” dietro alla rivolta siriana. E’ necessario per rispetto di gran parte di quel popolo, riconoscere anche che c’è stata e c’è un movimento vero che chiede la fine di una dittatura. Per come la vedo io, quando si è sconfinati in una guerra vera e propria si, sono quasi sicuramente entrati in gioco attori esterni. Ma una parte della situazione siriana deriva dal desiderio di vivere in un paese più libero, e purtroppo, è molto difficile non comprenderlo e non solidarizzare con esso. E’ vero che dalla cadura di Assad potrebbero approfittare diverse potenze internazionali con mire espansionistiche, ma io non lo trovo un motivo sufficientemente valido per condannare tutto quel popolo alla feroce dittatura alla quale è sottoposto da ormai più di trent’anni.

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