Gli elicotteri italiani che hanno massacrato i civili ad Afrin

E’ passato quasi un anno dall’inizio dell’offensiva turca contro Afrin.
Un operazione di genocidio fisico e militare che ha provocato oltre 1000 morti, più di 160mila sfollati ed uno strascico di terrore e crimini contro l’umanità che va avanti senza sosta dal Marzo 2018, quando l’area di Afrin è stata definitivamente occupata.
Più volte, anche da questa pagina, abbiamo denunciato la connivenza e responsabilità del governo italiano, in particolare nel fornire (vendere) mezzi militari alla Turchia di Erdogan, poi usati per bombare donne, uomini e bambini.
Il media center dello YPG filmò (qui https://youtu.be/t_XSG6Xihhs) un elicottero T129 ATAK, prodotto da Leonardo Finmeccanica, impegnato in bombardamenti durante l’operazione di Afrin.

Oggi, grazie ad un lavoro importante fatto da Bellingcat, Report Italian Arms (progetto che monitora la vendita di armi italiane all’estero), Lighthouse reports e Thomas Mulder, possiamo affermare con assoluta certezza (non che ci fossero molti dubbi) che quell’elicottero è stato utilizzato per bombardare aree civili.
Attraverso i video a disposizione è stata geolocalizzata l’aerea in questione (qui https://bit.ly/2LyuM0w) e conferma che quell’elicottero sparava su villaggi con presenza di civili nei pressi di Rajo. Almeno un altro video ha confermato un altro attacco portato sui arei civili dall’elicottero T129 ATAK nei pressi Ma‘mal Ūshāgh (qui https://bit.ly/2Bxwuuj)
A partire dal 2008 e sicuramente fino al 2017, l’Italia ha venduto 10 elicotteri T129 ATAK alla Turchia per un totale di 380 milioni di euro (qui https://bit.ly/2QIepE5).
Inoltre piloti italiani hanno direttamente addestrato quelli turchi all’utilizzo dell’elicottero.

Le responsabilità italiane nel massacro di Afrin sono davvero gigantesche e presto le armi italiane potrebbero essere utilizzate nuovamente nell’operazione di invasione del Rojava.

GUARDA VIDEO QUI:
https://www.youtube.com/watch?time_continue=51&v=Qd4JecyGrdQ

Di Luigi D’Alife autore del documentario Binxêt – Sotto il confine

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