La costante emergenza

Dopo la gravissima siccità che ha colpito la Somalia, il Kenya e l’Etiopia negli ultimi mesi del 2011 (e tuttora in atto), un’altra grave crisi alimentare sta scuotendo i paesi di Mali, Niger, Chad, la Mauritania e parte del Burkina Faso.

Mentre UNICEF lancia appelli di emergenza per la raccolta dei fondi necessari (67 milioni di dollari circa) non si può ignorare come questo problema non sia affatto nuovo per i paesi in questione.

“Perché nel 2012 si muore ancora di fame”? Molte volte mi trovo in difficoltà a rispondere a domande come questa.

Prima di tutto è importante capire che la “fame” è un fenomeno complesso, diverso da contesto a contesto: sarebbe più corretto parlare di difficoltà nella produzione del cibo (sovranità alimentare), di difficoltà all’accesso allo stesso, di impossibilità economiche, prezzi delle materie prime, e soprattutto di malnutrizione. La malnutrizione è quasi sempre dovuta ad alimentazioni non variate e prive di sostanziali elementi nutritivi, colpisce soprattutto i bambini ed è tipicamente causata dalla mancanza di varietà nelle produzioni agricole, o all’assenza di possibilità di acquisto di alimenti che non siano quelli di “base” (come la farina, o il mais, ad esempio).

La “fame” porta malattie (gravi conseguenze per la salute, spesso letali, in particolare nei bambini sotto i due anni), spesso è aggravata da malattie (le malattie diarroiche dovute a un accesso insalubre all’acqua, ad esempio, o la malaria), ma non trovo corretto “trattarla” o parlarne come se fosse un fenomeno epidemico, indipendente da cause umane.

Per combattere davvero la “fame” bisognerebbe fare in primo luogo informazione. Cercare di analizzarne le cause, che vanno dai sistemi marco economici, alla stabilità politica, al ruolo delle organizzazioni internazionali, ai cambiamenti climatici, variabili da paese a paese, da area geografica e geo-politica.

Sarebbe anche utile dare maggiore informazione sul ruolo dei modelli di consumo occidentali, che contribuiscono anche all’imposizione di alcune regole di mercato e di importazione-esportazione di beni, ma anche che impattano profondamente agricoltura, gestione dei territori e delle risorse umane e materiali.

Se c’è una cosa di cui possiamo essere certi è che trattare la “fame” come una continua emergenza (sembra quasi dovuta a calamità naturali!) non funziona: è dimostrato dal fatto che solo nell’ultimo anno abbiamo due gravi crisi nutrizionali in atto che mettono a rischio la vita di migliaia e migliaia di persone.

Gli aiuti umanitari di emergenza (spesso composti da derrate alimentari o alimenti terapeutici per bambini) possono riportare momentaneamente alla normalità i livelli nutrizionali delle popolazioni, ma, senza interventi strutturali e che tengano in considerazione i molti aspetti del fenomeno (economici, agricoli, ambientali, culturali, sociali), non ci potranno mai rappresentare vere possibilità di cambiamento.

 

Per approfondire:

http://www.medicisenzafrontiere.it/cosafacciamo/speciale_malnutrizione/default.asp

http://www.guardian.co.uk/journalismcompetition/malnutrition-the-hidden-crisis

http://it.wfp.org/malnutrizione

 

 

 

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